Rossella Cadeo, Il sole 24 ore 3/8/2009, 3 agosto 2009
FURTI, SCIPPI, RAPINE: LA MAPPA DEL RISCHIO
Calano dell’8,1% i reati denunciati nel 2008 - Rimini, Bologna e Milano le aree più esposte
I reati hanno ingranato la retromarcia e tornano ai livelli di due-tre anni fa. L’allarme sicurezza non scende di tono, ma, secondo i primi dati del ministero dell’Interno relativi al 2008, si consolida la tendenza all’arretramento emersa nel primo semestre dello scorso anno. Se infatti nel 2007 il numero totale dei delitti denunciati aveva sfiorato quota tre milioni (2.933.146 per la precisione), le statistiche provvisorie per il 2008 si fermano sotto i 2,7 milioni (2.694.811), con una diminuzione, quindi, dell’8,1 per cento.
In aumento invece risultano i soggetti finiti nelle maglie della giustizia: del 5% i denunciati (circa 691mila) e di quasi il 10% gli arrestati (157mila).
Certo, i dati forniti dal Viminale si riferiscono al totale dei reati per i quali i cittadini hanno sporto denuncia: sfuggono al computo tutti quegli atti criminosi, abusi e violenze per i quali la vittima non si è rivolta all’autorità, per paura, sfiducia, rassegnazione, difficoltà di accesso. Tenuto conto di questa fetta di reati che giocoforza da sempre non entra nella contabilità dell’ordine pubblico, il 2008 si chiude con un bilancio analogo a quelli del 2005 e 2006, quando il monte reati si era attestato rispettivamente sotto 2.580mila e 2.780mila denunce.
Le tipologie
Dai dati forniti dal ministero dell’Interno, si può ricavare una fotografia più dettagliata del trend dei delitti, per tipologia e su base territoriale.
Tutte le categorie indicate in questa pagina (che insieme contribuiscono per quasi un quarto al totale 2008) risultano in flessione. I cali più significativi riguardano i furti per strada, quelli detti "con destrezza" e "con strappo": meno 23% per i borseggi (124mila casi) e meno 19% per gli scippi (19mila). In calo (rispettivamente del 10 e dell’11%) anche altre due tipologie di aggressioni al patrimonio, i furti in casa (che con 150mila denunce rappresentano comunque la violazione più frequente tra quelle considerate) e le rapine (46mila); mentre di un buon 15% si sono ridotte le truffe e le frodi informatiche (102mila).
Anche gli omicidi volontari sono scesi (-3,5%), avvicinandosi alla soglia dei 600. «Al contrario di quanto ci porterebbero a credere la rappresentazione mediatica e il dibattito in corso – osserva Maurizio Fiasco, sociologo della sicurezza – è il minimo storico dall’unità d’Italia: negli anni 90 si attestavano sul triplo. Un traguardo del processo di civilizzazione e di raffreddamento delle emozioni, che vede solo poche zone in controtendenza. Una sorta di cerchio virtuoso per cui una maggiore enfatizzazione stimola un maggiore trattamento investigativo del reato e una conseguente diminuzione del fenomeno stesso».
Sul territorio
Dalle statistiche del ministero – rielaborate dal Sole 24 Ore in rapporto alla popolazione – si può scattare anche una fotografia territoriale dell’andamento dell’attività criminale (si vedano le tabelle sotto). Ebbene, nella graduatoria dei delitti totali in rapporto agli abitanti spicca l’Emilia Romagna, con Rimini in testa (che "paga" i rilevanti flussi turistici estivi in termini di maggiore esposizione al rischio delinquenza e fa rilevare quasi 7.500 reati ogni 100mila abitanti) immediatamente seguita da Bologna, mentre Ravenna è al nono posto. Ma anche diverse "grandi" rientrano in questa top ten al negativo: dal terzo al settimo posto si trovano Milano, Torino, Genova, Firenze e Roma. Sul versante opposto, sono gli abitanti dei piccoli centri del Sud – in particolare i lucani, con i materani in testa e i potentini terzi – a evidenziare la minor incidenza di delitti (2mila-2.400 reati ogni 100mila persone, la metà circa della media nazionale).
Andando invece a spulciare per tipologia di reato (sempre in rapporto alla popolazione), si scopre che il pericolo di essere borseggiati per strada è più alto nelle province di Genova, Milano e Bologna, mentre gli scippi colpiscono in particolare catanesi, napoletani e pratesi.
Il capoluogo campano è in testa anche in altre graduatorie: le rapine (con una quota, 361 ogni 100mila residenti, doppia rispetto alla provincia al secondo posto, Caserta, e cinque volte la media nazionale) e le truffe. Sul fronte casa, il rischio di subire un furto è il doppio della media per i residenti di Pavia, Trapani e Asti (indice intorno a 500 contro 252), mentre negli omicidi spicca Nuoro (quasi otto casi ogni 100mila abitanti).
Valori assoluti
Torna però a Napoli il record degli omicidi se si guardano i valori assoluti: 65 casi l’anno scorso, contro i 109 eventi del 2007 (una riduzione del 40% che non le impedisce di essere teatro di un omicidio su dieci in Italia).
E sono sempre le aree metropolitane – con Milano in testa, unica vicino a quota 300mila eventi denunciati, seguita da Roma, Torino, Napoli – a segnalarsi per il maggior numero di reati: in quattro sole province si è concentrato un terzo dell’attività criminale del 2008.
Trend
Infine il trend: se si guardano le variazioni rispetto al 2007, nelle province si evidenzia un calo (con l’eccezione di 13 realtà, guidate da Brindisi con +5,8%): le performance migliori le mettono a segno proprio Rimini (-17%) tallonata da Genova (-16,9%), ma anche un buon drappello di aree del nord est (come Verona, Rovigo, Treviso, Padova, Venezia, Pordenone) si distingue per cali superiori al 12 per cento.
Tutti segnali confortanti, in conclusione? «Per ottenere un indicatore spendibile del livello di sicurezza – risponde Fiasco – occorrerebbe incrociare questi dati di evidenza empirica con quelli relativi alla "produttività" delle forze dell’ordine, ai carichi di lavoro, alle dotazioni e, soprattutto, all’accessibilità da parte del cittadino. Se i servizi di tutela sono "distanti", c’è la dispersione del dato, con il paradosso che teoricamente risultano sicure le aree dove l’evento delittuoso non viene o non può essere raccolto e quindi inserito nelle rilevazioni».