Lisa Armstrong, Panorama 26/7/2012, 26 luglio 2012
INTERVISTA DONATELLA VERSACE
Con Donatella Versace la moda giorno non è mai banale. Sinuosa, voluttuosa, non perde occasione per mettere in mostra quella sua pelle tirata ed esageratamente abbronzata: una vera e propria sfida impavida agli elementi. Al nostro appuntamento, in una giornata opaca, Donatella si presenta indossando un abito estivo aderente in seta stampata con una sola spallina che mette splendidamente in risalto il suo minuscolo vitino e i suoi fianchi da ragazzina. A 57 anni ha un aspetto sorprendente. «Come faccio a mantenermi giovane?» gorgoglia con un accento del Sud così marcato che ogni tanto avrebbe bisogno dei sottotitoli. «Non l’ha sentito dire? La notte dormo in freezer!». Le persone che conoscono Donatella Versace solo attraverso le foto che compaiono sui giornali a volte sviluppano una forte antipatia nei confronti del suo stile. Ma basta conoscerla anche solo un po’ per comprendere che il 70 per cento della sua corazza – le extension biondissime lunghe fino alla vita, le ciglia finte, i ritocchi al botulino («Solo in viso, non sul corpo; quello è il risultato di un duro lavoro») e le sue temibili esternazioni – è una facciata che ha coltivato fin da quando, a 11 anni, suo fratello maggiore Gianni la convinse a ossigenarsi i capelli. Il resto è humour e autoironia. Non per nulla è una grande amica di Miuccia Prada, icona intellettuale nel mondo della moda. Saranno in molti a stupirsi di questa amicizia, ipotizzo. «Sono io a rimanerne stupita» replica. Si sono incontrate per la prima volta a Milano «in occasione di qualche evento, non ricordo dove. Ho fatto una battuta e lei ha iniziato a ridere e poi mi ha detto: “Andiamo a prenderci un panino che stiamo morendo di fame”, e così ce la siamo squagliata. Quando siamo insieme non facciamo altro che parlare, parlare, parlare. È così stimolante... Ci prendiamo in giro e ci insegniamo a vicenda. Lei dice: “Non riuscirei mai a creare degli abiti sexy, ma mi piacciono da morire”. E io ribatto: beh, io adoro le cose che fai tu». Di recente Miuccia Prada mi ha detto con tono demoralizzato che in Italia il femminismo è morto. Donatella è d’accordo? «Il femminismo è morto in tutto il mondo. Appartiene a un’altra epoca. Io sono femminista, voglio combattere, ma non vedo molte persone che abbiano lo stesso desiderio di lottare per qualcosa. Le donne non si aiutano fra loro, soprattutto nell’ambiente della moda. Io conosco Miuccia, ma è tutto. Nessun’altra». Essere all’altezza delle aspettative e dell’eredità di Gianni, ucciso davanti alla sua villa di Miami nel 1997, non è stato facile. È in parte per questo motivo che si butta in cose estreme, dal fare uso di droghe e passare da una festa all’altra del passato alla mania del fitness di oggi. «Ha ragione» afferma «sono sempre stata dura con me stessa. E lo sono ancora. Per essere responsabili occorre avere una certa disciplina nella propria vita. Per un certo periodo l’ho persa, ma ora l’ho riconquistata. Forse anche un po’ troppo... Sono talmente disciplinata, sono incorreggibilmente precisa. Che cosa mi è accaduto?». Per Donatella disciplina significa allenarsi quattro volte alla settimana («Non all’aria aperta, non voglio fingere di essere una ragazza di campagna») piuttosto che smettere di fumare. Ha ridotto il numero delle sigarette: solo un pacchetto al giorno, per il quale ha creato una custodia speciale che le evita di avere continuamente sotto gli occhi i messaggi di avvertimento sui danni alla salute causati dal fumo. Fin qui una Donatella come ce la saremmo aspettata. Meno prevedibilmente, dichiara di avere una passione per le biografie storiche: al momento sta leggendo un libro sulla regina Vittoria. Ha provato a leggere il best-seller Cinquanta sfumature di Grigio, ma non è riuscita a finirlo perché, afferma, è scritto troppo male. Stupisce il fatto che in realtà sia piuttosto «all’antica», in particolare per quanto riguarda l’educazione dei suoi figli. «Per un certo periodo penso di essere stata troppo rigida e autoritaria» riconosce. «Avevo un atteggiamento soffocante nei loro confronti». I risultati sono stati comunque positivi. La figlia Allegra, 26 anni, che ha ereditato il 50 per cento della società ed è entrata nell’azienda di famiglia dove ora conduce ricerche sui tessuti, dopo avere precedentemente rifiutato di farne parte per tentare la carriera di attrice. «La sua concentrazione e determinazione mi hanno sorpresa» afferma la madre. Daniel, il figlio che ora ha 23 anni, è un musicista rock e vive a Londra. «In questo momento è sempre chiuso nello studio di registrazione, ma non mi permette mai di ascoltare. Tiene molto alla propria privacy e non vuole essere additato come mio figlio. Non che invece Allegra mi dia ascolto. Nessuno dei miei due figli mi dà ascolto» sospira, ma con aria serena. Dopo gli anni tumultuosi che sono seguiti all’assassinio di Gianni Versace, la famiglia si è ricompattata, con Donatella al centro. È addirittura riuscita a raggiungere un rapporto amichevole con il padre dei suoi figli, l’ex marito Paul Beck che ora vive negli Stati Uniti. In compenso frequenta meno l’altro fratello, Santo, che in passato aveva gestito il patrimonio finanziario di Versace. «Si è dato alla politica» ricorda arricciando il naso. «Abbiamo opinioni diverse». L’uscita di Santo è stato lo spunto per cambiamenti radicali, proprio nel momento in cui il marchio sembrava avere toccato il fondo. Donatella riconosce ai membri della nuova squadra il merito di avere rovesciato le sorti dell’azienda. Sono arrivati dopo un decennio nero in cui le vendite erano colate a picco, la credibilità in ambito creativo stava vacillando ed erano stati costretti a vendere alcuni dei prestigiosi palazzi e delle opere d’arte che facevano parte della loro ricca collezione. I passi intrapresi sono stati dolorosi, però i drastici tagli alle spese hanno permesso all’azienda di raggiungere una situazione di stabilità e a poco a poco Donatella è riemersa dalla cappa tossica di insicurezza ed edonismo in cui era sprofondata. «Il problema era che Gianni era un genio, e per un certo tempo ho lottato per trovare la mia strada». Strano a dirsi, i due eventi che hanno dato nuovo impulso sono stati le sue recenti collaborazioni con Lady Gaga e con la catena di negozi H&M. La prima aveva personalmente richiesto di essere vestita da Donatella. «Ci siamo messe a sfogliare gli archivi e lei è rimasta senza parole; poi ho disegnato alcuni capi per lei ed è impazzita». Il collegamento con H&M è stato ancora più decisivo e si è concretizzato nel massimo status symbol per qualsiasi marchio che vanti una posizione dominante: lunghe code che si snodano davanti ai negozi di tutto il mondo. Donatella era sotto shock, tanto che prima di avventurarsi fuori spedì uno dei suoi pr a fare delle foto per avere prove concrete del successo. Non che non avesse messo tutta se stessa nella collezione. «H&M è stata fantastica. Hanno accettato qualunque cosa io chiedessi, dal packaging ai materiali metallizzati e alle stampe, e hanno realizzato tutto in modo eccellente. Persino io, da lontano, mi chiedevo: è l’originale?». Naturalmente la H&M ha procurato anche la Maserati sulla quale Donatella è arrivata rombando al negozio di Regents street a Londra il giorno del lancio, per la delizia dei suoi fan. «C’erano quindicenni che mi chiedevano di scattare foto con loro. È a quel punto che mi sono resa conto che questo marchio significa ancora qualcosa. So che suona stupido, ma prima di quel momento non ne ero più così sicura». Ora Donatella è sulla cresta dell’onda, come dimostra la linea di alta moda Atelier Versace, che ha rilanciato: la sfilata tenuta a Parigi è tornata, per la prima volta dalla morte di Gianni, al Ritz. È un’ulteriore prova della rinascita di Donatella. «Dopo la morte di Gianni, tutti questi esperti continuavano a dirmi quali generi sarebbero andati e quali no. Dopo un po’ di tempo mi sono resa conto che non lo sa nessuno. Gianni diceva sempre che bisogna seguire il proprio istinto. Non esisteva nulla di sicuro con Gianni. Mi ripeteva continuamente che non si deve avere paura di nulla». La cosa bizzarra è che era Donatella a incoraggiare Gianni a essere audace. «Continuavo a spingerlo affinché fosse più temerario» ricorda ridendo. E chi spinge lei? «Ho questa squadra di giovani. Uno dei miei designer è una minimalista, tutto il contrario di me. Gonne lunghe e nere, tutto così... Fantastico! E poi ci sono Christopher e Tammy». Si riferisce a Christopher Kane, il talentuoso scozzese che ha ingaggiato per le creazioni di Versus, la linea che originariamente suo fratello aveva affidato alla sua supervisione, e dell’intraprendente sorella e socia d’affari di Kane. In un certo senso il rapporto tra i fratelli Kane rispecchia quello che esisteva tra lei e Gianni. «La famiglia...» dice. «Fai quello che puoi per loro. Ma non ascoltano. Se lo facessero, quel che vorrei dire loro è che le cose più importanti nella vita sono la forza, la determinazione, la lealtà e la capacità di non arrendersi mai. Bisogna lottare per avere qualsiasi cosa».