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 2013  maggio 18 Sabato calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Enrico Letta
Il Vicepresidente del Consiglio è Angelino Alfano
Il Ministro degli Interni è Angelino Alfano
Il Ministro degli Esteri è Emma Bonino
Il Ministro della Giustizia è Anna Maria Cancellieri
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Fabrizio Saccomanni
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Maria Chiara Carrozza
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Enrico Giovannini
Il Ministro della Difesa è Mario Mauro
Il Ministro dello Sviluppo economico è Flavio Zanonato
Il Ministro delle Politiche agricole è Nunzia De Girolamo
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Maurizio Lupi
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni culturali e Turismo è Massimo Bray
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Andrea Orlando
Il Ministro degli Affari europei è Enzo Moavero Milanesi (senza portafoglio)
Il Ministro di Affari regionali e autonomie locali è Graziano Delrio (senza portafoglio)
Il Ministro della Coesione territoriale è Carlo Trigilia (senza portafoglio)
Il Ministro dell’ Integrazione è Cécile Kyenge (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità, dello Sport e delle Politiche giovanili è Josefa Idem (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Semplificazione è Gianpiero D’Alia (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento e di Coordinamento dell’attività è Dario Franceschini (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme costituzionali Gaetano Quagliariello (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Jean-Marc Ayrault
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Muhammad Mursi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

I lettori sono naturalmente interessati alla storia dell’Imu, ufficialmente rinviata dal consiglio dei ministri di ieri al 16 settembre (ma si spera che, anche allora, non bisognerà pagarla). Non deve sfuggire però che la decisione politicamente più importante e con conseguenze potenzialmente assai rilevanti è il licenziamento del Ragioniere generale dello Stato, Mario Canzio, sallernitano, 66 anni, e la sua sostituzione con Daniele Franco, 60 anni, da Belluno (nel comunicato finale questa notiziona è data in una riga). Il Ragioniere generale ha in mano la cassa dello Stato e, soprattutto, è il depositario di tutte le informazioni che concernono la macchina pubblica. Far sapere o non far sapere, nascondere, minimizzare, dimenticare, può far sì che a un ministro sia impedito di mettere in atto la politica che ha in testa. Si dice che le difficoltà di Corrado Passera al ministero dello Sviluppo, durante il governo Monti, siano dipese proprio dalle reticenze, ben studiate, del Ragioniere generale.

Io dico che alla gente interessa di più l’Imu.
È senz’altro così. Bene, nel consiglio dei ministri di ieri è stato finalmente varato il decreto che congela il pagamento della rata di giugno. L’idea, resa esplicita, è questa: la legge relativa all’Imu sarà riformulata completamente entro il 31 agosto. In questa nuova legge (ma sono informazioni che non sono contenute nel comunicato e di cui ci assumiamo la responsabilità) verrà inserita una progressività, in modo tale che i più ricchi paghino di più. Continueranno a essere esclusi dall’imposta i terreni agricoli (una vittoria ottenuta ieri dalla tenace ministra dell’Agricoltura, Nunzia De Girolamo), mentre i costi dei capannoni industriali, esclusi dalla moratora decisa ieri, potranno essere scaricati dalle dichiarazioni dei redditi.  

• Che cosa accadrà, però, se entro il 31 agosto questa nuova legge non sarà approvata?
In questo caso, resteranno in vigore le vecchie norme e il 16 settembre saremo obbligati a saldare quello che dovevamo pagare a giugno. Berlusconi, con la solita dichiarazione fiammeggiante, s’è intestato la sospensione dell’Imu di giugno come una vittoria della sua parte politica. «Abbiamo vinto noi contro la politica delle sinistre». Un’esagerazione, e un po’ anche una bugia. Berlusconi voleva la cancellazione completa dell’Imu sulla casa e la restituzione di quella pagata l’anno scorso, e non mi pare che su questi punti l’avrà vinta in toto. Alfano, da parte, sua era al settimo cielo («il governo ha fatto goal» eccetera).  

Che altro hanno deciso?
C’è il rifinanziamento della cassa integrazione. Un miliardo di euro, per la metà messo insieme grazie a un’anticipazione di 500 milioni su fondi che l’anno prossimo sarebbero serviti a stimolare la produttività (in pratica soldi dati alle aziende per spingerle ad assumere). La Camusso ha molto criticato questo punto, dicendo che si toglie con la mano destra quello che si era dato con la mano sinistra. Il governo promette che i 500 milioni saranno restituiti. E in ogni caso, questo rifinanziamento servirà ad andare avanti fino al 31 dicembre.  

E poi?
E poi bisogna vedere. Stiamo parlando di "cassa integrazione in deroga" cioè di un ammortizzatore sociale che non è finanziato con le solite trattenute sulla busta paga a carico di imprese e di lavoratori, ma con i denari della fiscalità generale. Sarà bene, visto che c’è tempo fino al 31 dicembre, capire quali sono le aziende che godono di questo beneficio: una parte di queste non ha nessuna speranza di sopravvivenza, cioè i soldi della cassa sono in definitiva buttati dalla finestra. È un discorso duro, ma, questo essendo lo stato dell’arte, va fatto. Prima che lei mi chieda lumi sul nuovo Ragioniere generale dello Stato, devo dirle che il governo dà molta importanza alla norma che abroga lo stipendio dei ministri che godano già dell’indennità parlamentare. È un «taglio della politica» che, sperano, potrà migliorare un poco la cattiva fama di cui godono, in genere, i nostro governanti.  

Veniamo al caso Canzio-Franco.
La carica di Ragioniere generale dello Stato è a vita, quindi il licenziamento è clamoroso. Ricorderà che il primo decreto che congelava l’Imu e rifinanziava la cassa integrazione in deroga era stato ritirato all’ultimo momento, tra i soliti sghignazzi di quelli che la sanno lunga. Saccomanni s’era accorto che la tassa integrazione veniva finanziata, senza che fosse stato sentito nessuno, con tagli agli incentivi fiscali, cioè a numeri concordati tra Confindustria e sindacati per incoraggiare la produttività. E per l’Imu, i capannoni industriali erano stati esclusi dal rinvio senza alcuna compensazione. L’autore di quel testo molto contestato era stato proprio Canzio, ragioniere generale dello Stato dal 2005 e al lavoro in via XX settembre da 42 anni. Dagli ambienti del ministero sono uscite nelle ultime settimane, e non a caso, una quantità di notizie negative sul suo conto, l’ultima delle quali gli imputa un aumento della spesa pubblica, da quando è Ragioniere generale, di 200 miliardi. Saccomanni, oltre ad avere chiamato dalla Banca d’Italia Daniele Franco per sostituire Canzio, ha già rinnovato parte del suo staff. È ormai acclarato che i grandi burocrati, sempre lì nonostante i cambi di governo e sempre fortemente interessati alla difesa dello statu quo, per loro assai redditizio, rappresentano un ostacolo pressoché insormontabile, finchè non vengono mandati via, a qualunque politica di riforma, di recupero di efficienze e di risparmi non lineari.           (leggi)

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