GIAN PAOLO ORMEZZANO, La Stampa - Cronaca di Torino 28/5/2010., 28 maggio 2010
CONIGLI A TORINO
Carlo Levi torinese, pittore (uno dei «Sei di Torino») e scrittore («Cristo si è fermato a Eboli»), cominciò un suo libro scrivendo: «A Roma, di notte, si sentono ruggire i leoni». C’è un posto a Torino dove di giorno si sentono invece ruggire i conigli: ruggire conigliescamente, mitemente, cioè squitti di rabbia quando i piccioni portano via il cibo, bramiti sommessi, quando arrivano i gatti. Il posto è uno spiazzo neanche troppo periferico, fiancheggiato per il lato lungo da corso Brunelleschi, per il lato corto, un cinquantina di metri, da via Bardonecchia. Lì, su un terreno vago ma neanche troppo, con erba, una minicollina alta un paio di metri, case contigue che regalano ombra, rottami abbastanza misteriosi, vivono i conigli, a centinaia. un grande spettacolo urbano inusuale, tenero e gratuito, visibile attraverso le grate larghe di una cancellata che si erge da un muretto.
Non è un allevamento, giurano quelli che abitano le deliziose casette rurali in via Bardonecchia, superstiti dell’edilizia urbana che violenta e imbruttisce un po’ tutta la zona. un caso. Tre anni fa i conigli erano due o tre, poi, si sa come sono i conigli, fanno in fretta a diventare branco, orda, popolo. Un annetto fa i vigili urbani, per conto dell’ufficio di igiene, hanno ordinato e controllato la chiusura del centro di soggiorno per conigli, rintracciando in un impresario di pompe funebri il proprietario dello spiazzo stranamente non ancora occupato da grandi costruzioni. Una retata, secondo alcuni, conclusasi con una macellazione, e non con l’annunciata deportazione in campagna. Tre o quattro conigli, figli dei figli dei figli... dei primi abitatori, riuscirono a sfuggire, rintanandosi in cunicoli scavati dai nonni, dai padri. E si sa come sono i conigli, si sa come fanno i conigli, grandi specialisti nel fare velocissimamente altri conigli: E adesso siamo di nuovo alla grande collettività, e si attende per fine estate l’immane esplosione demografica.
Giancarlo Piras occupa una delle casette che delimitano lo spiazzo, insieme con la cancellata che lo fiancheggia in via Bardonecchia e corso Brunelleschi, mentre il quarto lato è uno sbarramento in legno che protegge una bocciofila. La casetta ha un giardino al piano terra, il giardino dà senza divisioni sul territorio dei conigli, i conigli spesso entrano nella casa del signor Piras. Sono conigli nutriti bene. Lo spiazzo ha erba grassa, buona. Ci sono scheletri antichi di alberi per la limatura dei denti. C’è una collinetta su cui giocare ai giochi dei conigli, e dentro la quale scavare gallerie per stivare il cibo. E c’è il grande mercato rionale di corso Brunelleschi, che finisce proprio dove via Bardonecchia lo attraversa: dal mercato arrivano ai conigli residui di frutta e verdura, ormai è un rito quello di gettar cose buone ai conigli. Ma dal mercato arrivano soprattutto le mamme con i bambini piccoli: e così per i conigli ci sono caramelle e pezzi di pandolce e di merendine.
C’è una sorta di scivolo in asfalto sul quale gettare la roba perché non finisca fra l’erba alta, ma i colombi fanno la prima scelta e tengono lontani i conigli a colpi di becco. Dicono che ogni tantissimo appaia alto nel cielo un falco che studia la situazione e poi piomba giù velocissimo e liquida un coniglio, lasciandolo al suolo aperto in due.
Nel recinto i cani non ce la fanno a entrare. Entrano i gatti, più agili nello scavalcare la cancellata. Ma sono amici dei conigli, ci giocano insieme. I conigli accettano i gatti persin meglio dei conigli nuovi arrivati, che vengono prima affrontati a musetto duro, poi spinti lontano con le zampette. Ogni tanto arriva un bipede implume, un umano, che lascia lì un suo coniglio cresciuto troppo e che nell’alloggio diventa un problema. Il nuovo arrivato deve trovarsi come un extracomunitario dopo lo sbarco. Se resiste, e resiste, si integra, finisce che sposa una coniglia: e infatti nello spiazzo ci sono conigli di tante razze, di tutti i colori ed età, capaci di eseguire corsette secondo stili diversi, di ergersi sulle zampe posteriori come se fossero conigli dei cartoni animati e di rotolarsi sul terreno come cani pulciosi.
Non risultano incursioni di umani a fini mangerecci, almeno sino alla recente stretta economica. La cancellata scoraggia, e poi i conigli sono veloci, lo si capisce dai loro movimenti rapidi, essenziali e a scatti che coprono lunghi segmenti di terreno, quando è giorno e qualche spiritoso lancia una pietra. Poi ci sono le tane. Per ogni coniglio visibile sullo spiazzo ce n’è probabilmente uno che sta scavando, o che è già intanato.
Se quei conigli potessero uscire approderebbero al mercato, ai banchetti che espongono i loro fratelli scuoiati, o in pezzi, o disossati, o fatti hamburger e salsicce dietetiche. Se per un topo un pipistrello è un angelo, cosa sarà mai per un coniglio impellicciato, un coniglio scuoiato? Un asceta, un martire, uno che ha esagerato con lo striptease o con la cura del sole? Ma quei conigli non vogliono vedere il mondo, stanno troppo bene dove sono, con un pubblico di bambini che non li associano agli scuoiati, che si succedono sempre numerosi e che li irrorano di gridolini felici.
A Torino, tutti i giorni, anche la domenica.