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 2018  aprile 27 Venerdì calendario

La Nintendo propone il kit dei robot di cartone da costruirsi in casa

La nuova idea di Nintendo è vera e propria ingegneria di cartone. I giocattoli fatti con gli scatoloni avanzati dall’ultimo trasloco non sono una novità, anzi in un periodo eco e di genitori illuminati trovare idee per i bimbi da realizzare con il cartone è una moda fai-da-te che va dalle casette ai trenini passando per le macchinine (YouTube spopola di tutorial anche su questo). Ma la Grande N di Kyoto è andata oltre, aggiungendo al trend la sua firma inimitabile: dentro ai giochi costruiti ritagliando e piegando ci ha messo un’anima tecnologica, la sua Switch, console che in un anno ha superato i 16 milioni di pezzi venduti. L’attesa per Nintendo Labo, la nuova linea che arriva in Italia oggi, è stata così alta che in Giappone i pre-ordini hanno superato qualunque altro videogioco. Perché alla fine si tratta di questo, del marchio di fabbrica di Nintendo: nuovi videogame, contaminati però da una grossa dose di gioco tattile.
Montare i modelli di Labo è una parte del piacere di giocarci, piacere del tutto condiviso con la famiglia – e anche questo punto è importante – perché non parliamo di due pezzi di carta da piegare e mettere assieme. La cultura giapponese degli origami si fa sentire tutta in questi complicati elaborati: Labo arriva in Italia con due kit, quello Assortito e quello chiamato Robot. Con il primo è possibile costruire da una semplice macchina radiocomandata (20 minuti di tempo stimato) fino a una canna da pesca (2 ore e mezza) e a un mini-pianoforte (anche 4 ore di tempo). Il secondo set ha delle lastre sagomate che vanno a costituire un’armatura da robottone. E fin qui tutto bello ma anche già visto. La marcia in più, come detto, è l’interazione con la console e i due joy-con, i controller multi-uso inventati da Nintendo, che inseriti dentro a quanto abbiamo costruito con tanta pazienza (e le istruzioni), utilizzano i sensori di movimento, la vibrazione e la telecamera a infrarossi per dare letteralmente vita al cartone.
Facciamo degli esempi, dato che non esistono precedenti a cui aggrapparsi. Nella canna da pesca si inserisce un joy-con e si collega un filo alla console: il sensore registra i movimenti del mulinello e sullo schermo vediamo l’amo digitale scendere in acqua, in mezzo a pesci sempre diversi a seconda della profondità, e con pazienza da pescatore aspettiamo che qualcuno abbocchi; la vibrazione avverte quando è il momento, con delicatezza, di recuperare la preda; a seconda del tipo di pesce e delle sue dimensioni, faremo un punteggio più o meno alto. Nel caso del pianoforte, la console fa da spartito mentre la telecamera a infrarossi del controller osserva i tasti suonati, riproducendo il suono corrispondente.
Mirabile è poi il Kit Robot, con il quale costruire uno zaino a cui sono collegati i cavi che sentono il movimento di mani e piedi: le telecamera li codifica e trasmette al videogioco i movimenti del robot; un casco sulla testa permette quindi di dirigere l’automa con i movimenti del capo e la nostra trasformazione, in stile Pacific Rim ma armati solo di semplice cartone, è fatta. Con tanto di conteggio delle calorie bruciate durante il gioco, non certo per gamer da divano.
Difficile come detto trovare dei precedenti, anche se possono venire in mente i cardboard di Google, visori per realtà virtuale e video a 360° in cartone che prendono vita grazie all’inserimento tecnologico (in questo caso uno smartphone). Ma Nintendo va oltre, tornando in un certo modo alle origini, a quel 1889 quando l’azienda venne fondata per produrre carte da gioco: inserendosi nel movimento del making, gli artisti del fai-da-te tra chip programmabili e stampanti 3D, porta la costruzione di nuovi giocattoli interattivi a un livello di semplicità perfetto per far giocare assieme genitori e figli.
Servirà pazienza, attenzione a non rompere i pezzi pre-stampati (ma i ricambi sono già in vendita sul sito) e creatività. Dopo i primi due set, arriveranno nuovi Toy-Con, questo il nome scelto da Nintendo per la nuova versione dei toys-to-life, i pupazzetti che prendevano vita dentro ai videogiochi, come gli Skylanders di Activision. E il gioco del Diy (do-it-yourself) non finisce qui, perché con la funzione Garage, Labo diventa una piccola officina di programmazione semplificata: attraverso comandi di complessità crescente, è possibile creare nuovi giochi a cui associare sagome di cartone fatte da noi stessi. Un’interpretazione del gioco intelligente aperta da Nintendo e che come spesso accade verrà seguita da altri marchi.