Stefano Sansonetti, ItaliaOggi 29/3/2011, 29 marzo 2011
FINTECNA, UN TESORO DA 2,7 MILIARDI
Custodisce uno scrigno all’interno del quale è tenuta la bellezza di 2 miliardi e 700 milioni di euro. Si tratta di depositi bancari, assegni, denaro e altri valori gelosamente conservati nella cassa di Fintecna. Motivo in più, o forse vero motivo, per cui sulla finanziaria di partecipazioni del Tesoro si stanno scatenando da qualche tempo a questa parte appetiti di alto livello.
Il quadro generale, del resto, consente di capire rapidamente qual è la posta in gioco. Per cominciare, è chiaro che in un periodo di vacche magre veder spuntare dai documenti contabili della società la cifra di 2,7 miliardi fa quasi impressione. In secondo luogo basta dare un’occhiata un po’ più profonda a Fintecna per capire che caleidoscopico universo controlli. La holding di via XX Settembre, per ora guidata da Maurizio Prato, controlla società pubbliche come Patrimonio dello stato spa, Fintecna immobiliare, Tirrenia, Fincantieri e il 49% di Alitalia servizi. Aziende che non sempre vanno bene, si pensi solo ai traghetti di stato, ma che rappresentano una riserva di poltrone non indifferente. Senza poi contare che una controllata come Fintecna immobiliare a sua volta controlla decina di società di cui forse non tutti, ai piani alti di via XX Settembre, conoscono l’esistenza. Tanto per limitare gli esempi ai casi di controllo al 100%, si scopre che da Fintecna immobiliare dipendono la Quadrifoglio srl, la Giardino tiburtino spa, la Valcomp Uno srl, la Valcomp Due srl, la Quadrifoglio Palermo srl, la Pentagramma Roma srl e il Consorzio G1.
Tutte con sede fissata a via Versilia 2 a Roma, ovvero la medesima sede di Fintecna.
Sono anni che Prato si trova a gestire tutto questo mondo, con situazioni a volte molto difficili: su tutte il tentativo di privatizzare Tirrenia. Ma è anche vero che Prato, manager dell’Iri che fu, ex ad dell’Alitalia, è ormai prossimo ai 70 anni. Stimato dal sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianni Letta, ha già fatto capire di essere pronto a lasciare la direzione dell’Agenzia del demanio (vedi ItaliaOggi del 17 marzo scorso). E forse, ma non è ancora detta l’ultima parola, è pronto ad affrancarsi anche da Fintecna. Di certo nelle stanze che contano del dicastero di via XX Settembre, guidato da Giulio Tremonti, c’è chi sta caldeggiando da tempo una razionalizzazione di questo mosaico di società per certi versi considerate non più funzionali. O almeno non più congruenti con gli obiettivi iniziali.
Per questo al dipartimento del Tesoro, diretto da Vittorio Grilli, si stanno valutando progetti che potrebbero portare a una semplificazione, almeno nel settore immobiliare. Cosa che potrebbe avvenire avvicinando realtà come Patrimonio spa, Fintecna immobiliare e lo stesso Demanio. Ma si stanno radiografando anche progetti che potrebbero portare a una ricalibratura di alcune realtà. Per esempio in relazione a Patrimonio spa, fortemente voluta da Tremonti nel 2002 e ora di fatto svuotata dallo stesso ministro, si ragiona sull’opportunità di riconvertirne il business: non più spa che mette in cassa i soldi delle dismissioni immobiliari (non tanti in questi anni), ma società che aiuta gli enti locali a gestire e a mettere a reddito il loro «mattone».
Ecco, per lo sviluppo di queste varianti, almeno secondo quanto trapela da via XX Settembre, è considerata difficile una permanenza in sella di Prato. Ne consegue l’intenzione di puntare su uno o diversi profili più congeniali all’attuale inquilino del superdicastero.