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 2011  marzo 29 Martedì calendario

Bulger James

• Dorchester (Stati Uniti) 3 settembre 1929. Capo della mafia irlandese a Boston (ha ispirato il film di Martin Scorsese The Departed), ricercato dal 1995 per almeno 19 omicidi (l’uomo più ricercato dall’Fbi dopo Osama bin Laden), fu catturato in California il 23 giugno 2011 • «[...] Il nome di Bulger in Italia non dice nulla, ma negli Stati Uniti è una sorta di leggenda vivente del crimine [...] estorsioni, spaccio di droga e una sfilza di altri reati commessi nell’interesse delle più agguerrite cosche del Massachusetts [...] un criminale da sempre: il primo reato a 14 anni e poi una lunga carriera nel corso della quale si è conquistato la fama di killer spietato che ama presentarsi con un laconico: “Sono J. Bulger e uccido la gente” [...]» (Alfio Sciacca, “Corriere della Sera” 16/9/2007) • «[...] nella South Side di Boston [...] del primo dopoguerra, nella città torbida e bollente delle mafie italiane, delle mafie irlandesi, delle mafie politiche, dei Fitzgerald e dei Kennedy, Jimmy il diciannovenne dai capelli candidi incontrò in una gelateria un bambino di otto anni che non aveva i soldi per un cono gelato. Glielo offrì lui, senza sapere che quel bambino sarebbe divenuto un superagente dell’Fbi a Boston e l’“angelo custode” che avrebbe coperto e protetto la sua ascesa fino alla vetta del crimine a Boston e alla seconda posizione nella classifica dei “top ten” criminali, secondo soltanto a Osama Bin Laden. Da un gelato di vaniglia da 10 centesimi ai due milioni di taglia sulla sua testa, passando per 19 omicidi e un grappolo di altri reati, la storia del gangster irlandese latitante [...] è la storia di una città, di un mondo sotterraneo, di una complicità di sangue, di religione, di razza, che si credeva più forte della legge. Ma non lo era. Non sempre [...] Jimmy “Whitey”, l’albino (un nick che lui odiava) [...] viveva una vita da impeccabile nonno borghese sulla costa del Pacifico a Santa Monica, insieme con la fedele compagna [...] ex infermiera, Catherine Greig, nascosto “sotto gli occhi di tutti”. Una donna fedele, nonostante lui le avesse ucciso due fratelli. Eppure non fu la violenza, né i 19 omicidi di cui è accusato a fare di lui il capo della mafia della “Winter Hill” di Boston, la collina d’inverno. Non era un professionista dell’esecuzione mafiosa, compito che era affidato al suo principale amico e complice, l’italiano Steve “The Rifle” Flemmi, Stefano Lo Schioppo. Se ammazzava, lo faceva con stile, con distacco, per “business”, affari, niente vendette personali o azioni dimostrative. Uccideva per controllare prima un negozio di alimentari, poi un grande magazzino, poi bar, ristoranti e capannoni nell’angiporto dai truccare le corse di cavalli la distribuzione di droga, il gioco d’azzardo, la prostituzione, racket assortiti, in sintonia con gli italiani, evitando guerre ai materassi. L’Albino era un capo efficiente e sobrio. Non beveva, non si faceva, non fumava sigari o sigarette anche per via di un cuore non robustissimo e diffidava di chiunque indulgesse in vizi e vizietti. Non ebbe mai più di due donne alla volta, il minimo sindacale per un leader criminale. Ma sarebbe sempre rimasto un piccolo gangster di zona, destinato a raggiungere altri come lui sullo fondo del Charles River che divide Boston dalla Cambridge delle grandi università, senza il bambino del gelato alla vaniglia. Irlandese come lui, si chiamava John Connolly, ed era salito fino al rango di special agent della sezione locale dell’Fbi. Connolly, soprannominato “Cannoli” dai colleghi del Bureau per la sua frequentazione con mafiosi italiani, aveva eletto l’Albino a “Informatore”, a talpa suprema, proteggendolo. Nella realtà, non era il mafioso a informare il G-Men, era l’agente ad avvertire l’amico prima di ogni indagine o perquisizione. Come fece puntuale una notte [...] quando una retata della polizia pescò molti dei pesci grossi delle mafie bostoniane. Meno uno. Bulger, fuggito in tempo. Non sarebbe invece fuggito l’agente “Cannoli” finalmente condannato a otto anni di carcere, anche se continua a difendersi sostenendo che i favori fatti all’“Albino” fruttarono arresti e demolizioni di reti criminali. Disse che quegli anni, fra i ’70 e gli ’80, erano altri tempi e lui doveva combattere “il fuoco con il fuoco”. Nella casa di Bulger, andavano a cena senatori e banchieri, a fianco di mammasantissime di Cosa Nostra, giudici, accademici. Il fratello dell’Albino divenne addirittura Magnifico Rettore, della più importante università statale, la Massachusetts University, prima di essere costretto a dimettersi. [...]» (Vittorio Zucconi, “la Repubblica” 24/6/2011).