Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Oslo è sotto attacco islamico. Alle 15,26 di ieri una bomba (un’autobomba?) ha distrutto la sede del tabloid norvegese “VG”, facendo forse sette vittime (altri parlano di due o di quattro). Poco dopo a Utoya, un’isola a 30 chilometri dalla capitale, è sceso da una barca un uomo vestito da poliziotto, alto, ben piantato, bianco e nordico all’aspetto, è entrato nel teatro dove era in corso un meeting di giovani laburisti, ha aperto il fuoco con la mitragliatrice e ucciso quattro o forse sette o forse addirittura venti persone. La polizia lo ha preso, e quindi su questo fatto del terribile pomeriggio di ieri sarà forse possibile capire qualcosa di più. Sull’attentato alla sede di “VG”, che ha pesantemente coinvolto anche la palazzina di fronte, dove hanno sede parecchi ministeri, si sa invece ancora poco. È stato rivendicato dal gruppo terroristico Ansar al-Jihad al-Alami. Sul forum jihadista Shmukh è apparso un messaggio in cui gli attentati di Oslo sono collegati alla presenza norvegese in Afghanistan e agli insulti al profeta Maometto.
Le vignette contro
Maometto non erano uscite in Danimarca? Che c’entra Oslo?
Teymoor Nabili, corrispondente da Olso per Al Jazeera, ha
raccontato su Twitter che il quotidiano “Aftenposten” ha ripubblicato alcune
delle vignette. Sa che da quella follia sono passati sei anni? L’attentato al
centro della città è stato devastante. Sono andati in frantumi tutti i vetri,
la gente è fuggita, nell’asfalto si sono aperte voragini… Nel dubbio che non si
sia trattato di un’autobomba ma di un ordigno collocato da qualcuno nel
palazzo, e che magari non si tratti di un solo ordigno, ma di parecchi, la
polizia ha ordinato l’evacuazione di alcune zone del centro e soprattutto
dell’area intorno intorno alla sede della televisione Tv2, la cui redazione è
stata chiusa. Fino a tarda sera gli artificieri hanno scavato alla ricerca di
altro esplosivo. La stazione centrale è stata sgomberata e chiusa per
permettere l’ispezione di binari, convogli in sosta, sale d’attesa e altri
spazi pubblici. La tesi dell’autobomba, non ancora certa, è avvalorata dalla
testimonianza di un ufficiale di polizia che, controllando le telecamere di
sorveglianza, ha visto passare, un istante prima dell’attentato, una grande
macchina bianca. La tesi della bomba collocata in qualche punto strategico del
palazzo è supportata da un pacco sospetto che sarebbe stato recapitato ieri
nella redazione di Tv2.
Gli islamisti in genere non agiscono attraverso i
pacchi bomba. Dell’autobomba dovrebbero esserci tracce. È assolutamente escluso
che non si tratti di uno shahid che s’è fatto saltare in aria in un punto
strategico?
Non ne ha parlato nessuno e se la dinamica fosse
questa sarebbe la prima volta in Europa. In questo caso, si tratterebbe di un
fatto davvero enorme.
Se di fronte a
VG ci sono tanti ministeri, perché escludere che si tratti di un attentato alle
forze politiche norvegesi? Magari al primo ministro?
Si tratterà di capire se c’è un nesso tra la
sparatoria nell’isola Utoya e l’esplosione al centro di Oslo. Il nesso potrebbe
esistere: il primo ministro norvegese, Jens Soltenberg, un ex giornalista di 52
anni che governa la Norvegia dal 2005, è un laburista ed era atteso a Utoya.
Dove però non si è fatto vedere. Adesso è nascosto in un luogo che la polizia
tiene segreto, a conferma che una pista tutta politica non è esclusa in
partenza. Soltenberg ha comunque detto di star bene e che, per quanto ne sa,
neanche i ministri hanno subito danni. Secondo il quotidiano “Dagsbladet”
l’obiettivo degli attentatori era il ministero del petrolio, che sta proprio di
fronte a “VG”. Al piano del ministero si è effettivamente sviluppato un
incendio.
La rivendicazione è credibile?
È credibile soprattutto se Ansar al-Jihad al-Alami, la sigla della
rivendicazione, è in qualche modo collegabile al noto gruppo curdo Ansar
al-Islam, fondato dal mullah Krekar che opera proprio a Oslo e che un
procuratore ha accusato di terrorismo la settimana scorsa. È seguito un ordine
di espulsione che potrebbe essere eseguito nelle prossime settimane. La
possibilità che gli attentati di ieri siano una ritorsione per questa vicenda è
piuttosto concreta.
Krekar è un personaggio importante?
Importante e noto da molti anni. È un wahabita, la
setta più fondamentalista tra quelle fondamentaliste. Noto già dai tempi in cui
predicava nella città curda di Ain Kawa: negozi chiusi durante la preghiera,
donne rigorosamente col burqa, niente parabole, niente musica strumentale, via
le foto femminili dai prodotti importati. A Oslo ha predicato la jihad e
promesso la vittoria dell’Islam se non altro per quest che i cristiani fanno
pochi figli e i musulmani tanti. Siamo destinati a sparire senza bisogno che ci
ammazzino
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 23 luglio 2011]
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