La Stampa, 27 aprile 2018
Xi Jinping riceverà oggi Modi in un vertice informale. Tra gli obiettivi risolvere le contese militari e territoriali
Nelle ore in cui gli occhi del mondo sono puntati sul vertice tra le due Coree, un altro summit potrebbe cambiare gli equilibri in Asia. Oggi e domani a Wuhan, megalopoli della Cina centrale, si incontreranno i leader dei due Paesi più popolosi al mondo: il primo ministro indiano, Narendra Modi, e il presidente cinese, Xi Jinping.
Sugli argini dello Yangtze, Modi e Xi avranno due giorni di incontri informali che secondo i più ottimisti potrebbero contribuire a scrivere un nuovo capitolo delle relazioni bilaterali. «Non sarà firmato nessun accordo o comunicato congiunto – ha precisato il vice-ministro degli Esteri di Pechino – anche se si punta a raggiungere un consenso sulle questioni in sospeso». La speranza è che un vertice informale – dove i toni sono più rilassati, l’agenda è libera e si punta a creare un rapporto personale tra i leader – possa aiutare a discutere dei dossier che dividono i due colossi asiatici.
La scorsa estate durò 72 giorni lo stallo militare nel Doklam: quando le truppe indiane e cinesi si trovarono coinvolte in un confronto su una disputa nata intorno alla costruzione di una strada sul territorio conteso tra la Repubblica Popolare e il piccolo regno himalayano del Buthan. Per gli analisti, è stato il momento più basso nelle relazioni tra Pechino e Delhi fin dalla guerra sul confine del 1962. Non solo. Sono anni che i think-tank indiani tuonano contro l’espansione degli interessi della Cina nell’Oceano Indiano. Dal Nepal alle Maldive, dallo Sri Lanka al Bangladesh, Pechino sta finanziando la costruzione di infrastrutture – soprattutto porti – per rafforzare la propria presenza lungo le rotte commerciali marittime tra l’Asia e l’Europa. Tutto questo in una regione dove Delhi può vantare interessi storici consolidati.
L’India è anche tra i Paesi che guardano con maggior sospetto all’iniziativa cinese Belt and Road. Tra i motivi c’è che uno dei corridoi economici più importanti delle nuove vie della Seta collegherà la Cina con lo storico nemico dell’India – il Pakistan – attraversando il territorio conteso del Kashmir: per Delhi, «una violazione dell’integrità territoriale». Secondo gli analisti, il vertice tra Xi Jinping e Narendra Modi potrebbe portare l’India a fare qualche concessione a Pechino su specifici progetti lungo le nuove Via della Seta. Forse sbloccando il corridoio Bangladesh-Cina-India-Myanmar che – lungo la leggendaria Burma Road – dovrebbe collegare i due Paesi più popolosi del mondo.
Nell’incertezza dei rapporti con l’America, anche la Cina potrebbe voler tentare di allentare la tensione nella sua periferia. «L’Occidente voleva che tra Cina e India prevalesse il confronto – scriveva il Global Times, tra le voci più nazionaliste di Pechino – ma non è andata così». I commentatori cinesi hanno osservato con preoccupazione la retorica usata dall’amministrazione di Donald Trump dell’Indo-Pacifico «libero e aperto», visto come un tentativo di contenere l’espansione della Cina nel sub-continente indiano. Sotto la lente d’ingrandimento degli analisti cinesi sono finiti i rapporti – sempre più stretti – tra Washington e le principali democrazie marittime della regione: Giappone, Australia e India. Il vento protezionista che soffia dagli Stati Uniti e che rischia di colpire anche Delhi può spingere Narendra Modi a cercare una maggiore cooperazione economica con la Repubblica Popolare. L’anno scorso il commerciale bilaterale ha toccato gli 84 miliardi di dollari, anche se la bilancia continua a pendere a favore della Cina. Segnali d’attenzione non mancano: Modi era già stato in Cina lo scorso settembre e tornerà tra sei settimane per partecipare al vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco). Alla vigilia di un’importante appuntamento elettorale, Modi potrebbe chiedere a Xi Jinping investimenti nel settore ferroviario e l’apertura del mercato cinese i prodotti IT e farmaceutici indiani.