MARCO ZATTERIN, La Stampa 29/3/2011, 29 marzo 2011
Come funziona la Nato? La Nato assumerà il controllo delle operazioni militari in Libia decise dall’Onu con la risoluzione 1973 del 17 marzo
Come funziona la Nato? La Nato assumerà il controllo delle operazioni militari in Libia decise dall’Onu con la risoluzione 1973 del 17 marzo. E’ la terza operazione che vede impegnata l’Alleanza, vero? «L’Organizzazione del trattato nord atlantico, che dovremmo identificare come Otan alla pari dei francesi e invece chiamiamo Nato seguendo gli anglofoni, è nata col patto firmato a Washington il 4 aprile 1949 e entrato in vigore il 24 agosto dello stesso anno. In poco meno di 62 anni, ha messo la sua bandiera proprio su tre operazioni: il Kosovo nel 1999, l’Afghanistan nel 2003 e, ora, la Libia». Qual è l’obiettivo sancito dal Trattato? «E’ un’intesa di reciproca difesa. L’idea è che tutti si impegnano a proteggere l’altro se attaccato. O, vista dall’altra parte, che il dichiarare guerra a un membro dell’alleanza equivale a dichiarare guerra a tutta l’alleanza. E’ il frutto dello sconquasso seguito alla seconda guerra mondiale e della paura di un nuovo conflitto con la Russia. Per questo la Nato è stato il riferimento occidentale nella Guerra fredda. Ha costituito una garanzia nei confronti della minaccia di un’invasione comunista». Quanti stati membri ha? «I fondatori sono dodici: Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Portogallo, Regno Unito e Stati Uniti. Oggi siamo arrivati a ventotto, assorbendo anche le nuove repubbliche democratiche dell’ex cortina di ferro e anche la Turchia che, curiosamente, appartiene alla Nato, ma è da anni in lista per entrare nell’Ue. La Russia è osservatore». Dov’è la sede? «Il quartiere generale si trova a Evere, alla periferia di Bruxelles. Attualmente è in costruzione una nuova sede più ampia che probabilmente assorbirà altri comandi, come quello di Mons, sempre in Belgio. Anche qui è giunta l’ora della razionalizzazione e del taglio dei costi». Come funziona il controllo politico? «Ognuno dei ventotto stati ha una delegazione a Bruxelles guidata da un rappresentante permanente, in genere un ambasciatore di lungo corso (per l’Italia c’è Riccardo Sessa), che siede nel Consiglio del nord atlantico (North atlantic council, Nac), organo politico che si riunisce almeno una volta alla settimana. Con regolarità vengono convocate riunioni ministeriali per i titolari della Difesa e degli Esteri. In genere una volta l’anno si riunisce un vertice dei capi di stato e di governo. La Nato ha un segretario generale. Attualmente è l’ex premier e leader del Partito liberale danese Anders Fogh Rasmussen. Il suo vice è l’italiano Claudio Bisogniero». C’è anche una struttura militare? «Sì, esiste il Comitato militare, istituto composto dai rappresentati degli stati maggiori. Questa struttura ha il compito di definire le linee strategiche di politica militare. In genere ogni capitale invia per questo compito un ufficiale con il grado di Generale di corpo d’armata o corrispondente che proviene dalle forze armate. Il comitato ha un presidente, l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, capo di stato maggiore della Difesa italiana sino al febbraio 2008». Com’è articolata la presenza Nato in Afghanistan? «La missione si chiama Isaf (International security assistance force) e ha compito di sostegno al governo dell’Afghanistan che opera sulla base di una risoluzione dell’Onu del 2001. I principali compiti sono la sicurezza e l’assistenza alla normalizzazione economica del Paese. Il comando è della Nato anche se vi sono Paesi non membri dell’alleanza. La forza internazionale è composta da 132 mila soldati provenienti da 48 Paesi. Gli americani sono 90 mila. Gli italiani, 3815. Dal giugno scorso i contingenti fanno capo al generale statunitense David Petraeus». Quando scade l’impegno a Kabul? «Lo scorso autunno i leader Nato hanno deciso un graduale “phase out” dei soldati a partire da quest’anno per un’uscita di scena completa entro il 2014. E’ un piano indicativo e non vincolante. Le operazioni vanno a rilento e gli analisti scommettono su tempi lunghi». E cosa succederà in Libia? «Comincia ora l’operazione Unified protector. La Nato avrà la responsabilità delle operazioni navali e aeree per il controllo dell’embargo sulle armi e di quelle per il rispetto della zona di interdizione al volo. Questa “No fly zone” sarà applicata anche con attacchi mirati su obiettivi militari. Un comitato internazionale sarà il riferimento per il coordinamento politico. La decisione, presa dalla Nato domenica, sarà ufficializzato oggi in un vertice a Londra fra i Paesi della coalizione anti-Ghedaffi. In testa Usa, Regno Unito, Francia e Italia».