Guido Fontanelli, Panorama 26/7/2012, 26 luglio 2012
E SE ARRIVASSE ANCHE QUI UN TAXI PIÙ BELLO CHE CHIAMI E PAGHI CON UN’APP?
Gli americani, abituati nelle grandi città a taxi poco confortevoli, l’hanno accolta come un’idea geniale: sfiori un’icona sul tuo telefonino, indichi sulla mappa dove ti trovi e nel giro di pochi minuti viene a prenderti una bella vettura con un autista tutto per te. Le tariffe sono più alte rispetto ai normali taxi, ma neanche troppo: un percorso standard all’interno di Manhattan oscilla tra 19 e 43 dollari, il viaggio fino all’aeroporto Jfk costa 85 dollari. Arrivato a destinazione, un messaggio ti informa che il pagamento della corsa è stato addebitato direttamente sulla carta di credito e niente, neppure una mancia, è dovuto all’autista. Ma il servizio proposto dalla Uber di San Francisco in varie città Usa, e offerto ora anche a Londra e Parigi, si è scontrato con la municipalità di Washington, che ha tentato di imporre un limite minimo di tariffa per non disturbare la lobby dei tassisti. Tentativo fallito dopo le proteste degli utenti.
«Questo dimostra che nei sistemi democratici la ricerca del consenso pesa sulle scelte politiche, che vengono condizionate da gruppi di interesse come quello dei taxi. E per questo esistono le autorità come l’Antitrust» sostiene il presidente Giovannni Pitruzzella. «In Italia, per esempio, un’amministrazione comunale non potrebbe imporre una tariffa diversa per un nuovo entrante, sarebbe illegale». Semmai, aggiunge il presidente dell’Antitrust, in Italia la Uber si scontrerebbe con il problema del numero limitato di licenze a disposizione. E qui avrebbe ben poche chance. «Ma l’idea della Uber di usare le applicazioni per offrire un nuovo servizio ai consumatori mi sembra molto interessante. Potrebbe essere usata in altri campi, per informare dove si trova il benzinaio più economico, per esempio. E sono convinto che gli italiani siano pronti per innovazioni di questo genere».
Guido Fontanelli