
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Tremonti vuole tassare l’oro della Banca d’Italia, la Banca d’Italia e la Banca Centrale Europea dicono di no, l’opposizione e il quotidiano la Repubblica attaccano insinuando che si tratta di una quasi-rapina, il popolo italiano, intrappolato sul Passante di Mestre o sulla Salerno-Reggio Calabria, si chiede se questa polemica era necessaria, che cosa se ne fa la Banca d’Italia dell’oro, perché uno Stato non potrebbe tassare una volta tanto un patrimonio, e d’altra parte, essendo Mario Draghi persona serissima e degna della massima stima, dove stanno le ragioni del suo no...
• Ha già fatto tutte le domande lei. Di quanto oro si tratta?
2.452 tonnellate, conservate in parte in un vecchio caveau di via Nazionale 91 a Roma, (la sede della Banca d’Italia), in parte nei forzieri della Federal Reserve a New York, in parte nelle nuove casseforti di Vermicino (un paese tra Roma e Frascati famoso per la tragedia del bambino Alfredino che nel 1981 cadde in un pozzo e morì) e in parte a Basilea presso la Banca dei Regolamenti Internazionali (Bri). Lingotti da 14, 16 e perfino da 17 chili. Si guardano e, attraverso le stampigliature, si ripercorre la storia d’Italia. Non creda che per conservare 2.500 tonnellate ci voglia tutto questo spazio. L’oro è pesantissimo e il nostro tesoro potrebbe essere ospitato per intero in una qualunque cantina di un nostro condominio. D’altra parte, se ci confrontiamo con gli altri, vediamo di essere, quanto a oro, particolarmente ricchi: gli americani ne hanno per 8.133 tonnellate, i tedeschi per 3.413, i francesi per 2.487. Saremmo perciò quarti in classifica oppure quinti se consideriamo anche le riserve del Fondo monetario, 3.218 tonnellate. Non le faccio sprecare una delle cinque domande e le dico subito che abbiamo accumulato quest’oro all’epoca in cui le nostre esportazioni superavano le nostre importazioni e i denari che avanzavano si potevano convertire in lingotti. Erano gli Anni 60, prima cioè che Nixon, vessato dalla guerra nel Vietnam, comunicasse al mondo che la conversione delle valute in oro non era più ammessa (1971). Gli storici dell’economia datano da allora l’inflazione moderna in Occidente. Altro da chiedere?
• Beh, questa faccenda di Tremonti. Come mai non si può tassare l’oro della Banca d’Italia?
La Bce e la stessa Banca d’Italia dicono che minerebbe l’autonomia dell’Istituto centrale. Una scusa penosa. L’altra motivazione è più seria: se io Stato mi faccio dare soldi dalla Banca centrale calcolando un gettito con effetto retroattivo su una plusvalenza non realizzata...
• Calma, calma... Gettito retroattivo? Plusvalenza non realizzata?
...Configuro un finanziamento monetario al settore pubblico, una pratica cioè vietata da Maastricht. Tremonti non vuole tassare l’oro in quanto tale, ma l’aumento di valore dell’oro, il cui prezzo per tanto tempo è sceso inesorabilmente, e che invece da un po’ di anni è in forte ripresa al punto che il valore dell’oro di Bankitalia è cresciuto dal 2003 di 26 miliardi. Ora se l’Istituto lo vendesse e incassasse questo di più, non ci sarebbe questione sul pagamento delle tasse. Il punto è che la plusvalenza è solo teorica, perché i lingotti restano fermi nei forzieri. A che titolo dunque andrebbero tassati? Nessuno lo ha ricordato, ma anche Visco aveva imposto che si tassassero le plusvalenze non realizzate, quelle delle azioni che uno si tiene in cassaforte. In linea generale tassare una plusvalenza non realizzata mi pare un’idea discutibile, sia che la proponga Visco sia che la proponga Tremonti. Quanto alla quasi rapina di cui parla Repubblica, Prodi aveva addirittura pensato di venderlo, l’oro, e Repubblica non considerò la cosa tanto grave all’epoca, mentre Gasparri, che stava all’opposizione, rilasciò una dichiarazione in cui si annunciava: «Siamo alla rapina di Stato». Era il 9 agosto 2007.
• Ma alla fine, il fisco quanti soldi incasserebbe?
Trecento milioni. Ma bisognerebbe che prima la Banca centrale europea e la Banca d’Italia dessero il loro assenso, come prevede la stessa legge approvata l’altro giorno. Cosa da escludere. Tremonti parla spiritosamente di «norma più discorsiva che impositiva».
• Sarebbe?
La norma c’è e non si può applicare. Ma il suo esserci significa che il problema e la discussione restano aperti. I governi di tutta Europa guardano con interesse alla mossa tremontiana perché le banche centrali, dopo questo po’ po’ di crisi in cui ci hanno lasciato precipitare, stanno sulle scatole a tutti. Vuoi vedere – dicono i politici – che a questi banchieri gli si riesce a togliere un po’ di potere? Si direbbe che si tratti di una partita appena all’inizio. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 3/8/2009]
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