Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 29/03/2011, 29 marzo 2011
CAUSE VERE E PRESUNTE DELLA GUERRA FRANCO-LIBICA
In relazione al recente e più che sospetto attivismo francese relativo alla Libia, rivolgo a lei e ai lettori del Corriere le seguenti domande. 1) Non sarà tale attivismo forse motivato dal desiderio di far fuori Gheddafi per impedirgli di raccontare come andò la vicenda dell’aereo di Ustica? Ai lettori più giovani che non sapessero di cosa sto parlando, suggerisco di consultare in archivio del Corriere i numerosi articoli pubblicati da Andrea Purgatori in materia. 2) Non sarà tale attivismo motivato, soprattutto dopo il ritorno di Juppé agli Esteri, da motivazioni simili a quelle che portarono il governo francese non a coprire, ma a coadiuvare il genocidio ruandese del 1994, di cui sta per essere ricordato il 17 ° anniversario? Suggerisco a chi cadesse dalle nuvole di consultare questo link http://www. lanuitrwandaise. net/actualites/communiques/le-retour-d-alain-juppeaux. 302. html e tutto il sito cui appartiene, nonché il libro di Jacques Morel ivi reclamizzato (1.500 pagine, titolo: «La Francia al cuore del genocidio dei Tutsi» ), per concludere con un altro sito il cui nome è tutto un programma: http://www. genocidemadeinfrance. com Per la cronaca, le motivazioni sottese a tale attivismo passato e presente sono il desiderio di promuovere l’egemonia francese (compresa la lingua) nel continente africano!
Federigo Argentieri, Roma
Caro Argentieri, il coinvolgimento francese nella tragedia di Ustica non è mai stato documentato e la tesi più accreditata sul piano tecnico, anche se più volte contestata proprio su questa pagina, è quella di una bomba all’interno dell’aereo. Mi chiedo d’altro canto perché la Francia debba essere preoccupata dalle eventuali dichiarazioni di un uomo politico che nel corso della sua vita ha lanciato accuse cervellotiche contro qualsiasi Paese avesse in quel momento la sorte di essere il suo favorito capro espiatorio. Quanto ai massacri ruandesi, iniziati nel 1994, esistono colpe e responsabilità del governo francese (il primo ministro, fra il 1995 e il 1997, era Alain Juppé), ma non bisogna dimenticare che quelle responsabilità furono largamente condivise da tutti i maggiori Paesi occidentali e in particolare dagli Stati Uniti. I massacri ebbero luogo poco tempo dopo la traumatica esperienza somala e il ritiro degli americani da Mogadiscio, deciso da Bill Clinton. Nessuno in quegli anni aveva voglia di lasciarsi impelagare in un altro sanguinoso scontro tribale. Non vedo d’altro canto perché dovremmo regalare a Nicolas Sarkozy il merito di una visione politica discutibile ma pur sempre di largo respiro. Sino all’inizio delle rivolte il presidente francese fu il partner privilegiato di quasi tutti i leader autoritari dell’Africa del Nord. Volle che il presidente egiziano Hosni Mubarak divenisse vicepresidente della sua creatura preferita, l’Unione Mediterranea, fondata contro molte riserve italiane e tedesche nel 2008. Permise che un suo ministro offrisse l’assistenza della Francia al leader tunisino Ben Ali quando la protesta contro il suo regime era già cominciata da qualche giorno. Il suo tasso d’approvazione, nei sondaggi francesi, è sceso a un quinto dell’elettorato. Nelle prossime elezioni presidenziali (2013) rischia di avere contro di sé al primo turno un volto nuovo della destra francese (Marine Le Pen), un nemico che proviene dalle file del suo stesso partito (Dominique de Villepin) e un nuovo candidato socialista (Dominique Strauss-Khan, oggi direttore del Fondo monetario internazionale): tre candidati molto più agguerriti e pericolosi di quelli delle ultime presidenziali. Ha agito spregiudicatamente in Libia per cancellare il ricordo dei suoi amoreggiamenti con i tiranni di ieri, per ridare ai rapporti della Francia con l’Africa del Nord una nuova verginità e soprattutto nella speranza di vincere le elezioni del 2013. Anch’io penso che il controllo della Libia aggiungerebbe un tassello importante alla politica post-colonialista della Francia in Africa. Ma quale controllo potrà la Francia esercitare su un Paese di cui nessuno può dire oggi da chi sarà governato dopo la eventuale caduta di Gheddafi? Sarkozy non pensa alla Francia del futuro. Pensa a quello che accadrà di lui dopodomani.
Sergio Romano