Andrea Malan, Il Sole 24 Ore 23/7/2011, 23 luglio 2011
VA IN PENSIONE LA MITICA ZHIGULI
Dopo oltre 40 anni sul mercato – una resistenza che rivaleggia con i 65 anni del Maggiolino Volkswagen – la mitica Zhiguli si avvia verso la pensione. L’erede russa della 124 Fiat degli anni 60, che con il marchio Lada esce ancora dalle catene di montaggio Autovaz di Togliatti, cesserà la produzione entro la fine dell’anno; lo ha detto ai giornalisti Oleg Lobanov, direttore finanziario di Autovaz.
La Zhiguli è stata prodotta in Russia in quasi 17 milioni di unità, molte di più di quante non siano uscite da Mirafiori tra il 1966 e il 1974. L’intesa per la costruzione della fabbrica di Togliatti era stata firmata nel 1966 da Vittorio Valletta; tre anni dopo la prima Zhiguli usciva dallo stabilimento, il giorno del compleanno di Lenin. Sospensioni rinforzate rispetto alla sorella italiana, nelle prime versioni addirittura un avviamento a manovella per ovviare alla batteria scarica nel duro inverno russo, la Zhiguli ha motorizzato l’Unione Sovietica ma è rimasta in auge anche dopo il crollo del comunismo.
Attualmente da Togliatti escono auto complete e kit che vengono poi assemblati nel l’impianto di Izhevsk. Paradossalmente, gli incentivi alla rottamazione varati dal governo russo per combattere gli effetti della crisi del 2009 (con un mercato dimezzato da 2,9 a 1,47 milioni di vetture) hanno riportato la vettura ai vertici delle classifiche di vendita. Ancora nei primi sei mesi del 2011 è rimasta al secondo posto (con quasi 70mila unità vendute) dietro la più giovane Lada Kalina. Il motivo è facilmente comprensibile: il prezzo già stracciato di circa 4mila euro scendeva a 2.800 grazie agli incentivi.
La fine degli aiuti, due mesi fa, ha suonato la campana a morto per la gloriosa berlina: come ha spiegato Lobanov, non avrebbe senso investire per adattarla agli attuali standard di sicurezza e di emissioni. L’azienda ha quindi deciso di seguire una strategia diversa: ha rielaborato la piattaforma della citata Kalina – una "piccola" lanciata sette anni fa – e ne ha ricavato la Granta, una low cost (il prezzo parte da circa 5.500 euro) con una linea e una meccanica più adatte al nuovo millennio.
Le vie dell’azienda russa si sono separate da tempo da quelle del Lingotto, anche se Torino aveva guardato negli anni scorsi all’offerta del governo russo di partecipare al risanamento di Autovaz. Sergio Marchionne si è poi tirato indietro di fronte al costo del ticket di ingresso, troppo elevato, puntando prima sull’intesa con Sollers e poi, quando questa è naufragata, su un investimento diretto in via di definizione. Mosca ha intanto ceduto nel 2008 il 25% di Autovaz alla Renault; l’alleanza con i francesi - cui entro qualche mese si dovrebbe unire la Nissan - ha permesso alla maggiore impresa automobilistica russa di acquisire nuove tecnologie, la piattaforma della Dacia Logan e un consistente aiuto manageriale. Con l’arrivo dei soci stranieri, insomma, Autovaz intravvede la via del rilancio, e proprio il pensionamento definitivo della vecchia Zhiguli sarà un passo verso la modernizzazione.