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 2015  agosto 24 Lunedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Federica Guidi
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

C’è un nuovo buco nei bilanci pubblici, di cui non si saprebbe niente se non lo avesse scoperto, ieri, il Corriere della Sera: la Consulta, chiamata in causa dalla Corte dei Conti, ha giudicato incostituzionale il bilancio d’assestamento 2013 della Regione Piemonte, che è stato stilato con criteri analoghi a quelli adoperati nelle altre Regioni, a parte la Lombardia. Ne deriva che tutti i bilanci regionali, a pare quello lombardo, sono incostituzionali e vanno riscritti, aumentando l’esposizione di ciascun ente. Mario Sensini, che ha scoperto la cosa, valuta il buco tra i 9 e i 20 miliardi, tutti da pagare. E a pagare, alla fine, saremo noi.

Il concetto mi è chiaro, ma intanto si tratta di definire personaggi e interpreti, Corte dei Conti, Corte costituzionale, ecc.
Le ripeto quello che sono costretto a spiegarle ogni volta: la Corte dei Conti è un organo della magistratura che guarda il come e il quanto delle spese di tutte le amministrazioni pubbliche e, dopo aver guardato, giudica. In questo caso la via seguìta è nuova: la Corte dei Conti ha chiamato in causa la Corte costituzionale e rimesso a lei la responsabilità della sentenza. La lente è stata posta sul bilancio di assestamento del Piemonte e la Corte costituzionale ha confernato i sospetti della Corte dei conti: il bilancio è incostituzionale. Non si faccia impressionare dall’espressione “bilancio di assestamento”: è semplicemente un bilancio a cui sono state apportate le opportune correzioni, in entrata e in uscita. Mi auguro lei sappia che con la parola “bilancio” intendiamo quel documento in cui qualunque persona giuridica è obbligata a registrare, secondo criteri prestabiliti, entrate e uscite.  

Dove avrebbe sbagliato la Regione Piemonte, nel 2013 se non sbaglio governata dal leghista Roberto Cota, a capo di una giunta di centro-destra?
In quell’anno lo Stato prestò alle Regioni 26 miliardi, vincolandoli al saldo dei debiti che ciascuna Regione aveva verso i suoi fornitori. Cota ha lamentato parecchie volte di aver trovato un buco di due miliardi nelle casse piemontesi, determinato, a suo dire, dalla precedente gestione di Mercedes Bresso. Però la giunta di centro-destra fece poco per intaccare quell’esposizione: alla fine del 2012 il debito determinato dalla sola Sanità aveva superato i quattro miliardi. La Regione Piemonte, secondo quanto ha sentenziato la Corte costituzionale, prese i soldi che le erano arrivati per saldare i fornitori e li adoperò per tutt’altro scopo, inserendoli in bilancio addirittura come “mutuo”. E la cosa non è ammessa. Un giro d’orizzonte sulle altre regioni mostra che si sono tutte comportate allo stesso modo. Hanno preso i 26 miliardi destinati ai fornitori e ci hanno fatto, come si dice, politica. Adesso, ogni regione deve restituire il maltolto.  

E come si fa?
Probabilmente ci vorrà una legge per spalmare il debito su molti anni. Ma il guaio è serio. La finanza locale è alla frutta. L’abolizione delle province, che doveva far risparmiare qualcosa, avrà invece un costo di due miliardi. I sindaci stanno protestando per l’annuncio della soppressione della tassa sulla prima casa. L’insieme dei risparmi decisi nel 2008, e che si ripetono ogni anno, vale 40 miliardi. Il taglio diretto dei trasferimenti ha sottratto 22 miliardi. La sforbiciata sulla sanità ha tolto di mezzo altri 17,5 miliardi. Sindaci e governatori hanno deciso che di altri tagli non vogliono sentir parlare. La stessa Corte dei Conti si chiede, in un passaggio della sua relazione, se il comportamento del governo non sia alla fine censurabile: chiede agli enti locali di fare certe cose, ma non fornisce i mezzi per realizzarle.  

Il federalismo non doveva essere la panacea di tutti i mali?
Ma il federalismo, di fatto, non è stato mai realizzato. Non c’è federalismo se non si instaura il sistema per cui, prima di tutto, ciascun ente locale (lasciamo stare, adesso, quanti e quali debbano essere questi enti locali) raccoglie i soldi per conto suo, cioè ha capacità impositiva. In altri termini: fin dall’inizio il nostro sistema ha funzionato con lo Stato accentratore che mette le tasse e poi redistribuisce i soldi tra tutti quanti. Il federalismo imporrebbe invece che a mettere le tasse sia il Comune o la Regione, il quale potrà essere giudicato poi dai cittadini sulla base di quanto ha preteso e sull’uso che ha fatto del denaro. Senza questo, non si tratta di federalismo, ma di moltiplicazione delle poltrone e delle clientele. La Corte dei Conti denuncia «il rischio non solo di nuovi squilibri economici, ma anche di un’endemica conflittualità tra i livelli territoriali di governo». Conflittualità che è già in atto.  

Soluzioni?
Bisognerebbe azzerare tutto e ricominciare daccapo. Mi viene il mal di testa solo a pensarci. (leggi)

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