
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Berlusconi ieri si è effettivamente presentato al Palazzo di Giustizia di Milano, dove si celebrava l’udienza preliminare del processo Mediatrade.
• Finalmente! Da quanto mancava?
Otto anni. Fuori, quelli dell’Idv hanno issato un cortello: «Bentornato. Dentro ti stanno aspettando». Erano più numerosi, però, i sostenitori del premier. All’uscita, quando il Cav s’è fermato per salutare la piccola folla agitando la mano – ed è salito sul predellino, un brivido – si sono sentiti cori di “Silvio, Silvio” e grida contro Di Pietro. Su banchetti allestiti in mezzo a un nugolo di celerini si offrivano magliette con la scritta “Silvio, devi resistere”, “Basta con le false accuse a Berlusconi” eccetera. Ho l’impressione che il gruppo dei sostenitori abbia avuto la meglio sul gruppo dei contestatori.
• E in aula?
Era l’udienza preliminare. Il giudice Maria Vicidomini deve solo stabilire se ci sono gli estremi per fare il processo a Berlusconi oppure no. Dibattito per ora a porte chiuse. Il premier, a quanto se ne sa, non ha aperto bocca. L’avvocato Ghedini non esclude che in futuro si faccia interrogare o rilasci dichiarazioni spontanee. A interrogarlo, in effetti, non c’è mai riuscito nessuno. E sì che, secondo dati che ha fornito lo stesso premier, ieri era la 2565esima udienza della sua vita. Un signore, Marco Bava, in possesso di una sola azione Mediaset, ha chiesto di costituirsi parte civile contro di lui e contro gli altri undici imputati. I giudici hanno respinto. Da segnalare anche la stretta di mano tra il premier e i due pm che lo accusano: Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro. In generale, il grande imputato è apparso molto tranquillo e quando s’è trovato all’uscita in mezzo alla folla quasi felice.
• In che consiste poi questo processo?
Per mandare in onda un telefilm o un film americano bisogna comprarne i diritti. Mediaset compra e ha sempre comprato in America diritti a man bassa. Niente di strano: lo fa anche la Rai, lo fanno tutte le tv del mondo. Pero i magistrati sostengono che certi diritti Paramount negoziati nella prima metà degli anni Novanta sono stati pagati troppo. Come mai?
• Come mai?
Secondo i magistrati, una parte di questo prezzo gonfiato, e saldato all’estero, finiva nel conti segreti del premier. In questo modo, il padrone di Mediaset si sarebbe costituito un tesoro oltre frontiera senza pagarci su le tasse. Intendiamoci, nel mondo delle nostre imprese è una pratica diffusissima: devo acquistare in un altro paese una certa materia prima con cui fabbrico i miei prodotti. Non acquisto direttamente, ma fondo una società anonima, mettiamo, in Liechtenstein. Questa società (che è mia, ma non si sa) compra a 10 in Liechtenstei e mi rivende a 20 in Italia. Due vantaggi: un 10 mi resta in un conto estero e il fisco non lo vede. Pagando poi una fattura da 20, abbatto gli utili della mia società in Italia e pago meno tasse. Se ci pensa, la stragrande maggioranza delle srl o delle piccole spa italiane è miracolosamente in pareggio, cioè non guadagna e non perde.
• Berlusconi ha fatto questo?
Berlusconi potrebbe aver fatto questo, ma non tocca a lui dimostrare di non averlo fatto, come ha sostenuto ancora ieri Rosy Bindi. Sono i giudici che devono portare le prove della truffa (e fino a quel momento il Cavaliere è innocente). Ora, nel racconto dell’accusa ci sono tre stranezze. La prima stranezza è che l’intermediario non è una società, come accade sempre, ma una persona fisica, di nome Frank Agrama, un egiziano che ha prodotto, tra gli altri, il film Robotech. Costui aveva i diritti Paramount per l’Europa e, per avere un prodotto Paramount, bisognava perciò rivolgersi a lui. Come mai, volendo far la cresta sul business dei diritti, l’avido Berlusconi si sarebbe limitato a questo solo fornitore? E questa è la seconda stranezza, perché, in tutti gli altri casi, quelli di Mediaset hanno comprato direttamente dalle case di produzione, senza intermediari. La terza stranezza è che un giro di corruzione esiste, e riguarda un gruppo di manager della stessa Mediaset. Costoro avrebbero incassato da Agrama 21 milioni e mezzo in totale, come ha raccontato lo stesso Berlusconi ieri mattina in tv a Belpietro. Erano chiaramente creste. Ma francamente mi pare inusuale che il padrone partecipi alla cresta dei suoi stessi dipendenti. Può darsi benissimo che io non ci arrivi perché il giro è troppo complicato e raffinato. Aspetto quindi, persino con una certa ansia intellettuale, la ricostruzione dei giudici. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 29/3/2011]
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