Il Messaggero, 27 aprile 2018
Bill Cosby é colpevole, rischia 30 anni di carcere
NEW YORK Colpevole di tutti e tre i capi di accusa dei quali era imputato. Cinque uomini e sette donne della giuria popolare di un tribunale di Norristown in Pennsylvania hanno condannato all’unanimità il l’ottantenne star Bill Cosby, un gigante della scena televisiva e cinematografica statunitense. La giuria ha riconosciuto legittima l’accusa di Andrea Constand, una ex giocatrice di pallacanestro che accusava l’attore di averla drogata con delle pasticche di Qualude, e di averla poi abusato sessualmente contro la sua volontà. La condanna è per il reato di assalto indecente aggravato e i tre capi implicano ognuno un massimo di detenzione di 10 anni, per un totale di trenta. A PIEDE LIBERO
Cosby ha però lasciato l’aula ieri senza manette, e resterà con ogni probabilità a piede libero, almeno fino alla seduta di tribunale nella quale il giudice determinerà l’ammontare della pena. Nell’attesa dovrà però indossare un rilevatore gps che indicherà costantemente all’ufficio del tribunale la sua locazione.
Le porte dell’aula si sono spalancate intorno alle due di pomeriggio, dopo poche ore di deliberazione della giuria. Tre donne ne sono uscite trattenendo a mala pena le lacrime e la gioia insieme. Tra loro c’era Lili Bernard, dal 1992 in attesa di questo giorno, dopo essere stata drogata e stuprata dall’attore: «La mia fiducia nella giustizia e nell’umanità è tornata», ha detto ai cronisti. «Abbiamo vinto! – ha annunciato l’avvocatessa Gloria Allred, una vita passata a difendere i diritti di centinaia di donne statunitensi, molte famose, molte sconosciute al pubblico. C’è voluto molto coraggio perché i giurati formulassero il verdetto contro i pregiudizi di tanti e contro l’influenza di una persona così potente».
Allred rappresentava 3 altre donne nel giudizio di Norriston, ed è la legale di 33 tra le 62 che si sono dichiarate vittime di molestie di diverso grado per mano dell’attore. Nessuna di loro era mai riuscita a portare Cosby alla sbarra, scoraggiate dal muro di gomma che circondava la star, e dai termini dalla prescrizione che ha invalidato le loro proteste. Constand è stata l’unica a trovare la strada legale. L’anno scorso il primo processo da lei promosso si era concluso con la giuria indecisa, incapace di pronunciare un verdetto. La procura ha chiesto un secondo procedimento, e questa volta ha ottenuto quanto chiedeva.
Cosby è uscito a schiena dritta e a passo rapido dal tribunale, la faccia contratta in una maschera tragica che contraddice la fama di comico bonario che si è conquistata in cinque decenni di carriera. In aula aveva gridato insulti al procuratore distrettuale che l’ha citato in giudizio. Reso quasi cieco da un cheratocono, si appoggiava al braccio di uno dei suoi legali, i quali sulla scalinata del palazzo di giustizia hanno annunciato l’imminente ricorso. L’annullamento del primo processo sembrava aver messo al riparo dalla giustizia la più grande star di colore della sua epoca, ma l’avvento del movimento Me Too appena sei mesi fa ha cambiato le carte in tavola. Non è una buona notizia per Donald Trump, a sua volta oggetto di accuse multiple, finora mai arrivate al processo.