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 2011  luglio 23 Sabato calendario

L’ORGANIGRAMMA DELLA LEGA MARONIANA

Non è stata la prima prova di forza vinta. Certo, quella alla Camera sul «sì» all’arresto del deputato Pdl Alfonso Papa è stata la vittoria più evidente anche per il rimbalzo politico su Silvio Berlusconi, ma Roberto Maroni ha cominciato a vincere da un po’ sul territorio. Gli ultimi congressi locali della Lombardia hanno già disegnato una mappa geografica a suo favore con tutti i segretari provinciali spuntati al cerchio magico – tranne Cremona – mentre l’ago della bilancia è a suo favore per quelli che si faranno a breve. Brescia, Val Camonica, Varese sono le prossime partite da giocare ma l’esito sembra già scontato. Dunque, il ministro dell’Interno ha iniziato la sua scalata dalla via principale della Lega che non è quella romana ma quella della base con cui mantiene un rapporto viscerale. Ed è in Lombardia dove si gioca la partita più importante: la guida della Lega lombarda – oggi nelle mani di Giancarlo Giorgetti (maroniano) – è il vero boccone a cui punta Marco Reguzzoni, leader del cerchio magico e molto vicino alla famiglia di Bossi. Ecco perché i congressi provinciali sono cruciali, perché vuol dire aggiudicarsi voti decisivi per vincere il "Congresso" per eccellenza.

Dunque, questo è il primo tassello di un Carroccio in versione maroniana: la Lega lombarda ancora nelle mani di Giorgetti o di un altro fedelissimo del ministro. Altro tassello è riuscire a fare il vero salto, quello che il Carroccio prova a fare da tempo: la conquista del Pirellone. Incassare un Governatore padano, insomma. E per questa battaglia i nomi più gettonati nell’arcipelago maroniano sono quelli di Andrea Gibelli, vicepresidente in Regione e Davide Boni presidente del consiglio regionale. Sempre in Lombardia gli uomini di punta in un Carroccio a guida Maroni sono Matteo Salvini, europarlamentare, Attilio Fontana e Dario Galli, rispettivamente sindaco e presidente della provincia di Varese.

Ma è stato il Veneto la vera sfida lanciata dai maroniani. Lì l’uomo "forte" è Flavio Tosi, sindaco di Verona, ma in pista per sostituire Gian Paolo Gobbo e diventare il segretario regionale. Non solo. Tra i maroniani parlano di Tosi come eventuale uomo di governo in rappresentanza del Veneto, come fu Luca Zaia che è rimasto neutrale rispetto agli schieramenti interni e che punta al secondo mandato come Governatore. In Piemonte lo schema è semplice: Roberto Cota è un maroniano e la regione lo è di conseguenza. Fuori dal controllo sono Liguria ed Emilia, commissariate e nelle mani del cerchio magico mentre la Toscana – pure commissariata – è gestita da un uomo chiave nella mappa maroniana: Giacomo Stucchi. E qui arriviamo a Roma.

Nella Capitale, che vuol dire Camera e Senato, lo schema vede proprio Giacomo Stucchi, bergamasco, nel ruolo di capogruppo in sostituzione di Marco Reguzzoni, passaggio che ci sarà a settembre, alla ripresa dei lavori parlamentari come ormai ha già annunciato Bossi. Al Senato, invece, uno dei più stimati dal ministro è Massimo Garavaglia, esperto di questioni economiche di cui Maroni si fida ciecamente. E poi c’è la pattuglia di parlamentari – ormai in maggioranza maroniani ma più alla Camera che al Senato – tra cui i più vicini «al Bobo» (come lo chiamano loro) sono oltre Giorgetti, Gianni Fava, Gianluca Pini, Maurizio Fugatti, Davide Caparini, Paolo Grimoldi (responsabile federale dei giovani della Lega) Cesarino Monti che guida l’associazione dei Comuni del Nord Matteo Bragantini, braccio destro di Tosi che guida i veneti "tosiani" in Parlamento.

Ecco da queste truppe di testa, quando ci sarà il cambio di capogruppo, verrà riscritto l’organigramma a Montecitorio con un nuovo ufficio di presidenza: 4 vice-presidenti più la sostituzione di Stucchi che oggi è segretario di presidenza. A Roma, ormai, Pdl o Pd dovranno trattare con loro ma la vera scalata per Maroni è lontana dal Palazzo. È cominciata dal prato di Pontida e si chiuderà con il congresso della Lega lombarda.