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 2011  luglio 22 Venerdì calendario

C’ERANO UNA VOLTA I RADICALI GARANTISTI

Non siate schematici, non cadete nell’errore di quei buzzurri che dal caso Papa-Tedesco hanno tratto conclusioni affrettate. Allora. I Radicali si battono storicamente contro la carcerazione preventiva, ergo, mercoledì scorso, hanno votato a favore della carcerazione preventiva per Alfonso Papa. Ma forse è una sintesi becera. Riproviamo: dal 20 aprile Marco Pannella faceva lo sciopero della fame per protestare contro la situazione delle carceri, ma ha interrotto lo sciopero, mercoledì, nel giorno in cui il suo partito spediva in carcere Alfonso Papa. Un po’ brutale anche questa: anche perché Pannella, ufficialmente, ha ripreso a mangiare in ossequio al convegno «Giustizia! In nome della legge e del popolo sovrano» che ci sarà la settimana prossima, e che i Radicali hanno organizzato «per superare l’attuale condizione delle carceri italiane», quelle in cui hanno spedito Alfonso Papa mercoledì scorso. Uhm. Ritentiamo: l’onorevole radicale Rita Bernardini, mercoledì, ha detto che in Italia c’è un uso inaccettabile della carcerazione preventiva e che il Governo in sostanza se ne frega - così come se ne frega che quasi metà dei carcerati sono in attesa di giudizio, e che metà di essi probabilmente verrà assolta - dopodiché ha votato perché tra quei migliaia di carcerati si aggiunga anche Alfonso Papa. Ecco. Forse va aggiunto che ieri Marco Beltrandi e Rita Bernardini - due dei Radicali, quelli che hanno votato a favore del carcere per Alfonso Papa - hanno detto che nei giorni prossimi andranno in carcere a trovare Alfonso Papa.
Non fosse chiaro - e non è chiaro per niente - va detto che lo schema ha un illustre e dimenticato precedente: proprio il giorno prima del Raphael e delle famigerate monetine contro Craxi, il 29 aprile 1993, Marco Pannella fece un complicato discorso parlamentare in cui disse che i Radicali avrebbero votato per l’autorizzazione a procedere contro il leader socialista: questo dopo averlo strenuamente difeso - nel discorso - e soprattutto dopo che Craxi aveva annoverato Pannella e i Radicali tra i pochi voti sicuri a suo favore. Bettino a quel punto si voltò verso le tribune e allargò le braccia come a dire che era finita: non sapeva che proprio la Lega, nel segreto dell’urna, avrebbe votato a suo favore prima di estrarre cartelli e volantini già preparati.
Ma tutto questo ora non c’entra, e come detto non bisogna essere schematici. La versione seria e ufficiale dei pannelliani, rispiegata durante la rassegna stampa di Radio Radicale, è che hanno votato a favore dell’arresto perché loro hanno letto le carte, cosa che molti altri non avrebbero fatto. Lo ha spiegato ancora meglio un arrabbiato Benedetto Della Vedova, radicale infiltrato in Futuro e Libertà: «Non accetto lezioni garantiste dal partito della galera», ha detto prima di definire il centrodestra come «ubriacato da una demagogia securitaria e manettara di cui il presidente del Consiglio scopre la crudeltà solo quando ad esserne vittime sono gli amici». E sin qui, circa il «garantismo trasformistico del centrodestra», tutti i torti Della Vedova non li ha. Poi però dice: «L’Assemblea di Montecitorio non è un Tribunale del Riesame, una sede di appello rispetto alla decisione del giudice competente. Alla Camera spetta invece di verificare e motivare la sussistenza di un fumus persecutionis». E basta. Ed è vero, come aggiunge Dalla Vedova, che difficilmente può esserci sempre. Ma come lo si stabilisce, se c’è o no questo fumus persecutionis? Non solo genericamente «leggendo le carte», ma verificando, giocoforza, che i magistrati abbiano rispettato la lettera della legge, cioè che ci fossero i presupposti per chiedere una carcerazione: i soliti pericolo di fuga, di inquinamento probatorio e di reiterazione del reato. Dalla Vedova, al pari dei Radicali, ha ricordato di aver presentato una mozione - peraltro approvata dalla Camera - che impegna il governo a proporre «una più severa limitazione del ricorso alla custodia cautelare in carcere». Dimenticando, però, che il ricorso alla custodia cautelare sarebbe già severamente limitato dai cosiddetti principi di adeguatezza (il carcere dev’essere usato solo come extrema ratio) e di proporzionalità (il carcere preventivo, nel caso, dev’essere proporzionato alla sanzione prevista) e che se invece non è così, è un’altra cosa: per esempio potrebbe essere fumus persecutionis. Ma la stiamo facendo difficile. Benedetto della Vedova ha detto che «il garantismo non è un occhio di riguardo per i potenti e uno sguardo distratto per i pezzenti». Il rischio, però, di questi tempi, è che sia uno sguardo distratto per tutti.