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 2009  agosto 03 Lunedì calendario

CALCUTTA VUOL CAMBIARE ARIA IN PENSIONE LE VECCHIE AUTO


Nella megalopoli il 70 per cento dei 18 milioni di abitanti soffre di problemi respiratori a causa dell´inquinamento da polveri sottili
I 50mila "risciò a motore" vanno a "kantakel", una miscela letale di benzina e kerosene: sono i peggiori nemici dell´aria

Per quattro anni la legge è rimasta lettera morta, ma da sabato i vigili urbani di Calcutta hanno dichiarato tolleranza zero - un po´ indian style, in verità - ai veicoli inquinanti. Nella città in cui il 70 per cento dei 18 milioni di abitanti soffre di problemi respiratori a causa dell´inquinamento, il bersaglio delle autorità sono i veicoli privati, auto, minibus e quelle strane macchinette a metà tra un motociclo e un camioncino, che assicurano ogni giorno il trasporto dei pendolari dai sobborghi della metropoli al lavoro in centro. A Calcutta, su oltre un milione e mezzo di veicoli circolanti, soltanto il 10 per cento usa un combustibile verde. Ma se bus e auto inquinano con gasolio e benzina al piombo, le 50mila "motoape" coloratissime e rumorose, che in India chiamano "risciò a motore", sono i nemici peggiori della qualità dell´aria, perché alimentati con il "kantatel" una mistura mortale di benzina e kerosene.
La legge contro i veicoli inquinanti fu varata nel 2005 e stabiliva che tutti quelli fabbricati prima del 1990 dovessero passare al Gpl oppure essere rottamati. Nessuna vera misura di controllo fu però mai adottata, perché secondo le direttive sarebbero dovuti sparire circa l´80 per cento dei bus e camion cittadini e la metà di taxi e risciò a motore. Nel 2007 l´opinione pubblica si scagliò contro l´inazione del governo quando fu reso noto uno studio dell´Istituto nazionale sul cancro, durato sei anni, che poneva Calcutta in cima alla lista delle città con la maggiore incidenza di tumore al polmone. I più colpiti da cancro e difficoltà respiratorie sono i venditori ambulanti, i conducenti di risciò a trazione umana e i vigili urbani. Per tutelare questi ultimi fu installata in ciascuna delle 11 stazioni di polizia della città una macchina per l´ossigeno, in modo che gli agenti potessero fare cicli di ossigeno-terapia di 20 minuti dopo la fine di ogni turno di otto ore.
Intervenne anche la Corte Suprema, per imporre alle autorità cittadine di far rispettare la legge contro i veicoli inquinanti, ma solo nei giorni scorsi la polizia urbana è passata all´azione, dopo aver concesso una deroga per passare al Gpl entro sette giorni ai veicoli fabbricati dopo il 2000. Un´azione comunque minima rispetto al numero di veicoli da bandire: i quotidiani locali irridono la confisca di 11 veicoli nell´area metropolitana di Calcutta, con oltre 1700 agenti di polizia sul terreno, 600 in più del normale. I commentatori tacciano il governo di fermezza a metà, perché i controlli hanno risparmiato molte zone della città e perché è impossibile che nei prossimi giorni sia schierato lo stesso numero di agenti. E poi c´è il precedente di gennaio, quando dopo il sequestro di tre camioncini le associazioni dei trasportatori reagirono con la violenza. A parte qualche sasso contro le auto della polizia, sabato non ci sono state violenze, ma era un giorno semifestivo, con meno pendolari e molti taxi e auto-risciò fermi. La vera sfida per il governo sarà oggi, perché, nonostante la promessa di mettere a disposizione 1200 nuovi bus, senza i mezzi privati a Calcutta sarà il caos. E la lobby dei trasporti aspetta solo di vedere la rabbia dei tanti che non riusciranno ad essere al lavoro in orario per scatenare a sua volta la sua protesta. Una protesta pacifica, predicano i leader delle unioni dei lavoratori, ma considerata un diritto da chi lamenta di non aver ricevuto il contributo per convertire l´alimentazione del suo mezzo ed è abituato a vedere la polizia chiudere tutti e due gli occhi.
E certo questa azione ecologista a Calcutta sembra un paradosso nell´India che non ha sottoscritto l´obiettivo dei Paesi industrializzati di ridurre le emissioni di gas serra del 50 per cento entro il 2050 e che proprio sabato, per bocca del ministro dell´Ambiente ha lanciato un messaggio sconfortante. «Non ci saranno tagli di emissioni fino al 2020», ha tuonato trionfante Jairam Ramesh, secondo il quale le foreste indiane bastano a neutralizzare gli effetti dell´inquinamento. Che lo spieghi anche agli abitanti di Calcutta, quando soffrono per asma, enfisema e cancro.