Maurizio Porro, Corriere della Sera 24/8/2015, 24 agosto 2015
I radio days di Robert Altman nell’ultimo film del 2006, testamento del suo modo di far cinema. Un grande autore americano amante della coralità (è chiaro da almeno due capolavori, Nashville e America oggi ), per non dire del suo primo, grottesco Mash
I radio days di Robert Altman nell’ultimo film del 2006, testamento del suo modo di far cinema. Un grande autore americano amante della coralità (è chiaro da almeno due capolavori, Nashville e America oggi ), per non dire del suo primo, grottesco Mash . Di Altman siamo orfani inconsolabili, ma la tendenza è dimenticarlo: chiedete de I c ompari , di Tre donne , Il lungo addio : non sono stati visti. In questo film che rievoca la diretta d’una trasmissione radiofonica pop country musical, l’autore mette in scena la nostalgica confusione dell’ultima puntata dal teatro Scott Fitzgerald di S. Paul, Minnesota con il vero conduttore Garrison Keillor (nei panni di se stesso) contro lo spietato speculatore immobiliare (il grande Tommy Lee Jones) insensibile al fascino delle memorie della old America. In questa serata particolare accadono cose particolari, un tocco di paranormalità che suggella l’addio a un’epoca, anche da parte di Altman che si diverte con misteriose signore (Virginia Madsen è la «morte ammaliatrice»), cantanti da terza età, il detective Kevin Kline della security, il direttore di scena e la segretaria e due cowboy di provata volgarità. Il film, toccata e fuga nei confronti di ricordi stratificati in tipologie classiche, quasi un sequel di Nashville , è sceneggiato con lo stesso Keillor che, dal 1974, ha condotto per 30 anni la trasmissione radio «A Praire Home Companion», ed è un miracolo di sintonia tra forma e sostanza che per Altman coincidono nello sguardo ormai 80enne di un saggio osservatore dei costumi. Tutto meravigliosamente intonato nel cast che comprende Lily Tomlin, Woody Harrelson e una Meryl Streep canterina (meglio della rockettara di oggi), in un malinconico sguardo corale polifonico, con un che di crepuscolare e claustrofobico allietato dalla colonna sonora country, genere cui il regista ha dedicato le sue migliori forze. © RIPRODUZIONE RISERVATA Radio America di Robert Altman, 2006