Marco Travaglio, il Fatto Quotidiano 26/7/2012, 26 luglio 2012
Paghi uno prendi due – Oddio, c’è il processo alla trattativa e non so cosa mettermi: è l’atteggiamento dominante dei giornali alla notizia delle richieste di rinvio a giudizio per la trattativa Stato-mafia
Paghi uno prendi due – Oddio, c’è il processo alla trattativa e non so cosa mettermi: è l’atteggiamento dominante dei giornali alla notizia delle richieste di rinvio a giudizio per la trattativa Stato-mafia. Libero si affida alla sapiente penna del mèchato, che su carta è anche peggio che in tv. Parla di “trattativa fatta non si sa da chi e per ottenere cosa”: per rispondere potrebbe leggere le richieste della Procura, fitte di nomi e moventi, ma è troppa fatica. Meglio invocare “una commissione d’inchiesta per scoprire le responsabilità di chi i veri colpevoli non li ha scovati”. E lui sa già chi sono. Tenetevi forte: “una dozzina di pm e una trentina di giudici” siciliani che han “buttato 20 anni nel cesso”. Ecco: i depistaggi su via D’Amelio e trattativa non sono colpa dei poliziotti che costruirono il falso pentito Scarantino, ma dei magistrati. Fortuna che poi è arrivato Spatuzza con l’“autoaccusa riscontratissima” (da chi? dai pm colpevoli, naturalmente). Che però non è più riscontratissima quando parla di B. e Dell’Utri: lì Spatuzza è stato “ridicolizzato dai fratelli Graviano”, due boss stragisti che negano di essere mafiosi e persino che esista la mafia. Meno male che ai tempi di Falcone il mèchato andava all’asilo, altrimenti avrebbe scritto che Michele Greco e Pippo Calò avevano ridicolizzato Buscetta. La Stampa titola sul “teorema della Procura” e vaneggia di Andreotti “assolto”. Strepitose le acrobazie dell’Unità: “Trattativa Stato-mafia: ‘Berlusconi al centro’”, “Da Lima per arrivare al Cav”. Purtroppo i pm dicono ben altro: la trattativa parte nel ’92 col Ros, sotto i governi Andreotti e Amato; e prosegue nel ’93 col governo Ciampi, quando Conso revoca il 41-bis a 334 mafiosi, mentre il ministro dell’Interno Mancino non sa, non vede e non sente (anche se Martelli dice di averlo avvertito dei colloqui Ros-Ciancimino e lui stesso ammette che un cronista lo informò dei boss usciti dal 41-bis). Insomma “da Lima al Cav” c’è di mezzo il biennio del centrosinistra. Sempre sull’Unità, Marcella Ciarnelli comunica: “Il Quirinale fuori dai sospetti, infangato senza motivo. Di Pietro e Travaglio a testa bassa, ma le telefonate di Napolitano non hanno valore”. Forse sa cose che noi non sappiamo: pare che si aspettasse il coinvolgimento di Napolitano; poi scopre che non è nella lista degli imputati; tira un sospiro e se la prende con la “campagna di attacchi politici e giornalistici” che “ha volutamente ignorato il sostegno del Presidente a quanti impegnati nelle indagini” (trascinandoli alla Consulta). Ergo “non c’è stata nessuna iniziativa che abbia potuto fermare la determinazione dei magistrati... i 12 rinvii a giudizio (sarebbero solo richieste, ma fa lo stesso, ndr) dimostrano che la giustizia sta facendo il suo corso”. Pare di rileggere Scalfari quando elogia Napolitano perché – bontà sua – “ha confermato che le indagini della Procura di Palermo possono e debbono proseguire”. Come se il Presidente fosse il Re Sole e potesse decidere quali indagini devono proseguire e quali no. Massima solidarietà, infine, a Polito el Drito, chiamato dal Corriere a un’impresa sproporzionata alle sue possibilità: un editoriale sulla trattativa, di cui non sa una mazza. Infatti è sgomento per l’accusa di violenza o minaccia allo Stato, “reato pesante ma inusitato, nel senso che non se ne ricordano molti altri usi”. In effetti sono più frequenti i processi per spaccio e furto d’auto, anche perché non tutti i criminali possono permettersi di trattare con la mafia per conto dello Stato ed è piuttosto raro, soprattutto all’estero, uno Stato che tratta con la mafia. Ma il nostro esperto è atterrito anche perché il processo rischia di dare ragione “ai fautori della teoria del ‘doppio Stato’, dall’esistenza di uno Stato criminale incistato nello Stato legale”. Teoria a suo tempo demolita anche da Napolitano. Non s’accorgono, Napolitano e Polito, che il doppio Stato conviene a tutti. Perché, se si scoprisse che di Stato ce n’è uno solo, avremmo la certezza è quello sbagliato. Marco Travaglio