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 2009  agosto 03 Lunedì calendario

IL TETTO ALLE ORE TAGLIA LE LAUREE INUTILI


Al massimo 120 per ogni docente di ruolo: è la ricetta delle linee guida Gelmini

Nella sua lunga lotta contro i corsi di laurea "inutili", duplicati o disertati dagli studenti, contro i curricula fantasiosi e la moltiplicazione degli insegnamenti, il ministero dell’Università cambia strategia. Basta con le regole di dettaglio, con il florilegio di norme in burocratese stretto puntualmente accompagnate da altrettanto sofisticati meccanismi di elusione, e un taglio secco alla foresta di sconti ed eccezioni che salvavano più o meno tutti dall’applicazione dei requisiti.
Con le linee guida diffuse nei giorni scorsi, il ministero cambia strada e promette una regola chiara, valida per tutti. Per garantire una didattica di qualità, coperta dai docenti dell’ateneo e non moltiplicata sui professori a contratto, ogni università dovrà rispettare un tetto di lezioni, pari a 120 ore per docente di ruolo. In pratica, un ateneo con 100 professori in organico potrà attivare non più di 12mila ore, ponendo in questo modo un limite invalicabile al numero dei corsi di laurea che possono essere proposti. Un limite valido per tutti, al di là delle scelte organizzative (curricula, indirizzi, corsi interfacoltà) che le università decideranno di seguire.
I tempi di applicazione della nuova norma dipenderanno dalla trattativa con i rettori, ma l’intenzione del governo è quella di rispettare il calendario dei vecchi «requisiti necessari», che saranno obbligatori dal 2010/2011 (con qualche anno di tempo in più per gli atenei più giovani e per i non statali). Senza questa accelerazione, è il ragionamento di Viale Trastevere, non può entrare davvero a regime il sistema meritocratico degli incentivi alla qualità, che quest’anno distribuisce "premi" per 525 milioni di euro ma punta a superare entro il 2011 quota due miliardi.
Ad alimentare l’urgenza è anche l’intensa capacità di resistenza che il sistema accademico ha dimostrato nei confronti dei tentativi precedenti di fermare la moltiplicazione delle cattedre e dei corsi. Solo le stesse linee guida ministeriali a certificare l’elusione quasi generalizzata dei parametri attuali, che chiedono di assicurare almeno quattro docenti di ruolo per anno di corso, ma sono poi aggirati dalle fusioni formali di vecchi corsi di laurea che subito dopo tornano a dividersi in "indirizzi" (curricula) di fatto autonomi (come mostrato sul Sole 24 Ore del 30 marzo). Le prove del fenomeno non mancano: la regola dei quattro docenti per anno ha fatto davvero diminuire i corsi, che nel 2009/2010 (quando il 70% dell’offerta formativa si sarà adeguata al requisito) saranno 4.842, cioè il 17% in meno rispetto a due anni prima.
Se si guarda ai curricula, però, si scopre che le diminuzioni effettive dell’offerta formativa si fanno quasi impercettibili (-1,38% nel 2008/2009 rispetto all’anno prima) e la tendenza a dividere i corsi in indirizzi spopola (riguarda il 68% dei corsi, invece del 48% dell’anno scorso, e porta a 8.259 il numero di titoli realmente offerti dalle università). In media, i curricula all’interno di uno stesso corso differiscono per 52 crediti, cioè quasi un terzo del totale, segno che in molti casi il bivio tra un indirizzo e l’altro si presenta nei primi due anni di corso anziché, come sarebbe più logico, in prossimità del titolo.
La passione dell’accademia per lo spezzatino didattico nasce spesso dal fatto che con i titoli aumentano le cattedre, anche quando la platea di studenti rimane stabile. Fenomeno puntualmente avvenuto nell’università italiana, dove tra 2000 e 2008 gli studenti sono cresciuti dell’8% e i docenti di ruolo del 20%, mentre i professori a contratto correvano a un ritmo più che triplo (+67%; nel 2007/2008 erano quasi 35mila).
Con dinamiche come queste, risparmi e qualità della spesa diventano concetti lunari. Per invertire la rotta, le nuove linee guida targate Gelmini rimettono nel mirino tutti i capitoli classici nella lotta al gigantismo accademico. Dal 2010/2011, per ogni curriculum attivato le università dovranno garantire due docenti aggiuntivi per anno di corso, i curricula non potranno differenziarsi dal mainstream del corso di laurea per più di 40 crediti (30 nelle lauree magistrali) e i corsi attivati a cavallo fra più classi dovranno avere un blocco comune di 120 crediti (60 nelle magistrali). Stop anche alla frammentazione degli esami, ognuno dei quali non potrà offrire meno di sei crediti, e nuovo colpo (finale?) alle convenzioni con ordini professionali e affini: i riconoscimenti non potranno superare i 30 crediti, mentre gli altri 150 saranno sempre da conquistare sul campo.