la Repubblica, 27 aprile 2018
Tutti i misteri del romanzo (anonimo) sul kamikaze
Ghirghis Ramal è uno pseudonimo. Non sappiamo se sia un uomo, una donna, un autore collettivo.
Sappiamo solo che dietro questo nome si nasconde qualcuno che ha l’ambizione di descrivere i demoni del nostro tempo ispirandosi deliberatamente a Dostoevskij. Secondo la versione ufficiale, i video su Youtube e un’abile strategia di marketing, il suo nome compare la prima volta a settembre, in calce a un dattiloscritto inviato a uno scrittore italiano. Racconta la storia di un immigrato egiziano, un ragazzo omosessuale schiacciato dalle contraddizioni di due mondi troppo lontani.
Descrive da vicino la nascita di un attentato simile a quelli di Nizza e Barcellona. Sette mesi dopo su quel nome si gioca una scommessa, farlo diventare un caso editoriale: Ghirghis Ramal è l’autore senza volto del romanzo La colpa.
Un libro audace e non solo perché DeA Planeta lo manda in libreria sostenendo di non conoscere la vera identità dell’autore, ma anche perché descrive cosa accade nella mente di un uomo che accetta di farsi saltare in aria in nome dell’Islam, quali sono i conflitti intimi e le spinte esterne che trasformano un ragazzo in un kamikaze. Nel caso del protagonista del romanzo è la mancata accettazione sociale della sua identità sessuale a trasformarsi in una colpa da espiare con il martirio. «Visti i temi trattati Ghirghis Ramal ha deciso di non rivelarsi, neppure con la casa editrice», dichiara Stefano Izzo, l’editor della DeA Planeta che ha ricevuto il manoscritto dallo scrittore italiano. «All’inizio pensavo a un bluff del mio amico – racconta Izzo – ma mi sono bastate poche righe per capire che non era lui l’autore e poche pagine per decidere che volevo assolutamente pubblicarlo. Ho intestato il contratto a un’altra persona, la sua agente letteraria, e ho provato l’insolita esperienza di un editing a distanza».
Naturalmente il nome dell’agente resta top secret.
Mustafà Jamal è omosessuale, vive a Milano con un famoso pianista, ma accetta di sposare la ragazza che la famiglia ha deciso per lui, di regalarle in Egitto una casa e un matrimonio da favola. Il peso delle bugie diventa presto insostenibile e il suo inferno privato si trasforma in tragedia collettiva.
Poco importa che Ramal riscatti il suo protagonista sul finale e che lo circondi di personaggi che vivono l’Islam in modo differente – una ragazza che pensa che il Corano vada storicizzato e ritiene il terrorismo un’offesa alla propria fede, i fratelli più occupati a sbarcare il lunario che a interrogarsi su Allah, un italiano sedotto da una religione che vede come unico mezzo per scardinare il capitalismo occidentale – il tema è comunque delicato: descrive una comunità che ancora in larga parte considera l’omosessualità un crimine o una malattia da cui bisogna pregare di guarire per ottenere il perdono divino. E descrive la violenza, non solo ideologica, di certi ambienti vicini ai Fratelli Musulmani. Quel che è certo è che Ramal dimostra di conoscere bene la materia di cui parla: la rivista di Al Qaeda Inspire, i circoli culturali che in Italia ricevono finanziamenti dal mondo arabo e l’attività di proselitismo che vi si svolge, i meccanismi di plagio mentale utilizzati dai terroristi per arruolare soldati tra le file dei disperati.
Ma allora chi è davvero Ramal?
Izzo sostiene di avere scritto per mesi a un indirizzo mail anonimo, di avere parlato del libro, di avere deciso un nuovo titolo – quello originale era Gli dei del terrore – ma di non avere mai tentato di violare la cortina di riservatezza eretta dall’autore. «Immagino che sia una persona di madrelingua italiana, che abbia una capacità linguistica mediata dalla tradizione letteraria. Non ha le ansie dell’esordiente e a meno che il dattiloscritto non sia arrivato a noi dopo anni di lavoro e numerose stesure, è opera di un professionista. La competenza nella costruzione, la gestione di tanti voci… Oltre al talento, c’è del mestiere».
Mestiere e talento: il primo indiziato è lo scrittore che per primo ha letto il dattiloscritto. In questo caso è facile avanzare ipotesi: Izzo è stato l’editor di Walter Siti a Rizzoli e alcuni dei temi trattati – il rapporto con Dio, l’omosessualità, la vergogna – stanno a cuore a Siti. Anche il denaro, o meglio l’ascensore sociale bloccato, i discorsi sulla fine della proprietà privata che ne La colpa appartengono al giovane italiano attratto dall’Islam, sono materia affrontata da Siti nel suo ultimo libro, il pamphlet Pagare o non pagare (nottetempo). «Non ho ricevuto io il manoscritto de La colpa – dice Siti – ma l’ho letto e ne scriverò perché mi ha colpito.
Credo che l’autore voglia restare anonimo per proteggere le biografie di persone a lui vicine. E poi, se un autore desidera l’anonimato ha il diritto di ottenerlo, come Elena Ferrante».
Peccato che in questo caso, almeno stando alle versioni ufficiali, neanche l’editore conosca l’autore. E, a differenza dell’editore della Ferrante, DeA Planeta è una multinazionale sicuramente molto attenta a questioni di diritti d’autore, contenuti editoriali ed eventuali querelle legali. «La responsabilità è comunque dell’editore continua Izzo – noi lo pubblichiamo con il nostro nome e ne rispondiamo. Non è un reportage, un saggio o un manifesto politico, non è così importante che il lettore sappia chi si nasconde dietro Ghirghis Ramal». È consapevole che il romanzo possa essere criticato e da più punti di vista? «Immagino che ad alcuni possa dare fastidio che si dipinga un attentatore suicida come una persona fragile, non pienamente consapevole di quello che sta facendo. Altri ancora potrebbero accusarci di razzismo, sono sereno». Che Izzo conosca o no il suo autore, resta una certezza: Ghirghis Ramal è uno scrittore abile. Come abile è chi sta curando la campagna promozionale. Izzo pubblica un video su Youtube in cui si augura, un giorno, di poterlo conoscere. Un altro video, sempre sul canale ufficiale della casa editrice, riprende un attore di spalle. Luce soffusa, voce volutamente alterata, il presunto Ramal prende la parola: «Ho voluto scrivere un libro che mostrasse come dietro il terrorismo islamico ci siano molteplici fattori, spesso più personali che politici. E se non è organizzato è anche più pericoloso di quanto non sembri, no? Ogni fanatismo, che sia religioso o ideologico si nutre di nichilismo e produce odio. Ho usato uno pseudonimo per proteggere me stesso, i miei famigliari e i miei amici. Vi sembra poco? E poi perché dovrebbe essere importante conoscere l’autore di un romanzo per apprezzarlo o meno?». Per apprezzarlo forse non serve a nulla, ma per vendere un libro il mistero sull’identità dell’autore può essere utile. Si chiama marketing e alla DeA Planeta lo sanno bene.