Giorgio Dell’Arti, Daria Egidi, 28 maggio 2010
TRAPIANTI
(per Vanity online) -
Il ministro della Salute Ferruccio Fazio, durante la presentazione della Giornata nazionale per la donazione e trapianto di organi e tessuti in programma il 30 maggio a Roma: «Come richiesto, il Consiglio Superiore di Sanità ha espresso un parere articolato sul tema della donazione di organi da parte di ”samaritani”, in cui ritiene ammissibile questa pratica, nel quadro normativo esistente». stato stabilito, però, che «l’operazione avvenga dopo una valutazione psicologica e psichiatrica del donatore e nel rispetto della privacy, escludendo qualsiasi contatto tra donatore e ricevente».
Altra novità annunciata dal ministro Fazio: la volontà di donare i propri organi potrà presto essere espressa anche nella carta d’identità.
Nel settore dei trapianti di organo il termine "samaritano" viene riferito al donatore vivente di rene che offre l’organo alla collettività, e non ad uno specifico ricevente, senza alcun tipo di remunerazione o contraccambio. In ambito internazionale questo tipo di donazione è ammessa negli Stati Uniti, in Olanda e in alcuni paesi scandinavi. L’organo reso disponibile dal samaritano viene trapiantato a un ricevente in lista di attesa scelto secondo criteri predeterminati. In questo modo l’organo prelevato dal samaritano rende possibile il trapianto di un singolo paziente.
La donazione samaritana può essere utilizzata per innescare catene di donazioni, che funzionano così: il samaritano dona al ricevente A; il donatore A reso "libero" grazie al samaritano dona al ricevente B; il donatore B dona al ricevente C, etc. In questo caso il numero dei trapianti effettuati grazie al samaritano è superiore ad uno.
In Italia, nei primi mesi del 2010, al Centro Nazionale Trapianti tre persone (due in Lombardia e una in Piemonte) si sono offerte come samaritani. Da questa richiesta è nata l’esigenza di trovare nuove regole.
Secondo la normativa vigente finora (art. 1 della legge 26 giugno 1967 che regolamenta la donazione di rene da donatore vivente) si può ricorrere al trapianto da donatore non consanguineo solo nei casi in cui il ricevente non abbia congiunti consanguinei disponibili ed idonei. Le linee guida sul trapianto da donatore vivente approvate dalla Conferenza Stato-Regioni il 31 Gennaio 2002 specificano che:
«Il prelievo di un rene da un donatore vivente viene effettuato su esplicita, motivata, libera richiesta del donatore e del ricevente, dopo una corretta e completa informazione dei potenziali rischi per il donatore, per il beneficio terapeutico del paziente» e che: «sul donatore viene effettuato anche un accertamento che verifichi le motivazioni della donazione, la conoscenza di potenziali fattori di rischio e delle reali possibilità del trapianto in termini di sopravvivenza dell’organo e del paziente, l’esistenza di un legame affettivo con il ricevente (in assenza di consanguineità o di legame di legge) e la reale disponibilità di un consenso libero ed informato».
In Italia il sistema trapianti è basato quasi interamente sulla donazione da cadavere, che negli anni è giunta ad ottenere risultati di grande rilievo. Tuttavia, se per alcuni organi, come il cuore, non esiste possibilità aggiuntiva rispetto alla donazione da cadavere, per altri, come il rene, esiste anche la possibilità della donazione da vivente. Questo tipo di donazione è possibile per rene e fegato.
In base ai dati raccolti in centinaia di migliaia di trapianti di rene da donatore vivente s’è visto che muoiono tre donatori ogni 10mila interventi (0.03%). Restare con un rene solo non aumenta il rischio di aver bisogno di dialisi. Chi dona un rene vive in media il 20% in più rispetto alle persone della stessa età che non donano (ciò perché i donatori vengono controllati con scrupolo dopo l’intervento).
Secondo le nuove linee guida del Consiglio Superiore di Sanità «per i primi 10 casi la donazione samaritana deve rientrare in un programma nazionale»: la gestione è affidata al Centro Nazionale Trapianti, che riferirà annualmente al Consiglio Superiore di Sanità (Css). Il donatore samaritano dovrà essere utilizzato prioritariamente nei trapianti cross-over (vedi più avanti) e, qualora non fosse possibile, occorre tenere conto della provenienza regionale del donatore. Deve inoltre essere rispettato l’anonimato sia del donatore che del ricevente.
Trapianto cross-over: attuato quando vi sono almeno due coppie paziente-donatore (parente o amico) biologicamente incompatibili. Se si trova compatibilità biologica tra il donatore della prima coppia e il ricevente della seconda e viceversa, e se vi è il consenso dei quattro soggetti, è possibile effettuare una donazione «incrociata» tra le coppie.
Va inoltre svolta un’attenta valutazione psichiatrica e psicologica non solo del donatore samaritano ma anche del suo nucleo familiare. L’idoneità del samaritano deve essere accertata da una parte terza estranea all’organizzazione medica che effettuerà l’espianto-trapianto. Infine, secondo le direttive, va eseguita una completa e accurata valutazione clinica strumentale delle condizioni fisiche del donatore samaritano da parte del Centro trapianti che organizza il prelievo, analogamente a quanto previsto nel caso della donazione cross over.
In Italia su circa 1.700 trapianti di rene eseguiti nel 2009 sono solo alcune decine quelli da donatori viventi. In altri Paesi, a partire dagli Stati Uniti, il numero di trapianti di rene da donatore vivente ha invece superato da diversi anni il numero di trapianti da donatore cadavere.
Per Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti (Cnt) a Roma, sono quasi 3 mila i trapianti stimati per il 2010: «In Italia c’è stata una flessione dei donatori segnalati dalle rianimazioni italiane (-3,4%) e utilizzati (2,7%) per i trapianti. Tuttavia va detto che si tratta di numeri che si riferiscono al 30 aprile 2010 e che, proiettati sull’anno intero, si pongono a livello intermedio tra quelli registrati nel 2008 e nel 2009, che è stato un anno di sensibile aumento». Per la prima volta negli ultimi anni è inoltre sceso sotto i 9 mila il numero dei pazienti in lista di attesa per un trapianto. Sono diminuite le opposizioni alla donazione di organi che segnano una crescita del 5,3%. Nanni Costa: «Un numero che pone l’Italia al secondo posto europeo, dopo la Spagna».
Solo in Europa ci sono attualmente 120mila pazienti in dialisi e circa 40mila in attesa di un trapianto di reni, stando a un recente rapporto del Parlamento Europeo. Lo stesso documento parla di liste d’attesa di 3 anni, che diventerebbero 10 entro il 2015, portando ad aumentare quindi anche il numero dei decessi tra chi è in attesa. Ad esempio nel 2007 negli Stati Uniti oltre 7.000 persone sono morte mentre erano in lista d’attesa per un trapianto.
Secondo recenti stime dell’Organizzazione della Sanità, un quinto dei 70.000 trapianti di rene effettuati nel mondo ogni anno sono eseguiti con organi provenienti dal mercato nero.
Dal Vienna Forum To Fight Human Trafficking dell’ONU (2008). I Paesi coinvolti nel traffico di organi sono moltissimi. I venditori principali sono: la Cina, il Brasile l’Argentina, la Colombia, il Messico, il Mozambico, il Sud Africa, l’Afganistan, l’Iraq, la Palestina, l’India, il Nepal, il Pakistan, la Thailandia, le Filippine, il Laos, il Vietnam, la Russia.
I centri di smistamento si trovano in Turchia, in Repubblica Ceca, nel Caucaso, in Georgia. Vendono in Europa occidentale organi umani provenienti da Moldavia, Turchia, Russia, Ucraina, Bielorussia, Romania, Bosnia, Kosovo, Macedonia, Albania. I Paesi compratori sono: Stati Uniti, Inghilterra, Belgio, Francia, Italia, Germania, Olanda, Austria, Danimarca, Spagna, Polonia, Svezia, Norvegia, Finlandia, Israele, Sud Africa, Emirati Arabi. Un rene in Turchia frutta a chi se lo fa espiantare 2.700 dollari. Questo valore si riduce di quasi due terzi se il donatore viene, invece, da India o Iraq. Al momento dell’impianto, questo stesso organo può valere anche 150mila dollari, a seconda dell’urgenza e delle disponibilità del paziente.
La portavoce Nancy Scheper-Hughes: «Ancora non possiamo dire i numeri precisi legati al traffico di organi umani, ma una stima ottimistica potrebbe aggirarsi attorno ai 15mila reni commerciati all’anno, e anche per gli altri organi le proporzioni sono mantenute. La maggior parte delle vittime è costretta dal bisogno, più che dalla forza. E poi ci sono i casi di omicidio a scopo di espianto, per quanto riguarda cuori e polmoni, soprattutto in Brasile, Pakistan e Filippine».
Prezzi di organi sul mercato nero europeo. I venditori, soprattutto moldavi e bulgari, cedono un rene per 1.900-3.800 euro. I compratori se lo fanno impiantare, specie in Turchia, per 100mila-180mila euro. Un paio di anni fa, in Bulgaria, un ospedale di Sofia è stato accusato di aver ceduto reni a pazienti stranieri per un prezzo di 15mila dollari l’uno (ma non si sa quanti soldi finissero nelle tasche dei donatori).
Un polmone può costare 15mila dollari, una cornea 30mila.
Nel 2005 dalla Colombia sono state esportate più di mille cornee per una cifra stimabile intorno a un miliardo di dollari.
In Iran la compravendita di organi umani è legale. Il "donatore" deve manifestare la propria volontà alle autorità. Una volta raggiunto l’accordo, lo Stato riconosce al "venditore" un compenso di circa 1.000 dollari, ma il prezzo dell’organo viene maggiorato delle spese sanitarie che deve pagare il ricevente, che per legge non può essere uno straniero. Più di 20mila reni sono stati trapiantati con questa procedura.
In Pakistan si vendono oltre 6.500 reni l’anno.
In Cina una norma del 1984 stabilisce che i condannati a morte possano essere utilizzati per il trapianto, se il prigioniero dà il suo consenso (che è facile da ottenere con le maniere forti in uso nelle carceri). Tutto dev’essere fatto in segreto, non vengono avvisati neppure i parenti dei condannati. Addirittura le esecuzioni sono programmate secondo la richiesta del mercato. Amnesty International dice che in Cina ogni anno ci sono circa 10mila esecuzioni con conseguente espianto.