Silvia Fumarola, la Repubblica 22/7/2011, 22 luglio 2011
«DATEMI UN RUOLO DRAMMATICO, VI FARO’ PIANGERE LACRIME AMARE»
Alle presentazioni i mariti si presentano col libro per farlo firmare: «Sa, è per mia moglie». Quindi il titolo vagamente iettatorio Meglio vedove che male accompagnate, non li spaventa più di tanto. «Mi è venuta come battuta, poi l´abbiamo usata per il titolo» spiega Carla Signoris «rende l´idea. Perché la morale è che le cinque amiche protagoniste non lo vorrebbero morto quest´uomo, vorrebbero che si vergognasse». Non si vergogna. «Succede raramente, in effetti. Però non è bello generalizzare, ci sono anche uomini per cui vale la pena soffrire un po´, e ci sono uomini spiritosi. Ma vanno cercati». Attrice, scrittrice, eroina da commedia (con Brizzi e Salvatores), sposata col «deficiente» Maurizio Crozza («al liceo era bellissimo»), femminista agguerrita e signora all´antica, madre «attempata» di due ragazzini, Signoris ha scalato le classifiche. Per ora niente cinema e tv. «Mi piacerebbe un bel ruolo drammatico» sospira «ma mi vedono come comica. E io non voglio fare sempre gli stessi personaggi».
Per questo ha detto addio a Tutti pazzi per amore, peccato.
«Mi è dispiaciuto, ma Battiston non c´era più e anch´io ero perplessa magari alla quinta serie Ivan Cotroneo s´inventa qualcosa e torno. La fiction era bellissima».
Non le manca il set?
«Quando lavoro sono in vacanza. Sa cosa vuol dire stare dietro a marito, figli, la mamma novantenne? Però presentando il libro, siccome leggo alcuni brani, ho pensato che sarebbe divertente portarlo a teatro, il pubblico risponde. Nella vita di coppia ci ritroviamo tutti: dietro ogni uomo c´è una donna che alza gli occhi al cielo».
Però lei ha scelto di raccontarlo col sorriso.
«Se riusciamo - e non sempre riesce - a prenderci in giro evitando il sarcasmo ma usando l´ironia, si dura».
Per questo funziona con Crozza?
«Mauri è fantastico, però lo scriva che la bella della coppia sono io. Ha anche successo con le donne, come diceva Paolo Rossi in uno spettacolo: "Da qui se ne becca molta di più che da lì". Ridiamo e litighiamo, come tutti».
Zitta zitta è diventata autrice di best seller, quando ha iniziato a scrivere?
«Scrivevo da sempre, è un momento in cui rifletto e metto in fila i pensieri».
Nel libro racconta cinque donne diverse, cinque iene.
«Nessuna amica si ritroverà, ma tutte troveranno qualcosa. C´è quella lasciata dal marito perché ha avuto un figlio con un´altra, la single, la cinquantenne che da dieci anni festeggia i 40, ma saprebbe gestire Piazza Affari e piastrellare il bagno da sola...».
La comicità al femminile fa paura?
«Le donne sanno individuare le fragilità e metterle in evidenza. Così parlano a tanti, è quella che chiamo "comicità sociale". Ma io non mi sento tanto comica, mi definirei "un´attrice brillante": Aldo Fabrizi era un fantastico attore comico e uno strepitoso attore drammatico. Vorrei una carriera come la sua».
È sempre una «femminista agguerrita»?
«Ho due figli maschi e se li sento dire: "Non piangere come una femminuccia", mi arrabbio. Le donne devono fare politica a partire dai figli. I miei hanno il doppio cognome Crozza-Signoris. Non le dico la trafila, ha firmato anche mia suocera, ma sono felice».
Crozza legge quello che scrive?
«Legge i pezzi per Velvet, ha un grande istinto. Ride delle cattiverie, le capisce. Racconto la verità, vogliamo fare tutto siamo figlie e madri, la vita si è allungata e a 70 anni gli uomini cominciano a mettersi certe camicette».
Un tantino ridicole?
«Ma no, quello che è eccessivo può essere divertente».