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 2010  maggio 28 Venerdì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Silvio Berlusconi
Il Ministro delle Politiche agricole è Giancarlo Galan
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro delle Politiche europee è Andrea Ronchi (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Ministro di Sussidiarietà e decentramento è Aldo Brancher (senza portafoglio)
Il Ministro del Turismo è Michela Vittoria Brambilla (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella
Il Coordinatore Nazionale di Sinistra Democratica è Claudio Fava
Il Presidente della Rosa per l’Italia è Savino Pezzotta

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Presidente dell’ Egitto è Hosni Mubarak
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

L’idea di abolire anche solo una decina di province (ma potrebbero essere nove o undici) è talmente forte che ieri si è assistito alla rivolta di pezzi di Lega, pezzi di Pdl, telefonate a Berlusconi e Gianni Letta dei big di quel sistema amministrativo, l’affermazione abbastanza sconcertante, da parte di Berlusconi e Tremonti, che «la notizie è falsa» (sta scritta all’articolo 5 del decreto), la sparizione improvvisa di ogni accenno alla faccenda dal sito del ministero, dove ha campeggiato fino a ieri mattina, riunioni notturne, il senatore Raisi che fa circolare tra i deputati un testo in cui si spinge per l’abrogazione integrale, i finiani che premono per l’abrogazione integrale, quelli del Pd che sono attestati sulla posizione: o tutte o nessuna. Eccetera eccetera.

Si fa o non si fa? Tanto rumore per nulla?
Tremonti ha detto che per abolire tutte le province ci vuole una riforma della Costituzione. Per abolirne solo alcune invece… Nel decreto legge c’è un compromesso che anche Bossi ha giudicato positivamente, salvo aggiungere «se mi toccano la provincia di Bergamo scoppia la guerra civile». La verità finale è questa: il decreto legge prevede l’abrogazione delle province con meno di 220 mila abitanti (fa testo il calcolo Istat del 2009) ma dopo l’emanazione di un decreto attuativo che non sarà pronto prima di quattro mesi. Credo che l’insieme vada interpretato così: il governo qualcosa in questo senso vuole fare, ha buttato in mezzo al campo una idea-provocazione, si tratterà adesso di discutere con le parti in che modo procedere concretamente. Ricordo che l’inutilità delle province, grande occasione di sotto-governo, è stata proclamata da Ugo La Malfa fin dagli anni Settanta. Il famoso libro di Rizzo e Stella (La casta) ne ha descritto efficacemente le mostruosità, ben intrecciate con quelle delle comunità montane istituite a livello del mare. Il costo complessivo della struttura amministrativa provinciale, che ha poche responsabilità e tutte facilmente trasferibili a Regioni e Comuni, è superiore ai 16 miliardi di euro l’anno.

Sì, per risparmiare 16 miliardi, però, bisognerebbe licenziare tutti.
Vero, ed è vero che queste cose lo Stato non le fa. Però si potrebbe bloccare il turn-over della macchina pubblica (dalle province dipendono circa 60 mila persone) per ottenere ugualmente un risultato finanziariamente importante. Non dimentichiamo che tutta la manovra nasce per «evitare che finiamo come la Grecia». Il pericolo è scampato per sempre? Probabilmente ci dimenticheremo del problema delle Province. Il pericolo tornerà a farsi vivo (piuttosto probabile)? Il capitolo Province, su cui l’opinione pubblica è stata a questo punto sensibilizzata, tornerebbe d’attualità.

Quali sarebbero poi queste dieci province da tagliare?
Vercelli (176 mila abitanti), Biella (187), Massa Carrara (203), Ascoli Piceno (212), Fermo (176), Rieti (159), Isernia (88), Matera (203), Crotone (173) e Vibo Valentia (167 mila). Vercelli però potrebbe salvarsi, in quanto provincia di confine e la lista si ridurrebbe così a nove. E però: tagliando Matera e Isernia, in Basilicata e Molise resterebbe una sola provincia, cioè, rispettivamente, Potenza e Campobasso. Ma a questo punto il territorio della provincia di Potenza e il territorio della provincia di Campobasso coinciderebbero con quello della Regione e quindi le province dei due capoluoghi andrebbero probabilmente soppresse. Col che si salirebbe a undici province tagliate.

Altre stranezze?
La provincia di Roma, con la riforma federalista, deve diventare città metropolitana. Quindi il territorio di Rieti verrebbe probabilmente aggregato a Terni. Determinando in questo modo una variazione dell’assetto regionale del Lazio (rimpicciolito) e dell’Umbria (ingrandita) con conseguenze importanti anche sulle circoscrizione elettorali. E’ istruttiva anche la storia di Ascoli-Fermo. Fermo era un tempo provincia di Ascoli, chiese di staccarsi e far provincia a sé, per la solita smania municipalista, e a questo punto rischiano di non restar provincia né l’una né l’altra. Se non si fossero divise, si sarebbero salvate.

E’ vero che comunque la maggior parte delle province da sopprimere stanno al Sud?
In effetti le uniche due davvero settentrionali sarebbero Vercelli (che non sarà soppressa) e Biella. La mano della Lega si vede. Il problema è che nel programma elettorale del centro-destra l’abrogazione delle province c’era e anche per Bossi e Calderoli è difficile far finta di niente su questo punto. I finiani, su questo terreno, annunciano battaglia, perché vogliono una legge costituzionale che le province le cancelli tutte. un argomento di cui sentiremo parlare ancora. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 28/5/2010]

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