Sandra Riccio, La stampa 3/8/2009, 3 agosto 2009
LA CRISI SCATENA I FURBETTI DELLA RATA
Crescono gli insoluti sui prestiti, per metà sono truffe
Basta armarsi di scanner e computer. Organizzare un moderno furto in banca richiede mezzo pomeriggio appena, niente complici e un minimo di destrezza nel mettere insieme un paio di buste paga e i documenti d’identità con cui, poi, presentarsi allo sportello della società finanziaria per un prestito da non restituire mai. Poca roba considerato che il bottino può viaggiare sui 100mila euro, mentre i rischi sono pressoché inesistente.
Sarà anche per questo che il filone è in forte crescita. «Il fenomeno sta assumendo proporzioni enormi», racconta Giancarlo Cupane, presidente di Assocred, l’Associazione distributori prodotti creditizi. «Tanto che ormai incide profondamente sul numero delle insolvenze che si registrano ogni anno nei prestiti al consumo». L’anno scorso la quota dei crediti mai restituiti è salita dal 2 al 3% sul totale erogato. «Stando ai dati degli addetti ai lavori, la metà di questo punto percentuale di crescita sarebbe dovuta proprio al fenomeno delle frodi creditizie», racconta Cupane.
I numeri parlano chiaro: l’anno scorso in questo settore spuntavano, in media, 70 tentativi di truffa al giorno. Fanno un totale di 25mila frodi nell’arco dei dodici mesi con una crescita che è stata dell’11% rispetto all’anno prima e che, in tutto, ha fatto sparire la bellezza di 145 milioni di euro. Il dato arriva direttamente dall’Osservatorio Crif, gli esperti sul campo dicono, però, che la cifra potrebbe essere molto più alta. Del resto tenere il conteggio dei colpi andati a segno non è semplice. «Dire quante truffe vanno a buon fine è difficile. Noi riusciamo a sventare e registrare quelle più artigianali fatte alla meno peggio», spiega Cupane. Molte altre passano invece le maglie dei controlli. In più le banche sono ancora riluttanti nel far emergere il fenomeno e molte volte non denunciano l’accaduto per evitare brutte figure.
Il dato va a finire quindi in quello più generale delle insolvenze. «A occhio e croce si può dire che tra il due e il tre percento delle richieste di finanziamento alla rete dei mediatori creditizi nasconde una truffa. Se ipotizziamo che soltanto la metà viene scoperta, significa che l’altra metà è un colpo andato a segno», dice Cupane.
Il fenomeno sta aumentando con la crisi economica, ma va anche di pari passo con il forte sviluppo di prestiti e acquisti a rate nel nostro Paese. «Noi temiamo che il trend sia in costante sviluppo e che questo sia soltanto un piccolo assaggio. Nei Paesi anglosassoni la pratica è molto più diffusa», dicono dall’Osservatorio Crif.
Cosa si rischia? Di fatto le sanzioni rientrano nella categoria delle truffe. Inoltre si procede solo su denuncia specifica della banca al truffatore che, però, non sempre viene individuato.
A provarci di solito sono uomini che si spacciano per impiegati con una busta paga bella gonfia. «Da quando, però, si è affermato lo strumento della cessione del quinto dello stipendio in filiale arrivano anche molti pensionati che magari fanno richiesta di un prestito a più istituti», racconta l’esperto.
Non manca poi la mano della criminalità organizzata. «A volte è evidente che la persona che sta tentando il colpo è stata istruita ad arte da qualcuno che sta più in alto», spiega Cupane. Visti i pochissimi rischi anche le bande organizzate ci si sono buttate a capofitto. «Non ci sono altre attività criminose oggi con un tasso costi benefici così alto. Non servono complici, non bisogna nemmeno spartire il bottino».