La Stampa, 24 agosto 2015
A quale categoria dell’eterno ritorno apparterrà la riaccesa fiamma fra il Milan e Balotelli? Sarà un sequel, un remake o un reboot? Perché il passato quasi mai torna, se non come un brivido consolatorio, una minuscola porzione di immortalità persino quando il cinquantenne Rocky rimette piede sul ring, o Danny Torrance, il bimbo di Shining, è cresciuto insieme a noi in Doctor Sleep
Chissà se quello di Mario Balotelli sarà un sequel, un remake o un reboot? A quale categoria dell’eterno ritorno apparterrà la riaccesa fiamma fra il Milan e il centravanti? È quasi un problema filosofico, anche senza tirare in ballo le vette di Friederich Nietzsche sulla riproposizione infinita dell’uguale, perché nella civiltà degli archivi e dunque delle ripetizioni compulsive nessun seguito sarà mai semplice come Vent’anni dopo di Alexandre Dumas. E dunque sarà un sequel? O un remake, cioè un rifacimento con aggiustatura dei dettagli? O un reboot, cioè una manipolazione che cambia i presupposti dell’originale? Magari invece sarà un prequel, come in Guerre stellari, come se il Balotelli 2 spiegasse il Balotelli 1. Non se ne esce. Non è nemmeno una questione calcistica, semmai la questione delle decine di migliaia di fan che pagano il biglietto – in perfetta sintonia anagrafica coi loro idoli – per risentire i Deep Purple, o i Kiss, o i Rolling Stones, la cui resurrezione sta diventando una coazione a ripetere, e per risentire nelle orecchie e sulla pelle il perduto soffio dei vent’anni.
Certo, Balotelli è ancora giovane, non è detto che si applicherà a lui il cliché della minestra riscaldata: non va sempre a questo modo, Michael Jordan dopo un paio d’anni trascurabili nel baseball riprese in mano il pallone da basket e ricominciò a metterlo a canestro da numero uno del pianeta, Alain Prost risalì sulla Williams e fu di nuovo campione del mondo; eppure vengono in mente più spesso i malinconici rientri di Bjorn Borg, di Michael Schumacher o quello senza gloria di Muhammad Alì. Qualcuno ha qualcosa da ridire sulla moltiplicazione incommensurabile dei libri e dei film di Harry Potter? Sarebbe più facile capire con uno sberleffo felice alla Robert Zemeckis che in «Ritorno al futuro II» (evento cinematografico felicissimo che conteneva nel titolo e nella trama l’idea del corso e del ricorso) immagina Marty McFly, cioè Michael J. Fox, davanti a una locandina tridimensionale dello Squalo 19. Per quest’anno sono annunciati i rilanci di serie televisive trionfanti oltre due decenni fa, Twin Peaks, X Files, Dragon Ball. Il progetto sembra trarre ispirazione dal luogo comune più diffuso nelle migliori pizzerie: si stava meglio quando si stava peggio. E infatti la rispolveratina riscuote apprezzamenti soprattutto in politica, per cui il governo scorso faceva schifo, ma mai quanto quello attuale: non stiamo parlando dei sette governi di Giulio Andreotti, ai tempi della Prima repubblica, quando il replay era una vincente strategia di sopravvivenza, piuttosto della persuasione che serva sempre un Prodi II o addirittura un Berlusconi V a sistemare tutto questo mondo che non va. E infatti l’immortale Silvio conserva in congelatore qualche milione di affezionati, sebbene non siano i sei milioni di Rossella, numero di copie vendute dal libro di Alexandra Ripley, seguito remunerativo ma dimenticato dell’indimenticabile «Via col vento» di Margaret Mitchell.
Forse il Balotelli bis non sarà trascurabile come i bis di Andry Shevchenko o Ricky Kakà, e forse non ha nemmeno l’intento ormai comico della riscoperta degli Anni Settanta, e poi degli Ottanta e poi dei Novanta, a cadenza precisissima, e cioè quando i ventenni di un tempo, diventati quarantenni e classi dirigente, rivalutano l’epopea della loro giovinezza. Forse il senso è tutto qui, Giovanni Trapattoni e Gigi Radice di nuovo sulle panchine di Juve e Toro a illudere su un passato che quasi mai torna, se non come un brivido consolatorio, una minuscola porzione di immortalità persino quando il cinquantenne Rocky rimette piede sul ring, o Danny Torrance, il bimbo di Shining, è cresciuto insieme a noi in Doctor Sleep. Ma si sappia che non è precisamente il caso del giovane Mario: per esserci un Balotelli 2 manca ancora un Balotelli 1.