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 2011  marzo 29 Martedì calendario

SI È SPENTA LA LAMPADINA

Santi pochi, navigatori nessuno e poeti assai rari. Cade anche l’ultimo luogo comune sugli italiani: il paese degli inventori. Niente da fare, anche in questo caso bisogna rivedere le frasi fatte e le antiche tradizioni. I geni cominciano a essere sempre meno. Certifica l’involuzione l’ufficio dei brevetti: nel 2010 in Italia sono state registrate soltanto 16.043 scoperte, ovvero il 12 per cento in meno rispetto all’anno precedente. Si tratta di un calo e non di un crollo, i danni sono stati limitati dalle regioni del Nord, che da sole segnano il 78.8% dei brevetti. Molto staccato il centro (16,4%) e quasi assenti il Sud e le Isole (4.6%). Prima tra le regioni geniali la Lombardia (5.329 invenzioni), ultima la Basilicata (soltanto 8).
Ma non si pensi al brevetto soltanto come a un affare per scienziati chiusi in laboratorio: la maggior parte delle certificazioni, infatti, riguardano congegni nati in ambito industriale e la collocazione geografica dei richiedenti la dice lunga: le innovazioni infatti arrivano laddove è più forte il tessuto economico. In poche parole le scoperte, spesso, altro non sono che una soluzione tecnica a ostacoli industriali. Non a caso, andando ad analizzare i settori che ancora beneficiano dell’ingegnosità italiana troviamo per primo il comparto dell’industria e dei trasporti (4.495 invenzioni), al secondo posto si trova il capitolo cosiddetto delle necessità umane in cui rientrano le voci di punta del Made in Italy, dall’alimentare all’abbigliamento (3.803), seguono la meccanica (2.271) e le costruzioni (1.561), bene pure la chimica (874). Marconi non è più tra noi.