Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  aprile 27 Venerdì calendario

La crescita americana pericolosa per Amazon

La corsa dell’economia americana minaccia Amazon. Sembra un paradosso per una società che basa – o meglio, dovrebbe basare – il proprio modello di business sulla crescita dei consumi, ma è la nuda verità. Gli Stati Uniti corrono verso la piena occupazione e quando la forza lavoro scarseggia, le aziende sono costrette ad aumentare i salari per trattenere i propri dipendenti. Per il momento la corsa degli stipendi non è ancora iniziata, ma per gli analisti è solo una questione di mesi, forse settimane.
 
Leggi anche Come Amazon distrugge la concorrenza con le sue 70 private label, dai gioielli ai pannolini
E per Amazon è un grattacapo non da poco. Nel settore retail, dove i margini sono minimi, gli stipendi sono storicamente bassi: un aumento di pochi dollari si riflette immediatamente sugli utili. Secondo i calcoli del New York Times, lo stipendio medio in Amazon ammonta a 28.466 dollari l’anno; un aumento dei salari del 10% porterebbe il costo del lavoro a 17,7 miliardi di euro l’anno: di conseguenza l’utile pre tasse del gruppo scenderebbe del 42%, da 3,8 a 2,2 miliardi di dollari. Un aumento del 20% degli stipendi, genererebbe un crollo dell’85%. Con un impatto sul titolo potenzialmente devastante.

Una lavoratrice in un magazzino Amazon. Reuters/Lucas Jackson
Ora, è vero che il gigante fondato da Jeff Bezos non ha alcun interesse a guadagnare dalle vendite: per sopravvivere bastano e avanzano i margini garantiti dai servizi cloud. Basti pensare che nel 2017 l’utile operativo di Aws (Amazon Web Service) ammontava a 4,3 miliardi, mentre le vendite online hanno perso oltre 200 milioni dollari.

Pixabay
Il vero problema di un aumento degli stipendi con una contrazione dei margini, sarebbe tutto sulla valutazione di Amazon in Borsa che a oggi è giustificata solo dalle attese di ritorni futuri. E più il futuro si avvicina, più rapidamente i multipli dovrebbero calare. Ai corsi attuali, la società capitalizza 708 miliardi di dollari: 3,98 volte il fatturato. Un multiplo che non ha uguali tra nessuno dei principali competitor del gruppo: Walmart, Costco, Best Buy, Target, Metro, Rakuten, Kohl’s, Walgreens hanno ormai sviluppato modelli misti tra il punto di vendita fisico e quello digitale e a cui Amazon è comparabile, ma possono contare su un multiplo medio del fatturato pari a 0,62.
Leggi anche Un semplice calcolo spiega perché Amazon non alzerà mai i prezzi e non farà utili
Lo stesso ragionamento si può fare sull’utile degli ultimi 12 mesi: la capitalizzazione del gigante di Bezos è pari a 237 volte l’utile, mentre quella media dei competitor a 16,6 volte. Certo ci sono dei picchi al rialzo come quello di Costco valutato 28,69 volte l’utile (2,9 miliardi, in linea con Amazon), ma nessuno si avvicina alle valutazioni del colosso di Seattle. E i numeri non cambiano quando si guarda il valore del titolo in previsione degli utili attesi per il prossimo anno: Amazon è fuori gara, scambia a 94 volte i profitti attesi per il 2018. Tradotto: il mercato continua ad avere aspettative di crescita degli utili della società molto maggiori rispetto a tutti i competitor.

Dipendenti al lavoro in uno stabilimento Amazon. Foto di ALAT/AFP/Getty Images
In sostanza, se Amazon smettesse di crescere in maniera così aggressiva ed iniziasse a mettere a profitto il suo posizionamento alzando i prezzi, non avrebbe più senso riconoscerle una valutazione di mercato con un multiplo così alto. Anzi, i valori dovrebbero allinearsi a quelli dei competitor. L’impatto lo aveva già spiegato a Business Insider, Duccio Vitali, amministratore delegato di Alkemy: “Assumendo in linea teorica che diventi come la media degli altri retailers – spiega Vitali – e cioè 0,62 volte il fatturato, la capitalizzazione si abbasserebbe a 110,3 miliardi di dollari. A questa valutazione, poi, andrebbe sommato l’ebit aggiuntivo che Amazon farebbe sul suo business retail, pari a 7,2 miliardi (calcolando una media del 6% del settore, ndr) che moltiplicato per il multiplo dell’ebit medio dei competitor aggiungerebbe un’ulteriore capitalizzazione di 80,6 miliardi di dollari. Non dobbiamo dimenticare che Amazon è un retailer, non potrà mai avere marginalità così più alte rispetto ai rivali”.

Foto di Jeff Spicer/Getty Images
In questo modo la valutazione complessiva di mercato scenderebbe a 190,9 miliardi: meno di un terzo del valore attuale. Il beneficio dell’aumento della marginalità legato all’incremento dei prezzi sarebbe più che compensato dal calo del multiplo dovuto all’abbassamento delle aspettative di crescita. Uno scenario che diventerebbe drammatico nel caso di un aumento dei salari perché imporrebbe al mercato di rivedere tutte le proprie stime sul valore futuro della società. Proprio quello che vogliono evitare gli azionisti: nessuno di loro vorrebbe trovarsi con una montagna di azioni che improvvisamente valgono un quarto – o meno – dell’attuale valore.
Giuliano Balestreri, www.businessinsider.com