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 2011  luglio 23 Sabato calendario

MEDIOBANCA CAMBIA GOVERNANCE

Maggiore autonomia al management, introduzione dei limiti di età per il board e per i vertici, organi più snelli e ampio spazio ai consiglieri indipendenti. I grandi soci di Mediobanca ridisegnano così, seguendo queste direttrici chiave, la governance dell’istituto. E lo fanno varando un nuovo pacchetto di misure che risponde alla mission sempre più internazionale della banca d’affari.

Ieri, al termine della maratona di riunioni del patto di sindacato e del consiglio di amministrazione, l’istituto di Piazzetta Cuccia ha alzato il velo sulle nuove modifiche statutarie, recepite dal testo dell’accordo parasociale e destinate a essere approvate in ultima battuta dall’assemblea straordinaria dell’istituto, in agenda il prossimo 28 ottobre. Le principali novità riguardano l’incremento da due a quattro del numero minimo dei consiglieri in possesso del requisito di indipendenza (oggi in cda ce ne sono già comunque cinque) e soprattutto la nuova composizione del comitato nomine. Quest’ultimo sarà formato oltre che dal presidente Renato Pagliaro, dall’a.d Alberto Nagel e dal direttore generale Francesco Saverio Vinci, da due consiglieri indipendenti che prenderanno il posto degli attuali rappresentanti dei grandi soci, ovvero il presidente di UniCredit Dieter Rampl per il gruppo delle banche, Vincent Bolloré per i soci esteri e Marco Tronchetti Provera per i soci industriali. Una modifica, quest’ultima, che garantisce una maggiore autonomia al management nelle nomine delle partecipate strategiche, ovvero Generali, Rcs e Telco-Telecom e che, non coinvolgendo più in prima persona i grandi azionisti, evita l’ombra del conflitto di interesse e assegna piena responsabilità ai manager. Nel nuovo patto di sindacato, inoltre, che durerà due anni e quindi fino al 2013, viene a cadere anche la possibilità che uno dei soci esteri possa cedere le proprie quote ad altri azionisti presentati da Bollorè senza il previo gradimento del patto.

Un’altra novità di rilievo per Mediobanca è senza dubbio l’introduzione dei limiti di età per i consiglieri (75 anni), il presidente (70 anni) e per l’amministratore delegato e il direttore generale (65 anni), che costituiscono una vera «prima» in Italia per una società quotata. Nei fatti, tale previsione nell’attuale consiglio (in scadenza a ottobre) vede in difetto solo l’ultra ottuagenario ex-presidente di Generali, Antoine Bernheim, e dunque non ha grandi conseguenze pratiche. Tuttavia la nuova norma rappresenta una vera e propria rivoluzione per Mediobanca. Basti pensare che con il nuovo statuto anche il fondatore della banca, Enrico Cuccia, avrebbe dovuto farsi da parte ben prima di quanto in realtà avvenuto: fino a 75 anni era infatti ancora direttore generale e amministratore delegato, e ha lasciato la presidenza per diventare numero uno onorario solo a 80 anni ormai compiuti.

Insomma il nuovo impianto dell’accordo va nella direzione di un adeguamento ai tempi della governance di piazzetta Cuccia, oltre che alle prassi internazionali in linea con il nuovo identikit della banca d’affari che vede il 50% degli introiti e dei clienti del corporate oramai all’estero. Una scelta avvenuta grazie al dialogo tra management e soci, si sottolinea negli ambienti vicini all’istituto, e che ha mostrato «grande compattezza ed armonia» tra tutti gli azionisti, assicurano fonti vicine al patto. «Molto soddisfatto» si è apertamente dichiarato il presidente di UniCredit e vice-presidente di Mediobanca Dieter Rampl. Condivisione delle scelte anche da Vincent Bolloré: «Il team Nagel e Pagliaro é molto efficiente. E’ normale lasciarli lavorare come vogliono».