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 2012  luglio 26 Giovedì calendario

Tutte le contraddizioni di Formigoni il governatore incapace di dare risposte MILANO — «Scusi, ma chi è lei che fa questa domanda?»

Tutte le contraddizioni di Formigoni il governatore incapace di dare risposte MILANO — «Scusi, ma chi è lei che fa questa domanda?». Un furibondo Roberto Formigoni si rivolgeva così al collega di Repubblica, il quale cercava una minima ricevuta sulle feste di Capodanno: «Allora, se non ha un incarico, vale la parola del presidente». Ma è proprio «la parola del presidente» che diventa oggi il punto centrale di un fascicolo per corruzione. A fare le domande al presidente saranno i pubblici ministeri milanesi. E se sino a ieri Formigoni ha fornito tante «non risposte» a una lista di domande legittime per qualsiasi uomo pubblico, adesso come si comporterà davanti a chi gli contesta di aver «guadagnato», o «non pagato», quasi nove milioni di euro tra vacanze, barche e regali? Il futuro verbale ha almeno cinque questioni aperte. 1. Presidente Formigoni, siccome la corruzione non sta soltanto nell’accettare buste di denaro, ma anche nel risparmio colossale per l’acquisto della villa in Sardegna, oppure nelle vacanze caraibiche e in vela senza sborsare soldi, lei è certo di non aver avuto «utilità» dai due faccendieri? «Nessun problema, nessuna irregolarità, ma soprattutto nessuna regalia. Non ho mai ricevuto neppure un euro da nessuno», ha ripetuto Formigoni. Aggiungendo: «Non è stato sottratto un euro di denaro pubblico». E «se qualcuno dimostrasse che Pierangelo Daccò ha avuto un vantaggio dai suoi rapporti con me, mi assumerò — diceva — le mie responsabilità e mi dimetterò». Perché sarebbe «impossibile» per Daccò aver ottenuto «indebiti vantaggi» dal presidente. «Stiamo parlando di due persone, Daccò e Simone, che si dice svolgessero l’attività di mediatori, ma la Regione Lombardia non ha mai avuto bisogno di mediatori. Io — parola di Formigoni — ho costruito una Regione aperta». Può discostarsi Formigoni da questa linea difensiva? Difficile. Ma come farà allora a superare la seconda questione logica? 2. Presidente, esattamente che tipo di rapporto lei ha con il faccendiere milionario Pierangelo Daccò? «Nessun tipo di rapporto, svolgeva per quello che si sa dei lavori di consulenza con il San Raffaele», era stata la prima risposta di Formigoni pochi giorni dopo l’arresto di Daccò. Poi alcune cose sono cambiate. Costantino Passerino, ex boss amministrativo della Maugeri, mette a verbale: «Daccò è un personaggio con cui chi svolge attività nel settore sanitario in Lombardia deve avere relazioni perché è risaputo che ha moltissima influenza nell’assessorato alla Sanità ed è un uomo molto importante in Comunione e Liberazione, in particolare per i suoi rapporti con il Presidente della Regione Lombardia». Ed è lo stesso Daccò a spiegarsi: «Sono “accreditato” dal 1978 in Regione, nel senso che rappresento grandi realtà ospedaliere in Lombardia da molti anni, in particolar modo il Fatebenefratelli, la fondazione Maugeri (…) Ovviamente negli anni ho sfruttato la mia conoscenza personale con Formigoni per accreditarmi di fronte ai miei clienti». Ma questi clienti danarosi e occhiuti — ed è terza questione — pagano senza ricevere nulla in cambio? Solo amicizia? Presidente Formigoni, la Procura in quest’inchiesta ha scoperto che prima il San Raffaele e poi la Fondazione Maugeri hanno pagato moltissimo le «consulenze» fasulle del tandem Daccò-Simone. 3. Sa che la cifra del maltolto, inseguito lungo società in Portogallo, Svizzera, Bahamas, Austria, supera i 70 milioni di euro? Sa che recentemente c’è stato un sequestro di beni immobili e conti correnti? «Ognuno risponde per sé» era stata la parola di Formigoni. E ha scherzato: «Anche Gesù ha sbagliato a scegliere uno dei suoi collaboratori ». Però la procura contesta quindici delibere regionali che hanno indirizzato la Sanità più in una direzione che in un’altra. E nella direzione presa, spesso c’erano gli «amici» Daccò e Simone. E Daccò, quando c’era da dare qualche vantaggio a Formigoni, non sembra proprio aver badato alle spese, ed è la quarta questione, quella più nota. 4. Presidente, lei ricorda di aver detto: «Grazie a Dio, io ho la possibilità di pagare integralmente le mie vacanze, e ho la possibilità di dare una mano agli amici meno abbienti »? Come spiega questa sua dichiarazione con quanto sottoscritto da Daccò nel verbale sulle vacanze in cui pagava tutto lui? Qui, come sappiamo, il «non detto» di Formigoni ha raggiunto l’apice. Ha cominciato con «Quando si va in vacanza tutti insieme c’è qualcuno che organizza, poi a fine vacanza si fanno i conti ed eventualmente si pareggia ». Quindi, sosteneva sempre Formigoni, «non ho nulla da rimproverarmi sulla vicenda delle vacanze, io non ho pagato niente a Daccò e lui non ha pagato niente a me». Come sappiamo, i verbali di Daccò dicono ben altro. E dunque alla quarta questione, è legata la quinta. 5. Che senso hanno le barche di extralusso usate «in esclusiva» d’estate e la villa in una Sardegna Vip acquistata dal memores domini convivente di Formigoni a un prezzo troppo basso per il mercato immobiliare? La parola del presidente davanti ai magistrati difficilmente potrà essere una delle sue frasi clou: «Non costituirebbe comunque fattispecie di reato ricevere cose in dono».