ItaliaOggi, 27 aprile 2018
Diritto & Rovescio
Sono sicuro che Philippe Leglise-Costa, ambasciatore della Francia presso la Ue, non era d’accordo con il presidente Macron, quando, ieri, ha sbattuto la porta per protestare contro l’uso generalizzato ed esclusivo della lingua inglese nei dibattiti sul bilancio comunitari. Tutti sanno che a Bruxelles (dove pure ci sono legioni di traduttori) la lingua di lavoro è l’inglese. I dibattiti, nelle riunioni ufficiali, vengono sempre tradotti in simultanea nelle principali lingue, ma le intese politiche non si fanno alle tribune, bensì nei corridoi e ogni esponente della Ue non può essere seguito da 26 traduttori quando prende un whisky con i colleghi. Nella Ue si usa l’inglese perché è la lingua più conosciuta nei vari paesi europei. Gesti eclatanti come quelli dell’ambasciatore francese non fanno altro che rendere chiaro a tutti che il francese ha cessato, da almeno 70 anni, di essere una lingua internazionale. Non a caso, Macron parla in un inglese perfetto, indistinguibile da quello dei nativi. L’opposto dei politici italiani. E non è che con gli M5s migliori la media.