La Stampa, 27 aprile 2018
Lo fanno anche Koons e Cattelan: prerogativa dei grandi artisti
«I bravi artisti copiano, i grandi artisti rubano»: pare lo abbia detto Picasso, ma ci credeva anche Steve Jobs, e pure un tale Austin Kleon ha scritto un libro dal titolo Ruba come un artista, convinto che l’ispirazione originale sia rara e tutta la storia dell’arte piena di grandi furti diventati grandi capolavori.
Nell’intervista rilasciata al Times Damien Hirst conferma da grande artista che rubare è lecito. Non è il solo della sua generazione ad aver praticato senza vergogna l’appropriazione indebita d’idee o immagini. Altri due suoi colleghi, Maurizio Cattelan e Jeff Koons, hanno costruito il proprio linguaggio attingendo all’immaginazione altrui. Koons, Cattelan e Hirst hanno praticato questo metodo non senza rischio, beccandosi ripetute cause legali a volte vinte a volte perse.
Al di là degli avvocati e dei tribunali, la questione è un’altra. Giusto o sbagliato prendere idee e immagini altrui e trasformarle in proprie creazioni? Tracciare una linea è difficile. Kleon nel suo libro dice appunto che gli artisti da sempre si sono ispirati e hanno copiato altri artisti. L’originalità fine a sé stessa non ha molto senso se il risultato è una brutta opera d’arte. Hirst come i suoi due altri colleghi non ha, appunto, semplicemente copiato: ha osservato le opere di altre persone e da queste ha tirato fuori le sue, spesso più potenti e migliori delle fonti d’ispirazione o di furto.
Si potrebbe ribattere che non è una buona scusa. Uno che ruba in banca i soldi di un altro che li lasciava lì a marcire, usandoli per una causa benefica, rimane tuttavia un ladro. Ma in arte è un po’ diverso. La gran parte degli artisti attinge dal mondo che li circonda: alcuni riescono a trasformare questo mondo in grande arte, altri invece no. Lo spot, il tondino colorato reso famoso da Hirst e che a sua volta lo ha reso famoso, non è un’invenzione né sua né di qualcun’altro. I colori sono sempre esistiti, il cerchio pure. Hirst è stato però capace di declinarlo e comunicarlo a modo suo nel momento giusto, nei posti giusti e per questo motivo ha avuto più successo di altri che facevano gli stessi pois colorati.
Ci saranno stati sicuramente altri pittori che hanno dipinto La montagna di Sainte-Victoire prima o nello stesso periodo di Cézanne, eppure la sua montagna è di gran lunga meglio di qualsiasi altra. Stessa cosa per i Covoni di grano di Monet. La lista potrebbe essere infinita. È un po’ la storia del povero Meucci e di Bell: Meucci aveva capito che si poteva telefonare, Bell ha inventato e reso efficace il telefono. Nelle arti visive come nel cinema e nella letteratura è la stessa cosa. Il grande artista è chi è capace di rendere efficace un’idea anche non sua nel modo migliore. A quanta gente deve essere venuto in mente di fare un film su Berlusconi e magari ne ha pure parlato a Sorrentino. Lui però lo ha realizzato, e lo ha realizzato a modo suo. Ma Berlusconi rimane sempre Berlusconi, la montagna sempre la montagna e il pallino colorato sempre il pallino colorato.
Hirst, allora, anche se ammette di aver rubato, non è un vero ladro ma un signore che ha chiesto in prestito 50 sterline a un amico che ne aveva 100. Lui ha trasformato le 50 sterline in milioni, l’altro le stesse 50 sterline se l’è bevute al pub. Non è colpa di Hirst se l’amico era un ubriacone.