27 aprile 2018
APPUNTI PER GAZZETTA . L’INCONTRO TRA I DUE PRESIDENTI COREANIREPUBBLICA.ITPANMUNJOM - La Corea del Sud e la Corea del Nord confermano il loro obiettivo di "una Penisola libera dal nucleare, attraverso una completa denuclearizzazione"
APPUNTI PER GAZZETTA . L’INCONTRO TRA I DUE PRESIDENTI COREANI
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PANMUNJOM - La Corea del Sud e la Corea del Nord confermano il loro obiettivo di "una Penisola libera dal nucleare, attraverso una completa denuclearizzazione". C’è dunque la parola magica, quella che tutto il mondo aspettava, nel comunicato finale del summit tra le due Coree. Così come l’impegno a siglare un trattato di pace al posto dell’attuale precario armistizio, da firmare "entro l’anno" attraverso dei colloqui a tre che coinvolgano anche gli Stati Uniti o a quattro con Cina. In autunno infine il presidente del Sud Moon Jae-in restituirà la visita ufficiale a Kim Jong-un, recandosi a Pyongyang per un nuovo round di colloqui. Tutto nero su bianco, nel documento che i due hanno firmato alla Peace House al termine del vertice, suggellando l’accordo con un abbraccio che solo tre mesi fa non sarebbe stato immaginabile. Ma seppur storici, sempre di impegni si tratta: dall’accordo resta fuori ogni dettaglio o passo concreto. In particolare sul tema della denuclearizzazione, termine la cui ambiguità preoccupa gli osservatori internazionali. Quali sono le condizioni che porrà Kim per rinunciare al suo arsenale? E soprattutto: è disposto a rinunciarvi davvero? Il comunicato dice che le misure prese finora da Pyongyang, vale a dire congelamento dei test, sono "molto significative", un punto a favore del dittatore Kim. Ma non fa alcun accenno all’alleggerimento delle sanzioni, omaggio alla politica della massima pressione chiesta da Trump. Tutto rimandato perciò all’incontro tra il dittatore e il presidente Usa, di cui quello di oggi si configura come un prologo. Prologo dall’alto valore simbolico però, almeno nella storia dei rapporti tra le due Coree. Fin dal mattino, quando Kim, l’uniforme nera alla Mao e un sorrisone contagioso, è arrivato a passo spedito verso la linea di demarcazione militare. Ad aspettarlo dall’altra parte, in completo scuro e identico sorriso, c’era il presidente Moon, che dopo una stratta di mano lo ha invitato al grande passo. È un attimo, lo scalino di cemento è superato. Mano nella mano i due ripassano nel Nord, si concedono ai fotografi, poi di nuovo oltre la linea verso Sud. Pareva così difficile, è sembrato un balletto naturale: alle 9.30 coreane, le 2 e mezza della notte italiana, Kim è diventato il primo leader della Nord Corea ad attraversare il confine che divide in due la penisola. L’incontro con il presidente del Sud mancava invece da dieci anni, l’ultimo risaliva al 2007. Un "nuovo inizio" nei loro rapporti, simboleggiato dai fiori donati da due bambini a Kim. La mattinata è stata il momento dei simboli, e tutto è filato liscio. Un Kim sempre più a suo agio con il passare dei minuti è stato accolto dalla guardia d’onore sudcoreana, poi dentro alla Peace House rinnovata per l’occasione ha scritto sul libro dei visitatori "ora comincia una nuova storia". Pensiero ribadito subito dopo al tavolone ovale nella sala dei colloqui: "Dobbiamo essere all’altezza delle aspettative", non voglio si ripeta un passato "in cui non siamo stati in grado di mettere in pratica gli accordi". Un messaggio al mondo, preoccupato per le tante promesse non rispettate negli anni da Pyongyang. A coronare arriva il comunicato della Casa Bianca, l’auspicio per un "futuro di pace". Coree, Kim sale sulla limousine: 12 bodyguard seguono la macchina correndo Condividi Nel pomeriggio i due si sono appartati per una conversazione "privata" di mezz’ora, osservata a distanza da telecamere e fotografi. E poi, dopo una seconda sessione a porte chiuse e ranghi ridotti (con Kim sempre affiancato dalla sorellina Yo-jong, consacrata consigliera suprema), è arrivata la firma dell’accordo, annunciato dai due fuori dalla Peace House. Oltre agli impegni sul nucleare e per la pace, Seul e Pyongyang hanno convenuto di arrestare fin da subito atti ostili come la diffusione di materiale di propaganda attraverso gli altoparlanti al confine, di procedere con programmi di riunificazione per le famiglie separate tra Nord e Sud, di proseguire i lavori per la creazione di un corridoio stradale e ferroviario tra Seul e la città nordcoreana di Sinuiju. Iniziative più concrete ma più piccole. Coree, Kim e Moon piantano un albero di pino in segno di "pace e prosperità" Condividi Infine, i leader si sono diretti verso la cena ufficiale accompagnati dalle rispettive mogli. Un pasto in cui ogni pietanza è stata pensata per evocare la nuova primavera di pace tra i due Paesi. La presenza delle first lady, incerta alla vigilia, come quella di artisti e personalità della cultura delle Coree, è un ulteriore segnale di distensione. A coronare uno dei disgeli più improvvisi della storia della diplomazia mondiale.
COMMENTO REP
"Ora inizia una nuova storia". Quello che fino a poche settimane fa sembrava impossibile, Kim Jong-un lo ha fatto con passo deciso e il sorriso sulle labbra. Questa mattina il giovane leader della Corea del Nord è diventato il primo della sua famiglia ad attraversa la linea di demarcazione militare, la frontiera che dalla fine della guerra divide le due metà della penisola. Ad accoglierlo c’era il presidente del Sud Moon Jae-in, che per questo momento lavora dalle Olimpiadi e lo ha ricevuto con tutti gli onori che si riservano a un capo dello Stato, anche lui desideroso di un nuovo inizio. Da qui potrà partire il riavvicinamento tra le due Coree, per decenni appese a una tregua che non è davvero pace, un momento storico che va celebrato come tale.
Non bisogna però dimenticare che nei mesi scorsi Kim ha fatto superare al suo Paese un’altra linea, meno evidente ma ancora più decisiva per gli equilibri di potere globali. Grazie al suo giovane leader la Corea del Nord è diventata a tutti gli effetti una potenza nucleare. Sgangherata quanto si vuole, con missili che forse farebbero fatica a raggiungere il territorio degli Stati Uniti, ma pur sempre potenza nucleare. Ed è forte di questo status che il dittatore ha ottenuto di sedersi a negoziare al tavolo dei potenti, oggi Moon e soprattutto domani Donald Trump. Una condizione molto diversa da quella dei precedenti accordi (comunque non mantenuti) in cui l’arsenale atomico della Repubblica popolare era solo uno spettro.
Da questa linea nucleare è difficile che Kim accetti di fare passi indietro. L’annunciata sospensione dei test, atomici e balistici, è sia un segnale di buona intenzione sia un avvertimento al mondo: Pyongyang non ha più bisogno di esercitazioni. Per questo la denuclearizzazione per come la intendono le potenze internazionali, cioè "completa, verificabile e irreversibile", pare un obiettivo improbabile. A Kim si potrebbe offrire la fine delle sanzioni, poi molti dollari per la crescita economica che ha promesso ai suoi cittadini. Ma per il dittatore non c’è sviluppo che tenga senza la garanzia di perpetuare sé stesso, e - al contrario di quello che la Corea del Sud va ripetendo da giorni - sa che il bottone rosso gliela assicura molto più di qualsiasi trattato, carta e inchiostro che Trump o il prossimo presidente americano potrebbero stracciare in qualsiasi momento.
È anche questa la nuova storia iniziata oggi, da un Kim che superato un filo di timidezza inziale è apparso davvero a suo agio nei panni del leader in visita. Pronto a scherzare con Moon, sinceramente divertito, perfino baldanzoso. Una storia il cui lieto fine di pace per le Coree, se tale si vorrà ancora definire, potrebbe avere la forma di un equilibrio nucleare più che di una reale denuclearizzazione. A patto che tutte le parti, a cominciare da Trump, trovino i giusti accorgimenti lessicali per presentarlo al mondo come una vittoria.