Maurizio Porro, Corriere della sera 3/8/2009, 3 agosto 2009
NADA: MI SONO MESSA A NUDO E RICOMINCEREI DACCAPO
MILANO – Nada dice la verità, solo la verità, nient’altro che la verità. Ne «Il mio cuore umano », il documentario di Costanza Quattriglio prodotto da Angelo Barbagallo che racconta il primo tempo della sua carriera, la cantante si confessa e si racconta, rovistando tra memorie con qualche sofferenza ispirata dal suo libro. Al Festival di Locarno il primo giudizio in una serata concerto l’11 agosto: il 20 sarà su Raitre. Nada Malanima, cantante prodigio di quindici anni che a Sanremo nel ”69 cantò «Ma che freddo fa»: l’autrice chiede quanto abbia vinto o perso, barattando l’adolescenza col successo. «Sono per mettermi in gioco, ma all’inizio del film ero confusa, proprio come accadde nella realtà. Io sono stata a diciotto anni indecisa se mollare tutto e ho scelto di continuare per una costosa sfida al mondo pagata dopo con gli interessi. Ma da toscanaccia sono testarda e ho fatto le mie scelte, ho scritto la mia musica, ho tenuto duro e alla fine i conti tornano » .
Nel film, un piccolo musical su misura con confessione incorporata su paesaggi della sua Gabbro, lei dice anche che la faccenda si è complicata e la tv le è stata ostile. «Non capiva le mie ragioni, voleva le solite cose, totale omologazione al personaggio di bambina consigliato da mia madre, con cui ho avuto un rapporto molto conflittuale: mi è mancata la scorciatoia della popolarità video, pagai l’indipendenza delle scelte ». Il cinema la fa conoscere, ma già nei concerti i giovani oggi la frequentano. «Credo d’aver conquistato i ragazzi e non solo i reduci, anche se i 15 anni di allora sono lontanissimi da quelli di oggi». Lei non si è limitata a cantare, a fare l’ospite in tv come si vede intervistata dai ragazzi Arbore e Lippi, basette e pantaloni a zampa di elefante. «Ho avuto altri Pigmalioni, come Giulio Bosetti che mi fece debuttare in teatro a 23 anni col Diario di Anna Frank ; come Dario Fo con L’opera dello sghignazzo , poi interruppi perché è assai difficile trovare materiale teatrale di pregio. La prossima stagione ci riprovo da sola, con un monologo che sviluppa le domande di una donna, con la sua coscienza, illusioni e delusioni».
Insomma ancora un bilancio, ma in una scena lei dice che forse ha sbagliato mestiere. « sempre stato un problema privato. Ho una mamma semplice e forte che ha trasferito su di me le sue aspirazioni. A me dava fastidio, volevo da lei un altro amore, attento al mio ruolo di bambina e figlia, invece sempre con questa problema della voce nel corpicino che lei definiva esile e malaticcio».
E poi, freudianamente parlando? «Soffrivo e così le andavo contro, quindi odiando il lavoro; lei ebbe crisi depressive, mantenendo con me un rapporto viscerale misterioso, forte, vero. Sono stata me stessa anche nei modi più animaleschi, è la chiave di un trauma ora rimosso anche con l’aiuto della regista analista senza parere: sa che mi piacerebbe ricominciare daccapo? » .