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 2015  agosto 24 Lunedì calendario

I TUFFATORI PIÙ PAZZI DEL MONDO

La Torre Saint-Nicolas di La Rochelle. L’Opera House di Copenhagen. Il ponte di Mostar. Gli high diver si tuffano da trampolini impossibili, per luogo, certo, e per altezza: tra i 26 e i 28 metri (tre volte la pedana olimpica) gli uomini, 20 metri le donne. Volano insomma come gabbiani, gli atleti delle Red Bull Cliff Diving World Series 2015. E tre secondi dopo essersi lanciati toccano la superficie dell’acqua, a una velocità media di 85 chilometri all’ora. «Il coraggio, però, qui c’entra a metà», spiega Claudio De Miro, ex membro della Nazionale di tuffi, giudice di questi Mondiali. «Servono una preparazione fisica e una predisposizione mentale inattaccabili. Sono quelle che ti salvano dal rischio di infortuni».
Cosa è cambiato da quando i primi tuffatori estremi si lanciavano alle Hawaii, e lo facevano solo loro?
«La tecnica e l’agonismo, che hanno trasformato questo genere di tuffi in uno sport».
I trampolini normali sono di 10 metri, qui si salta da 27: si andrà oltre?
«In gara no. Per le esibizioni si arriva a 30 metri».
Come ci si allena, se non esistono pedane così alte ?
«In piscina, dividendo il tuffo in più parti. Solo nei giorni prima delle gare viene eseguito per intero. In ogni caso troppe ripetizioni non sono possibili: il fisico non reggerebbe il carico di lavoro».
Dalle scogliere alle città: cosa cambia per chi si tuffa?
«L’altezza è identica, cambiano i punti di riferimento che gli atleti utilizzano per l’orientamento».
Come si diventa davvero bravi in questo sport?
«Bisogna essere dotati di una buona tecnica, di una buona velocità, un buon fisico, naturalmente di coraggio e di un notevole controllo. Non a caso i migliori high diver provengono dal mondo dei tuffi olimpici. Questo però non significa che tutti i pool diver possono saltare da queste altezze. Ho incontrato parecchi campioni del mondo e olimpici che non si tufferebbero mai da 27 metri».
Chi è il tuffatore più ardito di sempre?
«Ce ne sono due. L’americano Steven LoBue, che esegue il programma più difficile al mondo con 5 salti mortali in avanti con mezzo avvitamento e 3 salti mortali indietro con 4 avvitamenti. E l’inglese Blake Aldridge, che fa il tuffo più difficile al mondo: 2 salti mortali rovesciati con 5 avvitamenti con coefficiente di difficoltà 6.3».
Chi si sta rivelando invece una sorpresa inaspettata?
«Direi Sergio Guzman. È un giovane messicano, l’unico a eseguire tuffi con rotazioni all’indietro e rovesciati raggruppati».