Il Messaggero, 27 aprile 2018
Il nuovo esecutivo dovrà partire da una manovra da 16-18 miliardi
ROMA Tra i numeri idealmente consegnati dal governo in carica a quello ipotetico che gli succederà c’è anche l’importo minimo della manovra correttiva che i prossimi inquilini di Palazzo Chigi e Via venti Settembre dovranno mettere in cantiere, sempre che vogliano rispettare gli obiettivi di finanza pubblica indicati nel Def. La prima emergenza è naturalmente disinnescare gli aumenti Iva già programmati con effetto primo gennaio 2019: l’aliquota ordinaria passerebbe dal 22 al 24,2 per cento e quella ridotta dal 10 all’11,5. Il gettito atteso è di 12,5 miliardi che andranno compensati con altre entrate o uscite. Ma nel documento, in ossequio alla prassi europea, è contenuto anche il cosiddetto scenario a politiche invariate: comprende ulteriori voci che pur non essendo previste da una legge specifica e dunque non rientrando nelle previsioni a legislazione vigente corrispondono a impegni che anno dopo anno i vari governo hanno preso. Non le eventuali misure che una nuova maggioranza politica approverebbe in attuazione del proprio programma elettorale (come sarebbe ad esempio il reddito di cittadinanza) ma una serie di provvedimenti attesi, chiunque vada al governo. Ad esempio è il caso dei contratti pubblici: il rinnovo i cui incrementi sono appena scattati (non tutti) termina a fine anno e dunque dal 2019 servono nuove risorse.
L’ESERCIZIO
Con un esercizio basato sui tassi medi di crescita delle retribuzioni 2014-2018 il governo prevede dunque per i dipendenti statali una spesa aggiuntiva di 910 milioni il primo anno, 2,1 miliardi e secondo e 3,3 il terzo (ovvero il 2021). Complessivamente le maggiori spese messe in cantiere per il 2019, correnti o di investimento, valgono 3,6 miliardi (a cui corrispondono 320 milioni di maggiori entrate sempre più o meno automatiche): sommandoli ai 12,5 miliardi dell’Iva si arriva ad una manovra minima di circa 16. è facile ipotizzare che questa cifra possa lievitare almeno fino 18 miliardi visto che lo stesso documento riconosce come alcune spese siano comunque imprevedibili. Ad esempio, oltre che alle missioni militari all’estero, l’esecutivo deve provvedere a ricostituire i fondi per le emergenze. Nel 2021 le spese aggiuntive a politiche invariate valgono 10,2 miliardi (con 1,5 miliardi di maggiori entrate).