Franco Bechis, Libero 29/3/2011, 29 marzo 2011
STORIA D’AMORE COL NEMICO LA CGIL CACCIA LA DIRIGENTE
Lei è una Susanna Camusso in piccolo. Quarantenne piena di grinta, bionda e perfino di bell’aspetto. Con una determinazione che sembrava presagio di una rapida carriera Donatella Bruni nel novembre 2007 con un plebiscito era stata eletta segretaria provinciale della Cgil a Vibo Valentia. Un incarico cui era stata confermata fra gli applausi solo nella primavera 2010. E da cui a sorpresa è stata sbalzata improvvisamente il 25 marzo scorso con una mozione di sfiducia votata da 37 membri sui 46 aventi diritto nel direttivo provinciale della Cgil. Le colpe? Quelle messe per iscritto molte e piuttosto fumose. Quella vera, una sola: essersi innamorata. Non proprio del nemico, ma quasi: il suo nuovo compagno è il segretario provinciale della Uil, Luciano Prestia.
CORTEI GALEOTTI
Entrambi sposati, si sono conosciuti organizzando le numerose manifestazioni sindacali della zona. Da qualche mese si frequentavano in gran segreto. Poi il pettegolezzo è corso di bocca in bocca. Fino a deflagrare nei primi giorni di marzo, dando scandalo e qualcosa di più in una città che è ancora un paesone. La notizia della “love story” sindacale è iniziata a trapelare prima su qualche blog calabrese, poi è finita pure sui giornali locali. E non è andata giù al grande corpaccione della Cgil. Eppure solo poche settimane prima – era il 10 febbraio – tutti avevano applaudito al successo ottenuto insieme dalla Bruni e dal Prestia quando avevano guidato il sit in davanti all’Inps sbloccando finalmente il pagamento della cassa integrazione per 221 lavoratori di un call center che erano restati a secco a gennaio. Nessuno aveva trovato qualcosa da ridire d’altra parte alla vigilia di Natale quando come spesso accadeva la Bruni e Prestia avevano trascinato in piazza Cgil e Uil a difendere l’esistenza dell’ospedale Serra San Paolo che rischiava di essere la prima vittima dei tagli alla sanità locale. Da tempo in quel fazzoletto di Calabria Cgil e Uil andavano d’accordo anche quando a livello nazionale i sindacati litigavano. Semmai era la Cisl a restare isolata. Ma quando di bocca in bocca è arrivata la notizia della relazione sentimentale fra i due segretari, ogni battaglia comune Cgil-Uil degli ultimi mesi si è trasformata in un capo di accusa contro la Bruni. E le varie confederazioni locali del sindacato guidato dalla Camusso hanno colto l’occasione al volo per regolare i conti con la loro segretaria che stava riorganizzando la Cgil causando loro più di una sofferenza. La love story proibita è stata condita di mille particolari e la gestione della Cgil improvvisamente è diventata “scandalosa” per tutti i segretari generali di categoria della zona e per tre segretari confederali su cinque che hanno preso carta e penna scrivendo un romanzone alla Ca musso. In pubblico naturalmente tutti hanno sostenuto che le questioni sentimentali nulla avevano a che vedere con la protesta solo casualmente nata all’indomani delle rivelazioni sulla love story.
NON S’HA DA FARE
Ma nella lettera i dirigenti della Cgil hanno comunque sottolineato la “inopportunità” di quella vicenda privata che ormai era divenuta pubblica, e quindi politica. La Camusso forse ha letto, forse no. Comunque non ha speso una parola a difesa della Bruni, così gli altri hanno avuto l’impressione di ricevere con quel silenzio assenso il via libera alla destituzione. Avvenuta formalmente il 25 marzo. Destituita la Bruni però il direttivo non ha ancora convocato l’assemblea Cgil necessaria all’elezione del successore. Così in carica formalmente dovrebbe esserci ancora lei. Che il 26 mattina anche se era sabato si è recata puntualmente in ufficio anche per fare le classiche casse con cui recuperare documenti ed effetti personali. Ma la Bruni non è riuscita ad entrare: nella notte qualcuno aveva fatto cambiare serratura alla sede. Così lei è corsa dai carabinieri e ha fatto denuncia contro ignoti.
LO SFOGO
E nello stesso tempo non ha abbozzato, rendendo la pariglia agli scandalizzati ex compagni. In sei pagine ha ricostruito pubblicamente la sua vicenda, punzecchiando anche la Camusso che se ne è lavata le mani perché troppo «impegnata a rotolarsi la sciarpa bianca». Sostiene di essere stata umiliata non solo per la sua storia di amore messa in piazza, ma soprattutto per le «nefandezze che ho denunciato ai vari organismi nazionali e regionali che quotidianamente da anni funzionari e dirigenti locali della organizzazione perpetrano in assoluta tranquillità e in spregio delle regole interne del sindacato ed anche della giustizia ordinaria». Non vengono citati i singoli fatti, che secondo alcune indiscrezioni vengono citati invece in un esposto giudiziario. Ma certo la Bruni non le ha mandate a dire: «Ho sempre parlato», scrive, «di una doppia morale, che ci vedeva intransigenti e rigorosi con le controparti, lassisti e spregiudicati all’interno. Ho richiamato costantemente ognuno al rispetto delle regole, al contenimento delle spese, alla stretta osservanza degli obblighi previdenziali e fiscali». E infine l’accusa ai dirigenti Cgil di avere dato «la mia vita privata in pasto all’opinione pubblica attraverso notizie fornite ad hoc ai giornali da chi pensava di pescare nel torbido e indebolire la mia immagine personale, e sarà chiamato a rispondere anche di questo». La Bruni dice di avere trovato la Cgil piena di debiti e con «una situazione del personale al limite della decenza: nero, sommerso, part time che lavora vano full time, contratti atipici a iosa, retribuzioni fuori regolamento...», zeppa però di«assunzioni di amici e parenti dei dirigenti», e si dice disposta a gettare alla ortiche quella tessera del sindacato. Mentre lei combatte in prima fila, il compagno della Uil tace. Raccogliendo invece la solidarietà degli altri colleghi cui non è venuto nemmeno in mente di porre l’aut-aut fra cuore e impegno sindacale. Ma tutta la vicenda, parte rosa e parte più noir, è giunta ora sul tavolo della Camusso. Che questa volta non potrà fare finta di nulla.
Franco Bechis