Alessandra Muglia, Corriere della sera 3/8/2009, 3 agosto 2009
«MA L’ALTA NATALITA’ PUO’ ESSERE UNA RISORSA»
«Tentare di controllare le nascite con la forza o con incentivi economici è folle, piuttosto occorre diffondere l’istruzione e rendere i contraccettivi accessibili, sicuri e a buon mercato».
categorica l’economista indiana Jayati Ghosh, docente alla Jawaharlal Nehru Univerity di Nuova Delhi e direttrice dell’I nternational Development Economics Associates . Studiosa di globalizzazione e sviluppo (si è occupata tra l’altro dell’impennata dei prezzi dei cereali l’anno scorso), ha puntato il dito sulla rabbia degli esclusi dal boom indiano («soltanto il 20 per cento della popolazione ha beneficiato dello sviluppo, 900 milioni di persone sono tagliate fuori»). E a questo quadro di crescita disomogenea riconduce anche il problema del controllo delle nascite.
«Non è un caso che anche in India le (poche) donne istruite abbiano pochi bambini. Mia nonna ha avuto 11 figli, mia madre 2 e io ne ho uno. Lo sviluppo è il miglior contraccettivo» sintetizza Ghosh citando l’ex primo ministro indiano Indira Gandhi, che peraltro nel 1975 inaugurò la politica denatalistica con lo slogan «Hum do, Humare do» ( due genitori due figli ).
Le autorità di Delhi sostengono però che l’alta natalità è un freno allo sviluppo.
«Premetto che uno Stato che dice di sapere cos’è meglio per la società e interviene così pesantemente sulle scelte degli individui ha un che di Grande Fratello e mi fa paura. Tra l’altro è un atteggiamento paternalistico anche inefficace. Detto questo, in un Paese dove un terzo delle donne non ha accesso ai servizi sanitari e la metà dei bambini non è vaccinato, i soldi pubblici andrebbero spesi diversamente».
Come?
«Si dovrebbe puntare a migliorare sanità e istruzione pubblica. Ci vuole una legge che renda l’istruzione obbligatoria. In passato ho combattuto in Commissione governativa perché passasse questa legge ma poi la palla è stata girata ai governi locali. Investendo in questi settori tra l’altro si creano posti di lavoro».
Ma la crescita demografica è sempre un vincolo per lo sviluppo economico?
«L’India come gli altri paesi in via di sviluppo possono considerare l’alta natalità un peso, oppure una grande opportunità, un vantaggio. La sfida per i Paesi del Bric è quella di riuscire a sfruttare davvero il cosiddetto dividendo demografico – il 50 della popolazione indiana è sotto i 25 anni – e il basso tasso di dipendenza (la percentuale di popolazione non più in età lavorativa, ndr ). La sfida è quella di riuscire a integrare i giovani in età lavorativa nel mercato del lavoro »
Un obiettivo ambizioso in tempi di crisi anche per l’India.
«L’attuale crisi è una grande opportunità per una svolta verso scelte economiche e sociali più sobrie e sostenibili, come cittadini dobbiamo far pressione sui nostri governi affinché si adottino politiche alternative ».
Come valuta i risultati della politica cinese nel controllo delle nascite?
«La Cina è riuscita ad abbassare i tassi di fertilità ma ha pagato un prezzo sociale altissimo. E poi questa flessione è stata così veloce che ora Pechino è alle prese con il problema opposto. Credo che le politiche demografiche di tipo coercitivo ed autoritario siano sbagliate e inefficaci. più utile concentrarsi sui fattori di natura culturale. Lo stato indiano del Bengala occidentale per esempio ha puntato a migliorare la consapevolezza delle donne e la reperibilità dei contraccettivi ottenendo buoni risultati».