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 2015  maggio 13 Mercoledì calendario

HO LA FAMIGLIA CHE SOGNAVO


[Michelle Hunziker]

Milano, maggio
«Mi alzo verso le 6 e allatto Celeste, alle 7 si sveglia Sole che vuole il biberon, ma solo in braccio a me o al papà. Mezz’ora dopo scoppia il finimondo: arriva la tata, abbaia il cane, Tomaso è pronto per uscire ma spesso cerca qualcosa che non trova, Aurora si prepara, io mi divido tra le due piccole urlanti, da lavare e cambiare...». Benvenuti in casa Hunziker-Trussardi, tre figlie, un cane, due tate, un tot di amici che vanno e vengono, il nuovo fidanzato di Aurora e un fitto via vai di nonne.
«Questa baraonda è esattamente quella che sognavo quando ero sola e speravo di ricostruire una famiglia. Per me è una benedizione», dice Michelle con quel suo sorriso che quasi fa luce. E questa volta illumina un viso più pieno: un po’ è merito della recente maternità, un po’ è il volto di chi è in stato di grazia.

Michelle, sembra un’altra persona. Sorriso a parte, è il ritratto della felicità.
«È così. Ora ho tutto quello che desideravo e che nella vita per me è importante. Ho passato anni complicati, per tanto tempo ho macinato lavoro e stretto i denti perché volevo farcela, ora mi beo delle mie bambine, dell’amore di Tomaso, del lavoro che posso scegliere con cura... Sono felice».

Hai avuto accanto uomini belli e importanti. Corteggiatori determinati. Eppure per anni è rimasta sola o ha vissuto storie finite in nulla. Nel 2011, prima di incontrare Tomaso, disse: «Ci spero ancora nell’amore ma ho imparato a non aspettarmi niente. Le aspettative portano delusione». Erano parole amare.
«È vero, ho incontrato Tomaso nel momento in cui avevo smesso di aspettare l’amore. Desideravo una famiglia da quando ero ragazzina, sono sempre stata molto mamma perché adoro i bambini ma quel sogno si è fatto aspettare parecchio e in mezzo c’è stata qualche caduta».
Con Tomaso ce l’ha fatta. Nel giro di tre anni avete avuto due figlie e vi siete sposati. Cos’ha lui di così speciale?
«È semplice: Tomaso mi ama profondamente e me lo ha dimostrato. Lui da subito ha pensato a noi proiettati nel futuro. Ero io, semmai, che non riuscivo a crederci. E lui col suo amore e la sua determinazione mi ha aiutata a cambiare. Accanto a Tomaso mi sono resa conto che desideravo un uomo ma non ero capace di fargli posto: decidevo tutto da sola, da mia figlia alle vacanze, al lavoro... tutto. Sin da piccola ho desiderato in modo maniacale essere indipendente e quindi non ho mai permesso, per esempio, che un uomo pagasse per me qualcosa in più di una cena. Io non ho mai chiesto aiuto neanche ai miei genitori, anche perché mio padre aveva delle difficoltà economiche e quindi sono cresciuta giurando a me stessa che non avrei mai avuto un euro di debito, a costo di non mangiare. E così è stato».
La dolce ragazza bionda e sorridente, in realtà, è un “marines”.
«Lo ero. E ho fatto molti pasticci per questo. Alcune relazioni si sono frantumate proprio perché chi mi stava accanto non poteva condividere con me alcuna decisione importante. Tomaso è stato forte, pieno d’amore e pazienza. Un giorno mi ha detto: “Michelle, io ti amo e per te ci sono. Voglio sposarti, voglio dei figli, voglio essere un riferimento anche per Aurora ma tu devi farmi posto, devi imparare a fidarti e a condividere, dammi una possibilità, smettila di fare l’uomo e di fare tutto da sola. Mi viene ancora da piangere mentre lo racconto perché era il discorso che speravo di sentirmi fare. Per la prima volta nella mia vita ho sentito che non ero più sola e ho smesso di fare il soldatino». (E le spuntano i lucciconi negli occhi, ndr).
È vero che volete un altro figlio? Che sognate il maschietto?
«È vero. Non subito però perché voglio godermi le mie due piccoline e questa nuova fase di Aurora».
Come ha fatto a dimagrire subito dopo il parto?
«Con Sole è successo e basta, non lo so nemmeno io come ho fatto. Però ero stata attenta in gravidanza e avevo messo su solo 13 chili. Con Celeste mi sono lasciata andare perché me la volevo godere e ho preso 18 chili. Infatti ne ho ancora addosso 3/4 da smaltire. Però non voglio più essere magra come prima, Tomaso mi ha convinta che sto meglio con un paio di chili in più. Allatterò ancora qualche settimana e poi farò una dieta tranquilla e riprenderò a fare sport. Nel frattempo ogni mattina faccio un’ora di pilates a casa, da sola, ma solo per tonificare e perché mi fa stare bene».
Come se la cava papà Tomaso?
«È un grande papà. Adesso è pieno di orgoglio perché la mattina Sole si attacca alla sua gamba e vuole andare in ufficio con lui. Ogni tanto la porta davvero e dopo un paio d’ore io vado a riprenderla. Lei è felicissima perché adora mettere sottosopra la scrivania del suo papà».
È una mamma diversa rispetto a quando ha avuto Aurora?
«Ho un’altra maturità ma sono la stessa persona: da mio papà ho ereditato un grande amore per i bimbi e quindi adoro giocare, faccio cavolate da asilo e attiro i piccolini come una calamita. Aurora era gelosissima».
Ha tanto desiderato questa bella famiglia: ora se la gode o torna a fare la donna di spettacolo?
«Con Mediaset sto parlando di nuovi progetti, ho tanta voglia di novità. E in queste settimane riprendo a lavorare in Germania dove ho due programmi. Devo stare via due giorni e già sento la tristezza di lasciare le mie piccole. Ho sempre fatto molta fatica a separarmi ma voglio tener duro perché sono una donna abituata a galoppare, non sarei più io se non lavorassi. Mi fa soffrire sapere che mi perderò attimi irripetibili della crescita delle bambine ma devo farcela perché per il mio lavoro ho combattuto tanto, è una parte di me. Tomaso mi capisce: quando gli mando dei video delle bimbe che fanno una cosa nuova, lui mi chiama e mi dice “Beata te che sei lì a vederle dal vivo”. Credo che sia così un po’ per tutti i genitori».
Aurora ha 18 anni e per la prima volta è innamorata. Come lo vive?
«Sono felice per lei, è maturata molto da quando ha il fidanzato. Però ha ancora bisogno di me: è nella fase delle grandi decisioni, parliamo tanto del suo futuro».
Insieme all’avvocato Giulia Bongiorno, con cui ha fondato Doppia Difesa, sta lavorando a un nuovo progetto in favore dei bambini. Ce ne parla?
«È un progetto a cui tengo tantissimo. Attraverso Doppia Difesa riceviamo moltissime richieste di aiuto di padri e madri che non riescono più a vedere il figlio dopo la separazione. Purtroppo non c’è ancora una legge che tuteli il genitore e il bambino a cui viene impedito di avere un rapporto sereno e continuativo. Spesso i figli vengono strumentalizzati, succede che un genitore parli male dell’altro e faccia una pressione psicologica così violenta, che il figlio non vuole più incontrare il papà o la mamma. Ecco, questo comportamento che è a tutti gli effetti un abuso psicologico, vogliamo che diventi un reato. Il nostro obiettivo è tutelare i bimbi dalle guerre dei genitori perché troppo spesso vengono usati come un’arma o come materia di scambio».
Perché le sta così a cuore il destino dei bambini figli di separati? C’è un motivo particolare?
«Io sono figlia di separati. Mio padre è morto quando avevo 24 anni e sino all’ultimo giorno della sua vita, in cuor mio ho sperato che i miei tornassero insieme e ho provato a riavvicinarli. So quanta sofferenza prova un bimbo: quando una famiglia si sfascia, tu gli porti via il suo sogno di amore e unità. Questo progetto mi sta a cuore perché a un certo punto io mio padre non l’ho più visto e ho sofferto così tanto che per cinque anni non gli ho più parlato. Allora nessuno mi aiutò a capire che cosa stava succedendo: mio papà mi ha sempre amato molto ma soffriva di alcolismo e così accadeva che il weekend che dovevo stare con lui, io mi preparavo, scendevo e lo aspettavo davanti a casa per ore ma lui non arrivava perché si dimenticava di venirmi a prendere. Ecco perché io ho nel cuore il dolore dei bambini che soffrono a causa degli adulti».
Con Eros dopo la separazione avete avuto un periodo complicato. Poi, però, vi siete fatti aiutare. E stato utile?
«Io ed Eros abbiamo avuto delle difficoltà come ogni coppia che si separa ma ci siamo sempre sentiti sei volte al giorno per Aurora e abbiamo sempre abitato a 300 metri l’uno dall’altra per poterle stare vicini entrambi. In quegli anni, però, io ho vissuto un periodo di grande fragilità che mi ha indotto a fare scelte sbagliate. Quando me ne sono resa conto, ho deciso di farmi aiutare e ho intrapreso un percorso psicologico. In Italia è ancora un tabù andare dallo psicologo, invece è un grande aiuto per evolversi. Dopo quel passo, decisi di iniziare un cammino insieme ad Eros perché entrambi soffrivamo tanto e non riuscivamo a comunicare. È stata una scelta importante e bellissima perché ci ha insegnato a prenderci per mano come genitori e a lavorare insieme per il bene di Aurora. È un percorso che consiglierei a tutte le coppie che si separano: una figura imparziale che ti aiuta a ricostruire un rapporto, a capire il dolore dell’altro e a rielaborare la rabbia, può fare la differenza per i genitori e per i figli. In molti comuni esiste un servizio di Mediazione familiare».
Cristina Rogledi