Francesco Specchia, Libero 28/5/2010, 28 maggio 2010
CONTRORDINE SULLA STRAGE PARTIGIANA BONDI: «FU UN ECCIDIO COMUNISTA»
Mi chiamo Bondi, Sandro Bondi, e risolvo problemi (specie se creati pare da quegli altri del ministero...).
Accogliamo con soddisfazione la risoluzione del nuovo ”Caso Porzûs” da parte del ministro della Cultura; il latrato dei cani da guardia della notizia a volte non cade nel vuoto. Ieri Libero aveva accolto la protesta dello storico Paolo Simoncelli e dell’ottantaseienne medaglia d’oro della Resistenza Paola Del Din, presente ai tragici eventi del massacro dei partigiani cattolici delle Divisione Osoppo il 7 febbraio ”45. Entrambi lamentavano che nella relazione storica alla base del decreto ministeriale che dichiarerebbe bene di interesse culturale Porzûs, le motivazioni ”non appaiono condivisibili”: il termine controverso riferito a un eccidio invece chiarissimo perché operato dai partigiani comunisti titini costituirebbe una lettura falsa della storia e della memoria condivisa. Una storia che, tra l’altro, pare essere stata copiata con dolo ideologico -e maledall’enciclopedia del web Wikipedia; il che non denota il massimo della professionalità. Erano intervenuti «a sollevare la spinosa questione» anche il sottosegretario Carlo Giovanardi e la stampa. Bene.
RIPENSAMENTI
Giusto ieri, dopo la denuncia di Libero (e del Corriere della sera a firma Dino Messina) Bondi, ha ritenuto di intervenire. Una nota del suo entourage infatti afferma che «il ministro della Cultura ha dato disposizione affinché sia revocato il provvedimento della direzione regionale del Friuli Venezia Giulia, in quanto le motivazioni storiche attraverso cui la Malga di Porzûs è stata riconosciuta come bene di interesse culturale non appaiono condivisibili». «A Porzûs» prosegue la nota, «vennero trucidati 18 uomini della formazione Osoppo, formata da cattolici e azionisti, da parte dei partigiani comunisti delle Brigate Garibaldi». Il ministro, che ieri inaugurava il museo romano del MAXXI, ha comunque confermato la volontà di dichiarare la Malga di Porzûs bene di interesse culturale, cioè
«di mantenere il vincolo»; e ha reso noto che «incaricherà uno storico di stendere una nuova relazione più aderente ai risultati della recente storiografia». Ovviamente dando disposizione affinché «sia revocato il provvedimento della direzione regionale del Friuli Venezia Giulia, in quanto le motivazioni storiche attraverso cui la Malga di Porzûs è stata riconosciuta
come bene di interesse culturale non appaiono condivisibili». Da qui l’incarico a uno storico di vaglia (magari lo stesso Simoncelli, o Giuseppe Parlato, ci permettiamo di suggerire...) di stendere la suddetta relazione «più aderente ai risultati della recente storiografia». La nota si conclude con un ringraziamento a Carlo Giovanardi e alla stampa, accorti stimolatori del dibattito culturale. Quindi anche a noi di Libero, e di questo ringraziamo il ministro.
NUOVO INCARICO
La nuova relazione che accompagna il decreto dovrebbe contenere in bibliografia, accanto al testo del marxista Roberto Battaglia, ”Storia della Resistenza italiana” (Einaudi, 1953), anche ”Il giorno nero di Porzûs” di Sergio Gervasutti, che ben racconta «il casus belli che giustificò l’azione di Mario Toffanin», ossia il primo esecutore dei titini.
Porzûs è una piaga della nostra storia, che non merita di essere revisionata alla luce di una vulgata un filino marxista e molto anni ”70.
Il primo a denunciare il caso, si diceva, è stato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi, che già il 9 maggio aveva organizzato con la suddetta partigiana cattolica Paola Del Din una conferenza stampa in cui tra l’altro si sottolineava «che la relazione ministeriale, a firma della dottoressa M. C. Cavalieri e del direttore regionale del ministero, l’architetto Roberto Di Paola, era stata in alcune parti, appunto estratta con fretta sospetta da Wikipedia». Il decreto era stato reso noto solo in questi giorni, inimpugnabile, data la scadenza dei termini, dal punto di vista amministrativo. Fortuna che è intervenuto Bondi, sennò la palla sarebbe dovuta passare a Napolitano...