Natalia Aspesi, D Repubblica 18/5/2013, 18 maggio 2013
COS’È SUCCESSO ALLE ARABE DIETRO IL VELO
Sedici anni fa, a Cannes, vinse la Palma d’Oro un film straordinario che non ho mai dimenticato. Si intitolava Il destino, il regista era l’egiziano Youssef Chahine, si svolgeva in Andalusia nel XII secolo e raccontava della meravigliosa cultura araba del tempo, insidiata già allora dai fanatici religiosi. Era un film violento eppure di massima allegria, perché quello di allora era un Islam colto e sereno, che predicava la gioia di vivere, la danza, la musica, il sesso e la libertà di tutti, uomini e donne. Quest’anno ho visto un altro film molto bello, Come pietra paziente del regista-scrittore afgano Rahimi, che si svolge nella Kabul in guerra di questi anni, protagonista una bella giovane moglie che racconta al marito in coma, come fosse appunto una pietra, la sua dolorosa vita di donna-schiava islamica a cui tutto è proibito, persino baciare il marito.
L’Islam della gioia è diventato quello della sessuofobia e della cancellazione delle donne: e la loro condizione non è migliorata con la Primavera Araba né con gli americani, che tra le ragioni per invadere l’Afghanistan avevano addotto la liberazione delle donne.
Una trentina d’anni fa andai al Cairo a un congresso internazionale sul controllo delle nascite: alloggiavo in un grande albergo dove si svolgevano sontuose feste di nozze egiziane. Arrivavano invitate in chador, o strette in luccicanti Versace, e mi colpirono due fatti: gli sguardi fiammeggianti degli uomini ignoravano le signore scollate e si posavano cupidi solo sulle donne invisibili, che poi, rifugiandosi in bagno, si toglievano il mantellone nero per profumarsi, mostrando un viso perfettamente truccato e capi di biancheria molto sexy. E ora? Il libro-inchiesta Sex and the citadel, Vita intima in un mondo arabo che sta cambiando, di Shereen El Feki, scrittrice gallese-egiziana di religione musulmana, racconta come le attuali ferree proibizioni sessuali, non prescritte dal Corano, creino infelicità e disordine. E illustra un’Enciclopedia del Piacere, scritta agli inizi dell’XI secolo da un autore musulmano di Bagdad, quando la religione consentiva come dono di dio una vita sessuale piena di gioia e di fantasia per uomini e donne. Oggi nei paesi islamici il sesso è diventato un’ossessione proibita, spesso un crimine da punire severamente: per esempio, in Egitto solo una donna su dieci sceglie di non nascondersi dentro l’hijab. Poi, naturalmente i negozi specializzati vendono biancheria addirittura porno, per esempio reggiseni cha a toccarli emettono canzoncine infantili. Anche le donne più tradizionali e religiose li frequentano, perché solo continuando ad attrarre sessualmente il marito non lo perderanno, il che le cancellerebbe dalla società. Le proibizioni sono tante, a cominciare dal sesso pre ed extraconiugale, sono reati la prostituzione, la masturbazione, l’omosessualità, l’aborto, addirittura per le coppie sposate la nudità anche sotto le lenzuola. Impensabile il piacere per le donne, che tuttora in buona percentuale subiscono da bambine l’escissione che le priva del desiderio e della soddisfazione sessuale. Ma ciò che conta è rispettare la forma, concedersi tutto con qualche iniziativa consentita: come il "matrimonio temporaneo", cioè un contratto che i due finti sposi firmano davanti a un notaio per un certo numero di settimane o di mesi. In questo modo le famiglie prostituiscono le figlie “a tempo determinato”, e i mariti (non le mogli) si procurano legalmente una moglie temporanea, cioè un’amante. Però, se una ragazza “sposa” il suo ragazzo con questo tipo di contratto, senza che la famiglia abbia dato il suo consenso, rischia di essere punita con la morte.
Eppure, il settimanale Newsweek, elencando le 125 donne più importanti del mondo, ne cita una quarantina che vivono nei paesi islamici: la nigeriana che lotta contro la schiavitù femminile, l’afgana che ha creato una serie di ospedali per giovani donne maltrattate, l’egiziana che ha filmato la rivoluzione di piazza Tahir al Cairo, la siriana che ha chiesto le dimissioni del presidente Assad e poi ha dovuto fuggire, la pakistana che aiuta le donne sfigurate dall’acido, l’ugandese eletta giovanissima nel Parlamento più sessista del mondo...