Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Le mezze aperture di Martina non bastano
Nuovi calcoli dicono che, per votare a giugno, si possono sciogliere le camere fino al 9 maggio.
• È l’ipotesi più probabile?
Azzardo un sì. Il presidente della camera, Roberto Fico, ha riconsegnato ieri sera il suo mandato esplorativo a Mattarella, dicendo che le doppie consultazioni con Pd e M5s hanno dato esito positivo. È francamente un’esagerazione. S’è registrata una mezza apertura del segretario reggente, Martina, che si tiene in bilico tra l’ala franceschiniana che vuole sposarsi con i grillini e quella renziana che non ne vuole sapere. Ma l’aria che tira non si direbbe favorevole. Martina ha detto che si deciderà tutto nella direzione del 3 maggio. Giovedì prossimo.
• Come sono i numeri dentro il Pd?
Si direbbe ancora che i renziani sono in maggioranza, e anche piuttosto nettamente. Secondo calcoli di Luca Lotti, escludendo i 20 di Franceschini, i 9 di Martina, i 2 di Veltroni e i 3 di Delrio, i renziani sono ancora 125 su 209. Idem tra i gruppi: 70 deputati su 112 alla camera, 32-36 su 55 al senato.
• L’ipotesi di un governo tecnico o istituzionale, insomma alla Monti, è esclusa?
L’ha esclusa l’altro giorno Di Maio, con una dichiarazione piuttosto tranchant in cui ha negato ogi possibilità di sostegno, da parte del M5s, a una soluzione simile. Siccome è certamente contrario anche Salvini, il governo del presidente non ha nessuna possibilità. Stefano Folli, su Repubblica, ha scritto che con quella presa di posizione Di Maio ha di fatto tolto a Mattarella il potere di sciogliere le camere e se l’è preso lui. Esiste ancora una vaga possibilità che, dopo il fallimento della trattativa con il Pd, torni in campo la Lega. Salvini ha ripetuto anche ieri che lui tiene la porta aperta. C’è il problema Berlusconi, naturalmente, che nella giornata del 25 aprile non solo ha firmato di suo pugno sul Giornale un articolo celebrativo della Resistenza (proprio mentre Sorrentino mostrava a Marco Travaglio, Tommaso Pincio e altri illustri il suo Loro-1), ma ha anche sostenuto che i grillini somigliano a Hitler, il quale, come è noto, nel 1933 prese il potere grazie a libere elezioni. E se Berlusconi, senza dirlo prima, inquinasse il governo Di Maio-Salvini con l’astensione?
• Veniamo alla giornata di ieri.
Dopo la dichiarazione conclusiva di Fico all’uscita dal Quirinale («Tra Movimento 5 stelle e Partito democratico il dialogo è avviato... Il mandato esplorativo ha avuto esito positivo»), ha parlato Di Maio: «Abbiamo il 32 per cento, non siamo autonomi e quindi stiamo cercando di portare a casa un buon contratto di governo al rialzo. Potevamo fare anche noi gli interessi di parte, potevamo fare come la Lega. Ma io non vedo l’ora di mettermi al lavoro. Credo che dal voto del 4 marzo siano uscite delle richieste sui problemi dei pensionati rispetto alla legge Fornero, i problemi del precariato rispetto alle leggi sul lavoro, i problemi legati a insegnanti che devono fare mille chilometri per andare a lavorare, i problemi sulle grandi opere inutili. Io capisco chi tra i nostri dice “mai col Pd”, come capisco chi tra gli elettori del Pd dice “mai con il M5s”. Ma qui si sta parlando non di negare differenze anche profonde. Stiamo semplicemente cominciando a ragionare in un’ottica non di schieramento. Bisogna fare un passo indietro rispetto alle divisioni e uno in avanti per il Paese». Avrà notato che in questa dichiarazione uno spazio importante è stato riservato agli stessi sostenitori cinquestelle: per molti di loro - e lo hanno manifestato con foga sui siti - l’accordo con il Pd è un insulto a tutto quanto fatto finora dal M5s.
• Anche la base democratica sembra contraria.
Soprattutto la base renziana. Renzi ha celebrato il 25 aprile a Firenze. S’è messo a interrogare i militanti («Che si fa?», «Ditemelo voi»), ha ricevuto risposte negative. D’altra parte anche Di Maio, elencando ieri i temi su cui intervenire, ha toccato senza dichiararlo la legge Fornero, il Jobs Act, la Buona scuola, tutte leggi-feticcio del renzismo, che le considera evidentemente intoccabili. Un passaggio che ci ricorda un punto importante: come risponderanno i cinquestelle quando dal Partito democratico ci si dichiarerà disponibili a patto che questi provvedimenti non si tocchino? Che non si provi nemmeno per scherzo, per esempio, a far rivivere l’articolo 18? Inoltre: per avere i numeri bisogna che almeno l’85% dei democratici - ed è una valutazione ottimistica - votino la fiducia a Di Maio. Le pare possibile? Anche per questo, se proprio devo scommettere, oggi mi paiono più probabili le elezioni.
(leggi)