Francesco Olivo, Leggo 29/3/2011, 29 marzo 2011
FALLIRE PER CREDERE
Non è una semplice bancarotta, ma il crollo di uno dei simboli dell’Italia anni Ottanta. Sono finiti in manette ieri i proprietari di Aiazzone, il mitico mobilificio che aveva fatto dire «Provare per credere» a milioni di italiani. Gianmauro Borsano (noto per essere stato presidente del Torino calcio), Renato Semeraro e Giuseppe Gallo sono stati arrestati accusati a vario titolo di evasione fiscale, bancarotta documentale e distrazione di beni. Arresti domiciliari per il commercialista Marco Adami e sospensione della professione per l’avvocato Maurizio Canfora. Sequestrati beni per cinquanta milioni di euro a scopo cautelare. I magazzini si svuotano e 850 lavoratori finiscono in cassa integrazione.
Secondo la procura di Roma i tre imprenditori svuotavano le società del gruppo indebitate con il fisco facendo finte cessioni immobiliari, prelevando contanti ed emettendo fatture per operazioni inesistenti. La parte sana di queste società (i dipendenti e gli immobili) confluivano in nuove società costituite appositamente. Per evitare i fallimenti le società svuotate venivano intestate a un bulgaro che le portava via dall’Italia, facendole di fatto cancellare dal registro delle imprese.
Quella di ieri è l’ultima brutta puntata di una parabola tutta italiana. Fondata nel 1981 da un imprenditore audace, morto 5 anni dopo in un incidente aereo, Aiazzone divenne sinonimo di mobili a buon mercato. Un Ikea piemontese che per primo aveva capito la potenzialità delle tv commerciali. Ma è finito tristemente, come un qualunque mobilificio di provincia.