Michele Brambilla, La Stampa 23/7/2011, 23 luglio 2011
IL GIORNO DEI MINISTERI ALLA VILLA REALE. MA NESSUNO LO SA
BRESCIX
Questa mattina alla Villa Reale di Monza verranno inaugurati i tre ministeri che, come promesso da Bossi a Pontida, sono stati trasferiti al Nord. Sono quelli delle Riforme, della Semplificazione e dell’Economia. L’evento è storico, ma in città non pare di cogliere una fervente attesa.
Dei ministeri sembra non ne sappia niente nessuno. A quanto pare anche in Comune non si hanno molte notizie. Si dice che l’altro giorno ci sia stata una riunione di giunta piuttosto agitata, perché da Roma non sarebbe arrivato alcun protocollo dell’inaugurazione. Si sa solo che sarà alle 11 e mezza. Non è neanche chiaro dei tre ministri quanti e quali ci saranno.
L’altro ieri, tanto per vedere la fibrillazione che di solito accompagna i preparativi dell’ultimo momento, siamo andati alla Villa Reale. In effetti di gente che lavorava ce n’era parecchia. Ma dei ministeri nessuno sapeva niente. Gli operai erano lì a montare e smontare palco e seggiole per i concerti estivi programmati davanti all’ingresso dell’antica reggia. La nuova reggia - quella di Calderoli Bossi e Tremonti - è in una palazzina sul lato destro. Si chiama «la Cavallerizza», e lì un tempo c’erano gli appartamenti reali.
È una piccola palazzina, tanto che ci siamo sorpresi nel sapere che i tre ministeri sarebbero stati tutti lì dentro. Poi ci hanno addirittura spiegato che in realtà la Semplificazione, le Riforme e l’Economia avrebbero occupato solo il piano terra. «Sono centottanta metri quadrati», ci hanno detto. Ma su un autorevole giornale abbiamo letto che non sono più di cento. Per tagliare la testa al toro abbiamo telefonato al sindaco, il leghista Marco Mariani, l’uomo che a Pontida portò sul palco la targa del ministero alla Villa Reale di Monza. «Sinceramente - ci ha detto - non so di preciso quanti metri quadrati siano. Cento? Ma no, saranno almeno centocinquanta». Anche prendendo per buona la stima più generosa - centottanta - a ciascun ministro, anzi a ciascun ministero, non resterebbe che una sessantina di metri quadri. Un monolocale, in pratica. Forse è un segnale di austerità della politica.
Il fatto è che a Monza, nonostante quanto proclamato da Bossi alcune settimane fa, non saranno trasferiti dei ministeri; ma saranno aperti, come ci spiega ancora il sindaco Mariani, «uffici decentrati dei ministeri». E per aprirli non sembra che ci sia sprecati molto. I locali sono di proprietà del Demanio, e li ha ristrutturati la Sovrintendenza. Fino a qualche giorno fa ospitavano il Consorzio del Parco e della Villa Reale, che adesso deve sloggiare. All’ingresso non è ancora esposta alcuna targa: ieri abbiamo sbirciato dietro la porta e abbiamo visto che le targhe sono dentro, su tre cavalletti di legno, nella parte destra del corridoio. L’intonaco accanto alla porta è scrostato, la vetrata piuttosto modesta. Sono nuovi - assicurano - gli arredi, e questa è una buona notizia, anche se da queste parti ha creato qualche malumore il fatto che i mobili siano stati acquistati in provincia di Catania, e da là trasportati in camion la scorsa settimana. Uno schiaffo, se si pensa che il paese confinante con Monza, Lissone, è la capitale dei mobilieri. Dei nuovi uffici nessuno pare saper nulla. Lo sfrattato, e cioè il dottor Pietro Petraroia, direttore del Consorzio del Parco e della Villa Reale, ci dirotta dal ministero Calderoli: «Chiedete al suo capo di gabinetto». Anche il sindaco Mariani assicura di non essere del tutto al corrente: «Che cosa si farà in quegli uffici? Chi ci sarà? Chiedete a Bossi, Calderoli e Tremonti». Ma i tre ministri ci saranno oggi, all’inaugurazione? «Così mi hanno detto, ma dovete chiederlo a loro». E come mai non c’è neanche una targa all’ingresso? «La targa? Non lo so, se non c’è la metteranno».
Che cosa saranno dunque i ministeri a Monza? Partiti come sedi centrali, sono poi diventate sedi decentrate, ma il timore è che finiscano per l’essere quello che fu, ad esempio, il Parlamento del Nord a Bagnolo San Vito, in provincia di Mantova, negli anni Novanta: pura immagine. Simbolo, per non dire folclore. Come la dichiarazione di avvenuta secessione dopo il referendum dei gazebo; o il rito dell’ampolla.
Simbolica sembra anche la scelta della Villa Reale. Un luogo maestoso, ma anche e soprattutto un monumento al degrado, visto che è di fatto abbandonata dal 29 luglio del 1900, quando l’anarchico Gaetano Bresci uccise, proprio lì davanti, il re Umberto I. Da quel giorno i Savoia non vollero più sapere di venire a Monza e donarono la Villa ai Comuni di Monza e di Milano, che non seppero mai che farsene. Oggi la Villa è di proprietà del Consorzio, a sua volta di proprietà del Comune di Monza, della Regione e del Ministero dei Beni culturali. Il Consorzio si è assunto la titanica impresa di ristrutturarla e di utilizzarla, con il concorso di privati, per esposizioni, alta ristorazione, bar, convention. Ma per adesso la Villa (seicento stanze) è ancora quasi tutta inutilizzata e in più punti sembra cadere a pezzi.
Ma oggi ci sarà l’inaugurazione. Staremo a vedere. Anche perché lì a un passo, di fronte alla Cappella Espiatoria, i monarchici celebreranno (con sei giorni di anticipo) il centounesimo anniversario del regicidio.
Sarà una scena surreale: leghisti da un lato della strada e monarchici dall’altro. O forse sarà un segno dei tempi, visto l’ideale passaggio di consegne tra l’Umberto di allora e l’Umberto di oggi.