Corriere della sEra, 13 maggio 2015
Un superjet, un isolotto alle Maldive o la villa di Citizen Kane. Massimo Sideri fa due conti per capire cosa si può comprare al prezzo di un Picasso
A New York da Christie’s il martedì può accadere anche questo: il capolavoro di Pablo Picasso «Les femmes d’Alger (Version O)» è stato venduto in 12 minuti a 179,365 milioni di dollari. Picasso è tornato a essere il pittore più costoso al mondo per quanto riguarda le opere battute in un’asta, una posizione che aveva perso quando il 12 novembre del 2013 il dipinto «Tre studi di Lucian Freud» di Francis Bacon era stato venduto per 142,4 milioni di dollari. Per essere precisi il quadro è costato «solo» 160 milioni, i restanti 19,365 sono diritti d’asta (nel ‘97 lo stesso dipinto era stato venduto alla stessa asta di Christie’s per 28 milioni, diritti esclusi). Chi ha venduto ha fatto un affare. Il primo problema per chi volesse acquistare è sicuramente avere la disponibilità dei 179 milioni e spiccioli. Il secondo, ipotizziamo per sfizio, può essere come investirli diversamente. Per esempio comprando un Boeing 767-300 (non ci crederete ma sul sito dell’azienda c’è tanto di listino prezzi: 191 milioni). A dire la verità non ci si potrebbe nemmeno permettere un Boeing 747 perché schizziamo già sopra i 368 milioni. Per chi stesse poi vagheggiando di comprarsi qualche Paese sappiate che ci vogliono diversi miliardi anche per coprire il Prodotto interno lordo del povero Burkina Faso. Altre grandezze. Con questo budget non si compra nemmeno l’isola Lanai dell’arcipelago delle Hawaii: 364 km quadrati il cui 98% è stato acquistato nel 2012 dal fondatore di Oracle, Larry Ellison, per 300 milioni. Mark Zuckerberg, al secolo Mr Facebook, ha voluto «risparmiare» e per 100 milioni ha preso solo un pezzo dell’isola Kanai’s (fa quasi la figura del tirchio). Opzione per ricchi poveri: con pochi milioni si può affittare un’isolotto delle Maldive per 99 anni. Per 165 milioni si potrebbe infine puntare anche alla dimora principesca di William Randolph Hearst, eccentrico editore miliardario che aveva ispirato a Orson Wells il capolavoro Citizen Kane (Quarto potere). Magari per togliersi lo sfizio di guardare lo stesso film nell’annesso cinema privato. Brutto scoprire che sulla carta non sembra nemmeno così difficile spendere 179 milioni (nella foto Ap il quadro).