Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
I mercati si sono eccitati ieri per via di un piano di salvataggio della Grecia, di cui non conosciamo ufficialmente ancora nulla, ma che ha provocato una quantità di anticipazioni giornalistiche. In breve: tutte le piazze europee hanno chiuso al rialzo, con record per Milano (+3,76%), e uno spettacolare recupero del differenziale (spread) tra Btp italiani e Bund tedeschi: 249 punti base, 40 punti in meno rispetto a ieri e un centinaio rispetto ai giorni di passione della settimana scorsa e di lunedì. Se effettivamente il piano per salvare la Grecia funzionasse, decadrebbero le ipotesi di contagio alle altre economie, e soprattutto all’economia italiana. Che era la ragione più profonda delle nostre recenti difficoltà. Le anticipazioni e i pettegolezzi rispetto al piano sono fioriti in margine al vertice che si è tenuto ieri a Bruxelles, presenti i capi di stato o di governo, cioè tra gli altri Sarkozy e la Merkel e Berlusconi, arrivato con una ventina di minuti di ritardo e, secondo alcuni, con la faccia scura (ma l’unica foto che abbiamo visto lo mostra invece piuttosto sorridente).
In che consiste questo piano di
salvataggio?
Potrei precipitarla in un’orga di “rollover”,
“default selettivi” e “buy back”. Le risparmio tecnicalità – tra l’altro
incerte – che ci impegnerebbero per uno spazio troppo superiore al consentito e
mi limito a dirle quest si daranno alla Grecia un altro centinaio di
miliardi, probabilmente 110. Con un interesse del 3,5% invece del 17% che
richiedono adesso i mercati. E con uno scadenzario di trent’anni. Cioè avranno
tempo di restituire tutto fino al 2041 o 2042.
E i 110 miliardi che avevano preso a
prestito prima?
Appunto, li rimborseranno col nuovo prestito… Questo
sarebbe il “rollover”. I greci emetteranno nuovi titoli e con quelli pagheranno
la loro vecchia esposizione. In pratica ricompreranno bond su cui pagavano il
5,5% di interesse in tre anni con nuovi bond su cui pagheranno il 3,5% in
trenta. Come ha preteso la Merkel, all’operazone parteciperanno le banche
private, le stesse cioè che detengono in questo momento il debito greco. Queste
banche, costrette ad accettare un 3,5 in cambio di un 5,5, ci rimetteranno. Ed
è questo che le agenzie di rating chiamano “default selettivo”: il debitore,
che non può far fronte a tutti i suoi impegni, sceglie di fregare qualche
creditore e colpisce solo lui. È comunque un fallimento e, fino a ieri, le
agenzie di rating hanno sostenuto che un percorso di questo genere sarebbe
stato considerato un default e avrebbe prodotto un abbassamento del rating.
Abbassando ulteriormente i rating i tassi di interesse sul libero mercato
crescerebbero ancora e ben presto si potrebbe arrivare al fallimento totale del
debitore. In questo caso, soprattutto le banche greche. Poiché a quanto pare si
seguirà proprio questa strada, deve esserci stata, l’altra notte, qualche
telefonata tra Merkel-Sarkozy-Trichet da una parte e quelli di Moody’s,
Standard & Poor’s e Fitch dall’altra. «Se noi facciamo così e così, voi non
ci abbassate mica il rating?».
Dice di queste telefonate perché lo sa?
Lo dico perché altrimenti non mi spiego la faccenda.
Non mi spiego cioè l’euforia dei mercati, dove le cosiddette mani forti sono
guidate in genere da cervelli che sanno un mucchio di cose più di noi.
In che modo le
agenzie di rating potrebbero essere state convinte?
È un mondo di parole, dunque è stato scelto un
sistema di comunicazione che dovrebbe essere quanto mai persuasivo. La prima
immagine adoperata ieri è stata quella del piano Marshall.
Che cos’è?
Dopo la guerra, il senatore americano George
Marshall annunciò un piano di aiuti per risollevare l’Europa dall’abisso di
macerie in cui si trovava. Fummo invasi da un fiume di dollari. Ci
risollevammo, tutti quanti noi europei, e risollevando noi stessi permettemmo
all’economia occidentale di mettersi di corsa. Ieri si è parlato di un piano
Marshall per la Grecia, cioè un intervento eccezionale e irripetibile, per
uscire da una situazione eccezionale e irripetibile. Si sostiene – in un
documento riservato messo in rete dal Sole 24 Ore - che quello della Grecia è
un caso unico e che le ricette di favore saranno adoperate stavolta e mai più.
Promessa smentita poche righe dop le stesse condizioni – prestiti al 3,5% con
possibilità di prolungamento delle rate – saranno applicati anche a Portogallo
e Irlanda. Nel documento c’è anche una notizia buona per noi: il Fondo
salva-stati (500 miliardi di dotazione) che fino ad ora poteva comprare bond
solo al momento dell’emissione (mercato primario) potrà intervenire anche sul
mercato secondario (le normali contrattazioni di tutti i giorni). Se qualcuno
tenterà di vendere Btp italiani in massa, come nei giorni scorsi, il Fondo
potrà comprarli evitando il crollo delle quotazioni
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 22 luglio 2011]
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