
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Formigoni è effettivamente indagato, fin dal 14 giugno, dalla Procura di Milano per i suoi presunti traffici con Antonio Simone e Pierluigi Daccò, gente che, secondo quello che pensano i magistrati inquirenti, lo pagava in prestazioni o in benefit o con provviste in nero e che veniva compensata con delibere favorevoli per decine di milioni che andavano agli istituti amici. È necessario sottolineare le parole «presunti traffici» e «quello che pensano i magistrati inquirenti». Gli imputati si proclamano innocenti, a cominciare da Formigoni. Nessuno ha diritto di considerarli colpevoli – qualunque idea personale si sia fatta – prima di una sentenza. Tanto più che anche in questo caso, come in troppi altri, a una ricostruzione generale indubbiamente seducente, mancano informazioni dettagliate su luoghi, date, numeri di conto corrente e circostanze dello scambio corruttivo. C’è anche la questione di una custodia cautelare, relativamente a Simone e a Daccò, difficile da giustificare. I due, se liberati, scapperebbero? Ricomincerebbero a corrompere? Inquinerebbero prove che ormai dovrebbero essere ben chiuse nelle cassaforti della Procura? Andiamo, via…
• Lei è troppo innocentista, e mi meraviglio perché chiaramente Formigoni è un gran furbone.
Io non sono affatto innocentista e provo per Formigoni un’antipatia quasi viscerale. Mi auguro che personaggi come lui la smettano di far politica e che la classe dirigente futura sia formata da altri tipi umani. Le partite processuali, dove sono in gioco le vite delle persone, vanno giocate diversamente. I magistrati, avendo ogni potere, sono portatori di una responsabilità alitissima. Il fatto che si mettano contro un altro potere, magari odioso, non li esime da un comportamento inapuntabile. Ho in mente il meraviglioso racconto di Herman Melville intitolato Billy Budd in cui un uomo giusto uccide un uomo ingiusto e il magistrato – cioè il capitano della nave – è costretto ad applicare la legge inorridendo e facendo inorridire l’equipaggio. Vale anche a parti invertite: la necessità di difendere un potente, forse addirittura un uomo cattivo, se accusato non correttamente.
• Bene. Riassumiamo l’accusa.
Formigoni è indagato per corruzione con l’aggravante della transnazionalità (avrebbe adoperato, per le sue presunte attività illecite, dei conti svizzeri). L’inchiesta è nata a margine dell’indagine sul crac del San Raffaele di don Verzè. Formigoni avrebbe fatto passare 15 delibere regionali grazie alle quali la Fondazione Maugeri ha incassato 200 milioni l’anno per dieci anni e in cambio avrebbe avuto «utilità», cioè favori, valutabili in otto milioni e mezzo di euro. In queste utilità ci sono, come abbiamo già raccontato altre volte, vacanze ai Caraibi, uso di yacht e l’acquisto di un immobile in Sardegna che Formigoni definisce malamente “casetta”, ma che è in realtà una villa, pagata tre milioni e che secondo i giudici ne vale sette.
• Che dice Formigoni?
Fomigoni nega tutto. Ha convocato una conferenza stampa. «Ho letto le carte. E a una seconda lettura mi sono detto: tutto qui? Qual è l’atto corruttivo? Dov’è la corruzione? Io non l’ho trovata». Se l’è poi presa con i giornalisti: «Esprimo le mie più vive congratulazioni alla maggioranza di voi per l’equilibrio con cui è stata trattata la notizia relativa a rinvio al giudizio del presidente della Puglia, Nichi Vendola (in realtà si tratta di una richiesta di rinvio a giudizio - ndr). Nessun quotidiano ha riportato la notizia in prima pagina. Alcuni di voi sono stati degni gazzettieri dei magistrati». Su questo punto è difficile dargli torto: Formigoni assomiglia al politico cattivo dei film, Nichi Vendola – così colto – per niente. Uno poi è di destra, quindi tendenzialmente malvagio, l’altro di sinistra, quindi naturalmente virtuoso. Questi stereotipi, purtroppo, funzionano anche con noi pennivendoli.
• Lei invece ha lo stereotipo del magistrato pasticcione.
Simone è in custodia cautelare, in San Vittore, dal 13 aprile. Daccò è dentro dal 15 novembre. Simone scrive quasi tutti i giorni sul sito di “Tempi” frasi come questa: «Sono in carcere perché ai pm non dico “tutto”, cioè non confermo le loro ipotesi accusatorie. Se accusassi Formigoni o Lucchina e altri funzionari della sanità potrei andare a casa». I giudici stanno per caso tenendo in cella delle persone per esasperarle e costringerle a parlare? Se è così, sono metodi che non si possono ammetere.
• Formigoni aveva detto che, se indagato, si sarebbe dimesso.
Ieri ha detto di no. Sostiene che al processo vincerà 12 a 0. Il Pd vuole le elezioni anticipate, ma la Lega lo sostiene («non crediamo alla verosimiglianza, ma alla verità»).
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 26 luglio 2012]